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SPARTITI "Live Carroponte Sesto San Giovanni MI 19-07-16"
(2016)
Nel corso della lunga kermesse a puntate del Carroponte, happening oramai ben noto e celebrato che si svolge alle porte di Milano nei mesi estivi con crescente interesse da parte di un pubblico sempre più nutrito ed affezionato, si esibiscono a titolo gratuito Max Collini e Jukka Reverberi, in arte Spartiti. Sigla nata all’indomani della scomparsa del compianto e mai dimenticato Enrico Fontanelli nell’aprile del 2014, Spartiti marca sia la conclusione del progetto Offlaga Disco Pax, sia la ideale prosecuzione dello stesso all’insegna di una evidente – sotto certi aspetti addirittura inevitabile – continuità formale ed artistica. Unico ideologo sopravvissuto agli ODP – Daniele Carretti agisce come solista sotto il moniker di Felpa, bazzicando in un universo musicale completamente differente -, Max Collini si avvale della collaborazione di Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò in veste di anima strumentale della nuova creatura, sviluppata attorno alle medesime direttrici di sempre: episodi di vita vissuta declamati - non recitati - su basi varie ed articolate. Al cospetto di un folto e variegato uditorio ed al saluto di: "Compagni, buonasera", Collini, leggio alla mano, attacca "Babbo Natale", narrazione agrodolce della perduta infanzia e del perduto comunismo del tempo che fu. Jukka, seduto alla destra del palco, barba lunga e cappellino in testa, ondeggia dietro le piastre con la chitarra in grembo, mentre a Collini spetta anche il ruolo di sottile intrattenitore, sempre misurato ed autoironico. Storie iperrealiste, le sue, che ti inchiodano al filo della parola ed attraggono anche nella loro didascalica attitudine cronistica. E’ una dimensione a tratti quasi naif, fatta di bozzetti minimalisti e di personaggi vividi che la narrazione di Collini materializza in carne ed ossa: è il trionfo della parte per il tutto, del dettaglio che definisce persone, cose, eventi e ne fa uno spaccato di un mondo equamente diviso fra realtà e fiction. Sfilano sulla ribalta attori e comprimari di piccole storie di provincia, da quella di Basilio Albrisio, medico reggiano accusato di eresia nel Cinquecento (“Nuova Betlemme”) alle immancabili rimembranze di gioventù dipanate negli oltre dieci minuti della appassionante vicenda parascolastica di “Vera”; dalle minuzie quotidiane di “Io non ce la faccio” allo spettro della morte che si affaccia nella vibrante “Bagliore”, giù fino al divenire fatalista di “Banca locale”, che strappa un sorriso sulla caustica battuta conclusiva. Ma c’è ancora spazio per i sette minuti di divertissement à la CCCP di una “Sendero luminoso” a suo modo esilarante e per il dolente amore, sbagliato e metaforico, di “Ti aspetto”, al termine della quale i due lasciano brevemente il palco, richiamati a gran voce per gli encore. Bis che si aprono con un frammento ispirato da “La banda Bellini” di Marco Philopat, proseguono con una toccante “Ida e Augusta”, storia d’amore e fierezza in tempo di guerra, calano l’asso con il dramma di miseria e (poca) redenzione della commovente “Austerità” ed infine regalano la chiusura, con dedica ad Enrico Fontanelli, di “Qualcosa sulla vita”, cover di un brano dei Massimo Volume riletta con la satura enfasi che Reverberi sa donarle in un finale rumoristico e stordente lievitato fino alla chiusa improvvisa. Sulla lunga coda, Max Collini lascia il palco e si dedica a fotografare il pubblico. Quando la musica cessa, si ripresenta al proscenio per i saluti conclusivi, sorridente. Dice: “Ho sempre sognato questo momento, ma non l’ho mai fatto prima. Su le mani!”. Il pubblico obbedisce, ridendo. Clic. (Manuel Maverna)