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   (2024)


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   (2024)

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recensioni concerti

PAUL MC CARTNEY   "Live Unipol Arena Casalecchio di Reno Bologna 26-11-2011 "
   (2011)

Mentre la sala va riempiendosi dei quattordicimila accorsi, è il dj Chris Holmes a tenere la scena con i suoi remix di cover di beatlesiana memoria. A seguire, il videowall con le memorabilia della carriera di Paul: sì, perché in un evento che si rispetti anche l’attesa va curata. Poco dopo le 21, una citazione effettata del verso conclusivo di “The end”, che a buon diritto può considerarsi l’epitaffio della parabola dei Fab, introduce Sir Paul McCartney, elegantissimo, in puro stile Beatles prima maniera, e i quattro della band che con “Magical Mistery Tour” lanciano ufficiamente lo show. E nello show c’è proprio tutto, ci sono i Beatles, anche quelli che non si sono mai sentiti dal vivo, ci sono i Wings, c’è il McCartney solista, il tributo a John Lennon, quello a George Harrison, addirittura quello a Jimi Hendrix con uno strumentale imperniato sul riff di “Foxy Lady”. Forse Paul vuole rendere il favore a Jimi per essere stato il primo a suonare la sua “Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band” dal vivo a pochi giorni dalla pubblicazione. Il baronetto è un anfitrione perfetto, scherza, coinvolge il pubblico, parla in italiano, ci tiene a dire che questo o quel brano sta per essere suonato per la prima volta in Italia, al mondo, a Bologna, nome su cui indugia diverse volte, gli piace ripeterlo; sfoggia le sue doti da polistrumentista saltando dal fedele Hofner alla chitarra elettrica, a quella acustica, al pianoforte, all’ukulele, al mandolino. E’ in splendida forma, si diverte e si vede, anche perché può contare su una band impeccabile, all’interno della quale particolari note di encomio vanno al batterista, per perizia e simpatia, e al tastierista che, apparentemente più defilato, fornisce tutti gli arrangiamenti necessari alla più fedele esecuzione dei brani originali. Come già Ringo in quel di Milano lo scorso luglio, McCartney non nomina mai i Beatles, oggi i Beatles sono lui. Il concerto è dinamico, l’attenzione altissima, una hit dopo l’altra, classiconi e gioielli tra cui “I’m looking through you” e “The word” da ''Rubber Soul'', i brani degli ex colleghi e amici, e un colpo di teatro con “Live and let die”, durante la quale uno spettacolo pirotecnico da lasciare a bocca aperta trasforma il palco in una bolgia infernale. Nelle fasi conclusive Paul trova anche lo spazio per dedicarsi ai fan e alla firma degli autografi. Sul palco salgono l’emozionato e giovanissimo Filippo, la disinvolta e pure giovanissima Alice, un più attempato bassista veronese che porge lo strumento alla firma dicendo che la sua città è una piccola Liverpool, un ragazzo che offre il giubbotto che McCartney indossa ringraziando. Firma tutto e ha una battuta per ognuno. E’ quasi mezzanotte e l’ex Beatle ritorna sul palco per il secondo ed ultimo encore fatto di “Yesterday”, ”Helter Skelter” e del medley finale di ''Abbey Road'', con il trittico “Golden Slumbers”, “Carry that Weight” e “The End” a chiudere il cerchio: “The love you take is equal to the love you make”. I saluti e una salva di coriandoli verdi bianchi e rossi per far sapere che è veramente finito. Sono tutti contenti, Paul is not dead. (Andrea Fabbris)