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NICK CAVE & THE BAD SEEDS "Live Piazza Napoleone Lucca 11-07-2013 "
(2013)
Lo avevamo lasciato nel nostro amato Piemonte, durante il concerto tenuto innanzi alla meravigliosa Reggia di Venaria Reale. Era il luglio del 2009 ed in quella occasione capimmo che un concerto di Nick Cave and the Bad Seeds merita sempre di essere vissuto. I dubbi erano più che legittimi se pensiamo ad alcune deludenti prove discografiche e, soprattutto, alla dipartita dei due storici alfieri di casa Bad Seeds: Mick harvey e Blixa Bargeld (per questo tour non sarà presente neppure Thomas Wydler, ma, in questo caso, per problemi di salute). Senza tornare sull’argomento e considerando, comunque, quel periodo decisamente superiore, ci trovammo a constatare quanto Nick Cave sul palco sia sempre un mostro di bravura, capace di sopperire a perdite così grandi (perdite, va chiarito, imputabili al solo Nick Cave). Per intenderci, quando quell’antipatico, altezzoso ed un po’ stronzo australiano sale sul palco, non ci sono cazzi (scusate il francese): è spettacolo puro. Ma questa è storia. Recente, ma sempre storia. Il periodo attuale vede i Bad Seeds suonare per promuovere “Push the sky away”, album di quest’anno in cui il sound si ripiega su se' stesso, senza troppi picchi nervosi ed irruenti. Un album intimista e sentito, riflessivo e dolce pur senza raggiungere gli eccessi di “The boatman’s calls”, il lavoro del 1997 in cui il sound dei Bad Seeds si trasformò completamente in dolore e romanticismo rassegnato. Per l’unica tappa estiva del tour, i Bad Seeds scelgono Lucca ed il suo ritrovo più accogliente, ovvero quella Piazza capace di attirare visitatori a getto continuo, in ogni periodo dell’anno. Oltre che per le bellezze proprie, Lucca è ormai da anni celebre per il festival musicale. Un festival che, solo per ricordare i principali nomi in cartellone di questa edizione, vede tra gli altri Leonard Cohen, Neil Young, Killers o Earth Wind and Fire (insomma, per accontentare tutti i palati). Proprio così; verrebbe da fermarsi in vacanza presso la città toscana per un mese circa, ricaricando al punto giusto le batterie musicali, in vista di (purtroppo) magri periodi dell’anno, che si caratterizzeranno solo da nostalgici ricordi e poca sostanza. Ma l’ora di piangerci addosso è ancora lontana. Adesso è tempo della diretta e del concerto: Nick Cave è pronto a risalire sul palco! Alle ore 21.00, i Bad Seeds sono al solito eleganti in abiti scuri, mentre Cave calca il piccolo palco con la solita aria tetra e minacciosa. Ci siamo. A dirla tutta, l’entrata in scena dell’australiano (ovviamente qualche secondo dopo gli altri) si manifesta ancora più teatrale e convinta del solito, apparendo un po’ come il Tony Manero del periodo d’oro nella discoteca “Odyssey 2001”. Braccia in alto e sguardo nel vuoto, Nick Cave dà il via al resto dei Bad Seeds, per un inizio che rimane un po’ strozzato in gola ai fan. È “We no who U R” che, apripista dell’ultima fatica discografica, apre le porte al romanticismo ed alla nostalgia. Le canzoni del recentissimo “Push the sky away” sono accolte bene dal pubblico, nonostante sia ancora fresco di stampa e, soprattutto, se consideriamo le caratteristiche del nuovo progetto. Per la natura del lavoro, infatti, “Push the sky away” rappresenta più un album da ascolto meditativo in un salotto di casa, piuttosto che un album che si esalta live; il fatto che sia immediatamente accettato anche in questo contesto, ci conferma la bontà dell'opera. Una nota particolare si ha con “Jubilee street", ovvero quella canzone che si esalta e cresce nel suo incedere ritmato: campi in cui Nick Cave è maestro assoluto. Ma è con la terza canzone, però, che la band concede la perla della serata. "From her to eternity" è una bomba che spezza la quasi pacatezza di "Push the sky away", regalando dolore, carica e frustazione a livelli davvero impressionanti. Cave si dimena e scalcia come un mulo, pensando a quella "lei" che vorrebbe accompegnare fino all'eternità, mentre un piccolo pensiero va al film di Wenders in cui Cave (e poco conta se nel sopraccitato lungometraggio il brano era la glaciale "The carny") faceva un cameo. Oggi, forse più che in altre occasioni, il "Re Inchiostro" appare come affetto dal ballo di San Vito. Lascia quasi totalmente il resto dei Bad Seeds per abbandonarsi al pubblico delle prime file. Si attacca costantemente alle transenne cercando un contatto fisico coi suoi fan; si corica su di loro facendosi accarezzare, trasformandosi, infine, in un attore consumato quando prende la mano di una ragazza e, appoggiandosela sul cuore, sussurra: "Lo senti il battito del mio cuore?". Oggi è tale la sua forza espressiva da mettere in secondo piano tutti gli altri musicisti, cominciando proprio da quel Warren Ellis che negli ultimi anni si e' posto come il doppione artistico e socio musicale dell'australiano. E' decisamente meno elegante, quando mima un debolezza intestinale, facendo chiaramente intendere di avere una certa flatulenza! Il concerto, nel frattempo, vola via ad un ritmo forsennato. "Deanna" porta spontaneità, e con "God is in the house" e "Love letter" Cave torna al pianoforte per i due momenti più introspettivi di stasera (forse era troppo scontata "Into my arms"). "Tupelo" è un'altra perla che fa gioire il pubblico di Piazza Napoleone, "Push the sky away" è un'ottima canzone che potrebbe essere riproposta anche in un futuro, e "Red Right hand", posta a chiusura di concerto, è accolta da un'ovazione totale. A rischio di apparire (al solito) monotoni e ripetitivi, ci piace ricordare come “The mercy seat” sia sempre un brano dalla resa assoluta. Il pezzo per eccellenza dei Bad Seeds (da “Tender pray” 1988) è quello che vede Cave vestire i panni del moralista accusatore, in un contesto sonoro in cui i musicisti sono eccezionali a creare il sottofondo musicale del suo severo sermone. Ci da' un certo fastidio (parziale si intende) sentire “The weeping song” o, peggio ancora, “Stagger Lee”. È inutile che Warren Ellis si impegni nel creare rumori distorsivi e scenici per non fare dimenticare come le versioni originali fossero altamente superiori. Come è possibile replicare l’urlo di Blixa Bargeld in “Stagger Lee”? non dico che la scena sia patetica, ma credo altresì che certe cose non possono essere imitate; ed una di queste è la classe di Bargeld. Un rientro del tutto inaspettato si ha quando i Bad Seeds vogliono regalare un ultimo brano al Lucca Summer Festival. "Jack the ripper" è cantata da Cave direttamente sul pubblico delle prime file, quasi spalmato ai suoi fan. Molte le classiche non riproposte oggi (da the "Ship song" o "Papa won't leave you Henry") per uno spettacolo ben lontano dalle due ore di durata, ma condotto con un'energia unica. Cave c'è. E, questo, è uno dei Cave migliori di sempre. (testo Gianmario Mattacheo; foto Adriana Bellato)