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NICK CAVE AND THE BAD SEEDS "Live Piazza Napoleone Lucca 17-07 18 (1a recensione)"
(2018)
Il concerto di Nick Cave a Lucca, in occasione del Summer Festival 2018, è stato un concentrato di emozioni forti espresse da Cave con una grinta fuori dal comune, in una cornice splendida, anche grazie a una partecipazione del pubblico notevole e appassionata. La scaletta ha presentato solo pezzi meravigliosi (ma Cave ha per caso brani deboli?!), e ha mescolato alcune canzoni tratte dall’ultimo disco, il meraviglioso e deprimente ''Skeleton Tree'', ad altri brani recenti di grandissima qualità come “Push the Sky Away”, appena prima del bis, con tanto di pubblico sul palco a cantare e ballare insieme a Nick, e “Jubilee Street”, cantata con un trasporto e una carica straordinari, e a tanti brani del Nick ‘80s e ‘90s, tra esplosioni di feedback e distorsioni dal violino di Warren Ellis (che nel corso della serata ha suonato anche chitarra, basso, flauto, sintetizzatori, tastiere e pianoforte), contornato da una band di tutto rispetto: là dove mancano purtroppo personalità uniche come Blixa Bargeld e Mick Harvey, coloro che da ormai molti anni li hanno rimpiazzati non li fanno rimpiangere.
Ma andiamo con ordine. Nick e la band salgono sul palco alle 21:35 e l’inizio è affidato a due brani tristissimi ed evocatori tratti da ''Skeleton Tree'', “Jesus Alone” e “Magneto”, che subito danno allo spettatore l’idea di quanto Nick sia anche e soprattutto sul palco una presenza demoniaca e irrequieta, che si muove da destra a sinistra di continuo, tra vocalizzi complicatissimi e momenti al pianoforte. Poi arrivano, di fila, quattro pezzi aggressivi, “Do You Love Me?”, “From Her to Eternity”, “Loverman” e “Red Right Hand”: la band ricrea un sound ‘90s per i tre tratti da ''Let Love In'' e una distorsione devastante, quasi un muro del suono, nel pezzo ‘80s: Ellis diventa per lunghi tratti un vero e proprio mago dello strumento, mentre Nick dà spettacolo saltando, lanciando via il microfono, toccando il pubblico e aprendosi la camicia. Rabbia, cattiveria, grinta, mai un attimo di pausa. Ecco arrivare poi due brani lenti, due ballate romantiche a dir poco sublimi, suonate al piano da Nick e accompagnate dolcemente dal gruppo: sono “The Ship Song” e “Into My Arms”, levigate e tenerissime, seguite da un outtake di inizio ‘00s, “Shoot Me Down”, che outtake proprio non sembra da quanto è bella. Il momento maggiormente riflessivo e meno scatenato continua poi con “Girl in Amber” e “Distant Sky”, sempre tratte da ''Skeleton Tree'', di una tristezza e una potenza tremende; nella seconda, a un tratto, la soprano che duetta con Nick compare, pre-registrata, sugli schermi, a fornire la componente femminile del brano. Pochi minuti scorrono e siamo di nuovo agli ‘80s e al Nick più scatenato e posseduto: durante “Tupelo” un fan sale sul palco e canta, urla e balla con Nick, che pare assatanato, mentre una fan, terminata “Tupelo”, richiede “Deanna” e vede esaudito il suo sogno. Nick chiede alla band se la ricordino e il gruppo risponde affermativamente: “Deanna” viene eseguita in maniera molto fedele all’originale, veloce e allegra, con Nick che sembra godersi davvero lo show e ribadisce a tutti che è uno dei più grandi cantautori della sua generazione, uno che ancora oggi sa tenere il palco come pochi altri.
Avvicinandosi al finale, prima del bis, Nick concede ulteriori perle: prima “Jubilee Street”, che è insieme peccato e purezza, fuoco e ghiaccio, dai versi bellissimi e dalla melodia ipnotica; al termine del brano una trentina di persone salgono sul palco su invito di Nick – cosa, questa, che a quanto si legge online avviene quasi in ogni concerto di questo tour – e canta insieme a lui la diabolica “Stagger Lee” e poi la celestiale “Push the Sky Away”; alcune ragazze abbracciano e baciano Nick piangendo, lui invece non tradisce un’emozione e si limita a salutare e ringraziare prima di uscire e rientrare per i bis. Il primo è “City of Refuge”, una sinistra cavalcata tratta da ''Tender Prey'', la seconda è “Rings of Saturn”, bellissima, dove la voce cavernosa di Nick si incrocia con i coretti di Ellis, diventando una preghiera dolcissima, durante la quale Nick ringrazia affettuosamente il pubblico prima di dileguarsi e ricevere un enorme, lunghissimo applauso dagli spettatori. (Samuele Conficoni)