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FRANCESS "Live Castello di Lerma AL 07-07-17"
(2017)
Avevo già recensito il suo disco, “A Bit Of Italiano”, e a distanza di pochi giorni ho avuto la possibilità di vederla all’opera in concerto. Sto parlando di Francess, giovane talento italo-americano, con due album all’attivo, molte esibizioni live e reduce dall’esperienza con Zucchero come corista. Tanto basta a suscitare la mia curiosità e, quindi, mettermi in macchina e raggiungere Lerma (Al), piccolo borgo a poco più di 40 km da casa mia. Mi muovo con un po’ di anticipo per avere il tempo di mangiare un boccone e sperare in un incontro prima della sua esibizione, per avere un’intervista. Il concerto è nella piazza del Castello, di fronte alla Chiesa del paese e con un panorama degno di una cartolina. Appena arrivato a destinazione vedo già posizionati e pronti gli strumenti: una chitarra, un contrabbasso, due kazoo e tre leggii (oltre ai sistemi di amplificazione e alle luci ovviamente). Poco distante una tavolata in cui riconosco Francess e Lucio D’Oria (suo responsabile booking). Timoroso di disturbare quel momento di tranquillità mi allontano ma subito vengo invitato ad unirmi loro. Clima molto familiare e gioioso in cui scambio volentieri quattro chiacchiere con tutti e poco prima del concerto intervisto una sorridente e simpatica Francess. Nel frattempo arriva il pubblico e prende posto tra le sedie messe in ordine nella piazza del Castello. I musicisti prendono i loro posti, sistemano e accordano gli strumenti e Francess scalda la voce. Tutto è pronto per iniziare. Sarà una esibizione in chiave acustica dei brani dei suoi due album, cover e brani inediti. Mauro Isetti al contrabbasso e Egidio Perduca alla chitarra danno il via alla voce di Francess che canta “Never Know” per poi ringraziare il pubblico per la calorosa accoglienza e introdurre “Vancanze Romane”. Una voce che dal vivo non delude le aspettative, mostrandosi chiara, melodica, vibrante ed energica così come l’avevo ascoltata nel disco. Gli arrangiamenti acustici sono essenziali, lineari ed esaltano dei brani cuciti addosso alla voce di Francess, come un sarto cuce un abito su un modello. E così il pubblico ascolta silenziosamente brani come “Il Cielo In Una Stanza”, “Ma Se Ghe Pensu” (fatta come bis), “Don’t Want The Moonlight”, ”Life Is Beautiful” (celeberrimo brano di Noa, colonna sonora del film “La Vita E’ Bella” di Benigni), ma si tratta di un silenzio intenso, permeato di partecipazione sentita che diventa empatia con la voce di Francess e con gli arrangiamenti densi di pathos. La stessa Francess, che canta in maniera suadente, tira fuori una voce che diventa aggressiva e decisa quando c’è da sfoderare gli artigli con “Rolling In The Deep”, “The Show Must Go Wrong”, “Cool”, oppure in “Come Together” dei Beatles (brano di chiusura del concerto). C’è spazio per raccontare qualcosa di sé: è il caso della presentazione di “Submerge” (“la vita che ci sommerge un po’ come un’onda”), di “The Man I Love” (“brano a cui tengo molto, omaggiando il mio idolo, Billie Holiday”) o di“Good Fella” (“ho un padre giamaicano e una madre vercellese, sono nata a New York, cresciuta a Torino, con mio padre parlo in inglese, con mia madre in italiano... quindi ho scritto questa canzone che mischia tutte e due le mie lingue e tutte due le mie culture e con ironia ci siamo divertiti così”). Il pubblico partecipa entusiasta in “Vengo Anch’Io, No Tu No” e in “Mi Vendo”, ride quando c’è un attimo in cui ci si ferma per accordare il contrabbasso o perché non si è capito un cenno sul prossimo brano in scaletta. Clima festoso ma anche raccolto, intimo e coinvolto al punto tale che il tempo è volato ascoltando per oltre un’ora e mezza una voce che convince e stupisce. A questa data ne seguiranno altre in giro per l’Italia (su facebook nella pagina di Francess sono in costante aggiornamento), non solo in chiave acustica ma anche con l’Orchestra degli Archi del Carlo Felice di Genova. Un’esibizione, quella del trio acustico, che merita di essere vista e rivista perché attraverso la sobrietà e semplicità delle strumentazioni e degli arrangiamenti è stata in grado di accarezzare con dolcezza e delicatezza l’anima, dando una profonda situazione di serenità. Dopo il concerto il rituale degli autografi, del selfie (ebbene sì!!! Non doveva mancare!!!), dei ringraziamenti e dei saluti mi fa congedare da questi artisti che hanno avuto l’indiscusso merito di regalare a chi li ha ascoltati qualche ora di spensieratezza. (Angelo Torre)