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recensioni concerti

ROBERTO VECCHIONI   "Live Ex Piazza D'Armi Alessandria 31-08-2011 "
   (2011)

Anche un grande cantautore ha bisogno di riossigenarsi e di reinventarsi. Per Roberto Vecchioni l’ossigeno è arrivato in occasione del Festival di Sanremo 2011 che lo ha visto trionfare con il brano “Chiamami ancora amore”. Già, perché da allora sembra che il professore milanese stia vivendo una seconda giovinezza, sia in termini di concerti realizzati, sia in termini di risposta del pubblico. A questa nuova realtà non si sottrae neppure Alessandria che ospita l’autore di “Luci a San Siro” nel Palatenda allestito presso la Festa Democratica della città. Con una puntualità svizzera Roberto Vecchioni, jeans e camicia bianca, entra sul palco alle 21.30, seguito da un’imponente squadra di musicisti (le cose in grande, come si diceva sopra) capitanata da Lucio Fabbri, storico collaboratore della PFM e Fabrizio De Andrè. Senza preamboli, parte con “Voglio una donna” una canzone davvero azzeccata quale apripista di un concerto. Grintosa e gioviale la canzone che aprì “Camper”, grande album live del 1992, accende da subito un pubblico numeroso anche se prevedibilmente un po’ attempato. Il cantautore anticipa tutti confessando che l’odierno concerto sarà totalmente dedicato all’universo femminile, facendo da subito delle magistrali sviolinate (ancor meglio di quelle di Fabbri!). Da qui in avanti, Vecchioni inizia un dialogo continuo con il pubblico; alterna brani sentimentali a qualcuno un po’ più distensivo (per evitare di “Piangere troppo”), perdendo qua a là alcune citazioni colte (il primo è stato Neruda). Alcune esecuzioni diventano quasi orchestrali, dietro la regia di Fabbri. Tastiere ed il violino dello stesso Fabbri rendono brani come “Dentro gli occhi” o “Sogna ragazzo sogna” (dall’omonimo album del 1999) quasi progressive. Vecchioni decide di prendersi spazi anche al di là del cantato, sconfinando nel cabaret e regalando almeno tre barzellette assolutamente riuscite (l’applauso fa concorrenza a quello per le canzoni), tutte con tema l’Aldilà. Ci piace, inoltre, notare come il cantautore non faccia nessun tipo di battute politiche (stucchevoli e gratuite, il più delle volte) limitandosi ad una “frecciatina” al Ministro Gelmini, ma rimanendo spiritoso e non tedioso. Sorpresa assoluta quando Vecchioni snocciola “O surdato nnamurato” (riprendendo una performance sanremese): un milanese che viene in Piemonte e canta in napoletano! Beh, grande. Con “Le lettere d’amore” sceglie l’intimità e realizza il pezzo di “Il cielo capovolto” (dallo stesso album viene anche ripescata “Le mie ragazze”) con solo voce e chitarra. Ancora raccoglimento quando la band suona “Le rose blu”, in cui un commosso Vecchioni confessa di percepire il brano come un qualcosa di più rispetto ad una semplice canzone. Si apre lo spazio ad alcuni grandi successi evergreen. “Milady” è bellissima e riuscita nel suo taglio rock, “Stranamore” è un pezzo tra i più riusciti dell’intera discografia vecchioniana, mentre con “L’ultimo spettacolo” e “La viola d’inverno” si riporta il pubblico nei paesaggi della malinconia, ed infine con “Chiamami ancora amore” si ricorda al pubblico il più recente successo. Il rientro è per la scontata (ma richiesta) “Luci a San Siro” e, a conclusione, per “Samarcanda”, cantata in coro da tutti i presenti, punto d'arrivo di un concerto valido ed energico, capace di superare le due ore di intrattenimento. Per i saluti finali si arriva addirittura alla standing ovation e all’invasione sul palco di una sostenitrice, bloccata da un bodyguard che neppure un George Clooney si permetterebbe. Guardate l’effetto Sanremo cosa ha generato! (Gianmario Mattacheo)