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DECIBEL "Live Palco 19 Asti 29-03-17"
(2017)
È stato Enrico Ruggeri a dichiarare come la reunion dei Decibel non si debba considerare un’operazione nostalgica, ma il modo di celebrare 40 anni di musica mai dimenticata; e per dar ancor maggior credito all’operazione, i milanesi sfornano “Noblesse oblige”, ovvero un album composto da ben undici brani inediti. Il Palco 19 di Asti, piccolo ma grazioso teatro nel cuore della città piemontese, è pronto per ridare vita ad una di quelle poche band che fece ascoltare in Italia la musica punk. Quando sono passati da pochi minuti le 21.30, Fulvio Muzio, Silvio Capeccia ed Enrico Ruggeri fanno compagnia ai turnisti già presenti sul palco: i Decibel, impeccabili con una divisa completamente nera (con tanto di cravatta) sono pronti per far funzionare i meccanismi della macchina del tempo. È “Walk on the wild side” che apre le danze, mentre il frontman spiega che quarant’anni fa l’ispirazione arrivava da artisti così ed il pubblico inizia ad accendersi cantando la celebre canzone di Lou Reed. Qualche anno fa Enrico Ruggeri, portando in tour “Punk prima di te”, proponeva live molte di quelle canzone che già facevano parte del grande repertorio Decibel. In quei concerti, tuttavia, mancava quel briciolo di originalità che solo la reunion di quest’anno ha potuto colmare. Che la band trovi in Ruggeri il faro dominante è cosa scontata; meno scontato è dire, invece, che i Decibel sono una band in cui gli equilibri sono distribuiti alquanto bene. Se, per esempio, un concerto del Ruggeri solista vede il mattatore milanese essere voce solista ed intrattenitore assoluto dello spettacolo, con i Decibel, Muzio e Soprattutto Capeccia coadiuvano in maniera importante al canto il leader, oltre che essere indispensabili nei rispettivi strumenti. Il concerto vive di piacevoli alternanze; da punk song in cui i Decibel non sono affatto a disagio (ed anzi risultano assai più credibili di molti ragazzini esordienti), a canzoni particolarmente swinganti, anticipatrici di quella che sarebbe stata la carriera solista di Ruggeri. Sono proposti molti dei brani che compongono il recente “Noblesse oblige” (ad inizio concerto è piacevole una delicata “Gli anni del silenzio” e più avanti la title track), ma è inevitabilmente con i pezzi storici che i Decibel fanno cantare tutto il pubblico. “Superstar”, ma soprattutto “Il lavaggio del cervello” sono momenti di esaltazione pura accolti da un entusiasmo sincero, e quando arriva “A disagio” la voce principale diventa quella pulita e forte di Capeccia, che lascia al Rouge “solo” i controcanti. E’ un concerto assolutamente chitarristico. Sono rari i brani in cui l’autore di “Polvere”, “Mistero” o “Peter Pan” si posiziona davanti al microfono senza la sua sei corde; più frequentemente, sono tre le elettriche (ai due Decibel si aggiunge la chitarra di Paolo Zanetti) che dettano legge e che fanno salire il rumore (è il caso di dire Decibel) all’interno del Palco 19. I musicisti di supporto ai Decibel (i medesimi che parteciparono alla registrazione di “Noblesse oblige”) sono perfettamente amalgamati al suono del gruppo: il già citato Zanetti, Lorenzo Poli al basso e Massimiliano Agati alla batteria danno l’impressione di essere sempre stati parte integrante del meccanismo, e ci piace vedere Poli invitare, in moltissime occasioni, il pubblico a partecipare ancor più calorosamente. Altre cover sono proposte stasera: ancora Lou Reed con “Sweet Jane”, il Bowie di “The man who sold the world” sono momenti importanti che ricordano i padri ispiratori della punk band milanese. Dopo avere annunciato e ringraziato tutti, Ruggeri saluta il caloroso pubblico piemontese. Ma il copione prevede i due momenti assolutamente irrinunciabili. Ecco che al rientro Ruggeri (ormai la cravatta è slacciata) è pronto per dar vita a quel prodigio di “Vivo da re” e (machetelodicoafare) “Contessa”. Prima del brano il leader smaschera la TIM, dimostrando che la recente reclame (sulle note di "All night di Parov Stelar, n.d.r.) non fa altro che plagiare il successo del 1980. Per fortuna i Decibel non mancano di suonare l’ultimo singolo “My my generation”, assolutamente il brano più trascinante dell’ultimo “Noblesse oblige”; è con questo punk rock, in cui il moog di Capeccia detta legge, che si chiude un concerto di gioia e di energia, con la medesima forza di quarant’anni fa, ma arricchita da un briciolo (quel briciolo che è sempre un qualcosa in più e mai in meno) di malinconia. La forza del passaggio del tempo, insomma. (TESTO E FOTO: GIANMARIO MATTACHEO)