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FONTAINES DC "Live Alcatraz Milano 04-11-24"
   (2024)


THE CURE "Live Troxy Londra 01-11-2024"
   (2024)

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THE CURE   "Live Fiera Rho Milano 07-07-2012 "
   (2012)

I Cure di Robert Smith tornano a Milano dopo oltre quattro anni di assenza. In quell’occasione, la formazione a quattro del gruppo inglese (non c’era la tastiera per il “4 Tour 2008”) diede vita ad un ottimo spettacolo presso il Palasharp di Lampugnano. Oggi il luogo è quello della fiera di Rho, all’interno del Heineken Jammin Festival, per quella che rappresenta la prima italiana del tour del 2012. È la seconda apparizione dei Cure all’Heineken (dopo il concerto del 2004), quando il festival si teneva ancora presso l’autodromo di Imola. Quello fu uno dei capitoli live meno felici per la banda Smith, e solo in un secondo momento capimmo che, in seno alla band, si stavano sviluppando tensioni altissime che avrebbero portato a parecchi cambiamenti nei mesi successivi. Sono passati molti anni da quel periodo; anni nei quali la band ha nuovamente subito cambi di formazione (il rientro e la successiva uscita dal gruppo di Porl Thompson, su tutti), fino ad arrivare alla line up di questo 2012: Robert Smith, Simon Gallup, Jason Cooper, Roger O’Donnell e Reeves Gabrels (quest’ultimo in un ruolo ancora da chiarire). Gruppi di supporto interessanti per il main event: gli amici dei Cure Crystal Castles e gli storici New Order, per un cartellone che, almeno questa volta, mette un po’ d’accordo tutti i fan della banda Smith. Invero, c’è più attesa per la performance dei giovani Crystal Castles, rispetto a quella dei ben più blasonati New Order, il cui unico concerto visto dal recensore (era il Traffic Festival – edizione 2005) si dimostrò assai deboluccio, poco sentito e posto in essere da una band priva di carisma. In quell’occasione l’unico che si salvò fu Hook che, peraltro, ha abbandonato la nave qualche anno fa. Insomma, quello che dovrebbe essere il concerto più atteso prima dell’entrata in scena dei Cure non sembra per nulla accattivante, nonostante il rispetto storico per il gruppo di Manchester. Ed invece accade proprio quello che non ti aspetti, ovvero dei New Order più convincenti (non c’è più Hook, ma si segnala il ritorno di Gillian Gilbert) e, per contro, dei Crystal Castles meno tonici rispetto alla bellissima esibizione del Bestival 2011. Ma, come noto, questo è l’aperitivo. Lo show scatta quando le luci si spengono e parte lo scampanellino che anticipa “Plainsong”, ancora scelta per i saluti al pubblico milanese. Poche battute e la folla (quella del PIT fronte palco) inizia a spintonare con energia… e si sente che siamo in Italia, la bolgia e la confusione sono superiori rispetto a qualsiasi altro posto! Smith osserva il movimento impressionante che si scatena ad ogni sua entrata in scena: difficile interpretarne le emozioni, anche se la stessa immagine è stata osservata e vivisezionata centinaia di volte. La testa arruffata, la maglia nera oversize, e il fare ciondolante rappresentano un po’ l’icona di questo personaggio. Il leader si gode il suo pubblico ed è tale la sua forza espressiva e carismatica che non necessita di movimenti o gesti particolari per regalare ciò che le prime file stanno aspettando. Siamo all’inizio dello spettacolo e la concentrazione è al massimo, il pubblico lo avverte e, quasi come un’onda, cerca di “guadagnare” centimetri per arrivare dritto alle transenne. Un modo ed un tentativo di cogliere meglio le espressioni nascoste, un sforzo per avvicinarsi a quell’uomo così carico di magnetismo. “I think it’s dark” sono le prime parole del concerto che rompono le trame avvolgenti create dalle tastiere di O’Donnell. La prima parte dello spettacolo ripropone molte delle canzoni che il gruppo sta portando in tour in questo 2012. In particolare oggi è “Disintegration” l’album dal quale i Cure ripescano i brani della prima porzione del concerto. Non solo il pezzo d’apertura, ma l’incantevole “Pictures of you”, “Lullaby” “Lovesong” e la stessa “Disintegration” sono dei classici che il pubblico celebra al meglio. Tra le più emotive e meglio riuscite segnaliamo “Want”, “The walk” e la recente “Sleep when I’m dead”, mentre “Trust” accontenta chi non è mai sazio di romanticismo. È un portento l’accoppiata (tratta da “Seventeen seconds”) composta da “Play for today” + “A forest”, ovvero il primo periodo del gruppo e quello che, più di altri, ne ha dipinto l’etichetta dark e, dopo una “One hundred years” da urlo, arriva una “Disintegration” in cui Smith deve mettere mano a tutte le sue riserve d’energia per concludere il brano. I primi rientri sono incentrati sull’album “The top”: “Shake dog shake”, “Bananafishbones” (ormai una costante nelle scalette di quest’anno), “Dressing up” (una delizia), “The caterpillar” e, soprattutto, “The top” (una gioia ascoltarla per la prima volta dal vivo!) sono il regalo più bello di oggi. Il finale è, invece, dedicato alle pop song che da “The lovecats”, a “Close to me”, a “Let’s go to bed” e a “Boys don’t cry” fanno ballare tutta l’arena di Rho. Così si chiude la prima italiana del tour. Un concerto estremamente intenso (specie se si considera che siamo all’interno di un festival) in cui la band ha saputo trasformare l’anonima arena di Rho in un luogo in cui era bello stare e ballare. Solo nelle ore successive (attraverso un’intervista rilasciata da Smith per il Corriere della Sera) abbiamo aggiunto un altro tassello al puzzle dell’artista. Prima afferma di essersi sentito questa sera molto meglio rispetto a qualsiasi altra volta in cui ha cantato in Italia, e quando confessa all’intervistatore che per la stanchezza si è messo a piangere durante l’esecuzione di “Disintegration”, sentendosi comunque giovane nel ritornare sul palco, capiamo una volta di più che questo personaggio non può essere limitato alla sola etichetta di cantante/musicista. È un uomo che regala sogni e decide di fare questo anche quando gli costa fatica, anche quando il prezzo da pagare è uscire dal palco esausto e piangente. (Testo e foto: Gianmario Mattacheo)