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VERDENA "Live Rocca Malatestiana Cesena 08-09-16"
(2016)
Penultima data del tour 2016 dei Verdena, penultima occasione per sentire quasi nella sua interezza – almeno considerando le recenti scalette – il meraviglioso album ''Endkadenz'', uscito in due volumi tra gennaio e agosto dello scorso anno, e per tuffarsi ancora una volta nell’assalto sonoro di uno dei più straordinari gruppi italiani del decennio prima che si ritirino in studio a cercare nuova ispirazione e nuove idee. Appena arrivato alla Rocca, noto che insieme ai Verdena c’è Iosonouncane: ne approfitto per chiacchierare un po’ con lui. Lo split insieme ai Verdena, in cui lui rivisita due brani del gruppo e i Verdena rivisitano due brani del cantautore sardo, è uscito da pochi giorni: sono felice e sorpreso di vedere anche lui qui, un altro grandissimo protagonista del panorama musicale italiano.
La location dell’evento è poetica e suggestiva. Il festival cesenate “A Cielo Aperto” è ormai un nome importante nel panorama musicale nazionale, e ogni anno garantisce concerti di livello altissimo. I Verdena salgono sul palco alle 22 in punto; l’inizio della performance è strepitoso: “Ho una Fissa”, canzone che apre il Vol. 1 di ''Endkadenz'', è un’introduzione perfetta alla serata che ci aspetta. Il trio, accompagnato da un quarto elemento per tutto il tour, risulta ancora più duro e violento dal vivo, in particolare quando a essere eseguiti sono gli episodi più grunge e heavy del disco, come “Derek”, oppure la meravigliosa “Dymo”, highlight immenso del Vol. 2. Le due “Fuoco Amico” sono sfoghi dalla potenza e dalle sfumature inquietanti e tragiche. Alberto Ferrari alterna la chitarra elettrica alla tastiera, mentre il resto del gruppo lo segue con basso, batteria, seconda chitarra e/o elementi elettronici.
La versatilità stupefacente del gruppo è ciò che lo caratterizza sin dagli esordi: in ritmi ossessivi e claustrofobici e arrangiamenti a tratti noise, si inseriscono melodie pop purissime, cantabili. Il coinvolgimento di Alberto in ogni brano è notevole: ciò che lui tocca diventa speciale. La band splende in “Inno del Perdersi”, che dal vivo assume contorni epici tra le grida punk e il falsetto di Alberto, che formano un mix unico ed emozionante, e un outro che mette i brividi; e in “Colle Immane”, dove le radici grunge della band trapelano prepotentemente. “Troppe Scuse” è ancora più diretta e lancinante rispetto alla versione studio; la band è perfetta e non sbaglia un colpo, nonostante i ritmi e gli arrangiamenti siano notevolmente complessi.
L’anima pop del gruppo non smette mai di affiorare. “Waltz del Bounty” è una dolcissima ninnananna cantata con leggerezza, che presenta anche alcuni momenti rabbiosi, in cui Alberto cerca di far valere la propria libertà d’azione, come nella richiesta decisa (“togli gli occhi da me”) che quasi si fonde in mezzo alla musica, in una delle melodie più riuscite di tutto ''Endkadenz''. “Contro la Ragione” mantiene la sua forte vicinanza al sound di “Anima Latina” di Battisti, con un pianoforte dolcissimo su cui si staglia una voce sognante; il finale subisce una forte accelerazione, con pianoforte e batteria che si rispondono colpo su colpo, fino a sfociare nell’ultima richiesta di aiuto, quasi sussurrata: “Andremo ancora in là”. Il momento folk è affidato alla meravigliosa “Nevischio”, più hard rispetto alla versione studio; “Rilievo”, fedele all’originale e geometrica, è l’ultimo brano prima dell’encore finale. Il gruppo è una macchina da guerra che non sbaglia una virgola, e vive le proprie canzoni come un organismo le cui parti sono perfettamente sincronizzate.
La meravigliosa “Diluvio” porta con sé una nuova veste nell’arrangiamento e una ulteriore, bellissima sorpresa: a cantare il brano è Iosonouncane, che lo interpreta anche nello split da poco uscito. “Diluvio” è senza dubbio una delle canzoni più belle di tutto ''Endkadenz'', e risulta una delle più belle anche in questo concerto; l’interpretazione di Jacopo Incani è da applausi. Dopo un’altra scarica punk affidata a “Puzzle” e “Cannibale”, il concerto si conclude con due momenti altissimi: prima c’è “Un Po’ Esageri”, il singolo portante del Vol. 1, che convince e fa cantare e ballare l’intero pubblico, poi la toccante “Funeralus”, resa memorabile dalle sue derive psichedeliche e da una solida performance vocale e pianistica di Alberto (che nel finale poi tornerà alla chitarra).
Quali altre parole potrei utilizzare per descrivere il concerto? Personalmente, l’ho ritenuto grandioso. In scaletta non c’è stato nessun brano storico; solo quelli di ''Endkadenz'' sono stati eseguiti. Il precedente (e unico) concerto dei Verdena a cui avevo assistito – lo scorso novembre all’Estragon di Bologna, sempre durante il tour di ''Endkadenz'' – aveva visto il gruppo alternare brani dell’ultimo progetto ad alcuni pezzi storici, cosa che aveva conquistato il cuore degli spettatori (e anche il mio: lo ammetto). Questa volta i Verdena effettuano una scelta radicale e coraggiosa, dimostrando di voler “rendere omaggio” così al loro recente progetto, che li ha visti spingersi in una dimensione ancora più sperimentale e variegata. Il pubblico ha appoggiato e apprezzato questa scelta. I Verdena, sin dai loro esordi, sono sempre stati ciò che la loro musica era in quel dato momento; anche in questa serata di settembre, proprio sul finire del tour, lo hanno dimostrato per l’ennesima volta.
(Samuele Conficoni)