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DEPECHE MODE "Live Forum di Assago Milano 29-01-2018"
(2018)
I Depeche Mode proseguono lo “Spirit tour” e le continue comparsate nel Belpaese con una doppietta al Forum di Assago, prima di un altro arrivederci che, in estate, li rivedrà protagonisti del piemontese festival di Barolo.
Tornando al presente di stasera, il trio inglese è pronto a replicare il sold out che, nella giornata di sabato, ha fatto ballare circa dodicimila sostenitori provenienti da tutta Italia; consueto “tutto esaurito”, che è una costante a casa Depeche Mode, anche quando le nuove prove discografiche sono drasticamente meno intense e brillanti rispetto ai capolavori degli anni ’80 e ’90. Ma, quando si ha una storia forte come la loro, i nuovi dischi diventano per lo più un pretesto per rifare la valigia e risuonare di fronte a migliaia di fan tutte le sere.
Al riguardo, dovendo essere un po’ severi, possiamo affermare che l’ultimo album azzeccato sia quel “Playing the angel” che, nel 2018, spegne già le tredici candeline. Da allora, solo qualche singolo trascinante all’interno di album un po’ stanchi e senza troppo mordente. Discorsi, invero, di poco conto se, come è vero, i Depeche Mode si trasformarono nel mega gruppo capace di pilotare le folle ad ogni colpo di synth; il gruppo che, per dirla con le loro parole, progettava di realizzare una musica per le masse.
È lo “Spirit tour”, pertanto non ci sorprende un inizio targato “Going backwords”, cui fa seguito la doppietta tratta da “Ultra” di “It’s not you” e di “Barrel of a gun”.
Uno dei brani migliori è “A pain that I’m used to”, una canzone che riesce a coniugare alla perfezione suoni sintetici, slancio mistico e attitudine rock, mentre gli estratti da “Songs of faith and devotion” incendiano di magia e suggestione l’arena.
Il passaggio del tempo non è stato particolarmente severo con Dave Gahan, capace di porre in essere concerti ancora fisici; Martin Gore, la grande mente creativa del gruppo, per contro, vive la sua celebrità sempre in bilico tra presunta modestia e sporadici momenti da protagonista; Andrew Fletcher, infine, è il terzo dei Depeche con un valore, molto probabilmente, più umano che non da musicista.
Il pubblico è sicuramente un valore aggiunto del concerto. In assoluta sintonia con i “comandi” che arrivano dal palco, fa ascoltare cori e controcanti perfetti, mentre lo spettacolo visivo si arricchisce attraverso un mare di braccia che si muovono e viaggiano in una coreografia straordinaria.
“Enjoy the silence”, il miglior brano (azzardiamo) dell’intera discografia Depeche, è accolto con un rimbombo clamoroso: la perla di “Violator” non invecchia neppure di un minuto trasformando il palazzetto milanese in un gigantesco karaoke.
L’ulteriore prova della magia del rock ce la offre Dave Gahan. Sopravvissuto agli abusi ed alle overdose, provato da un cancro superato con la facilità con la quale una persona normale affronterebbe un raffreddore, il frontman dei Mode è un vulcano che non sta fermo un secondo; interagisce con i compagni sul palco (soprattutto Gore), danza ed amoreggia con l’asta del microfono e si prende tutta l’energia possibile da ogni spettatore. In poche parole, è uno nato per fare semplicemente la rockstar.
Sono anche importanti le incursioni al microfono di Martin Gore. Su tutte ci piace “Sister of night” e la succesiva “I want you now”, che spezzano la frenesia di un concerto fondato sul ritmo, per concedere momenti di dolcezza. La “penna” dei Mode, anche quando si mette al centro dei riflettori, non sfigura e ci fa vedere l’altra faccia live della band.
Sono pochissime le canzoni estratte del recente “Spirit”, trasformando, questo, in una sorta di concerto greatest hits, nel quale i Mode sfornano i successi più clamorosi del proprio repertorio. “Everything counts”, per esempio, rappresenta il pezzo della prima era, quella che trovo meno affascinante, quando il lato “oscuro” non aveva ancora caratterizzato e colorato di nero il synth pop di Gore. La resa dal vivo e la partecipazione corale ne fanno, comunque, un momento capace di fermare il tempo. “Stripped” è una bomba, “Precious” una carica a molla e “Policy of truth” una delizia e con “Walking in my shoes” Gahan si gongola mostrando le sue pacchiane scarpe di vernice rossa.
Chiusura con “I feel you” che lascia il posto al finale di “Personal Jesus” e alla meritata passerella conclusiva. Ultime immagini per Dave Gahan che vuole abbandonare per ultimo il Forum, quasi invitando i compagni di ventura a rientrare nel backstage prima di lui (pacca sul sedere a Andrew Fletcher come a dire: “gli ultimi devono essere solo per me!”).
Depeche Mode live: ancora un ottimo modo di passare il tempo. (TESTO E FOTO GIANMARIO MATTACHEO)