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FRANCO BATTIATO "Live Piazza Garibaldi Cervia Ravenna 30-07-11"
(2011)
Eppure ci sarebbe di che credere di aver sbagliato piazza. Perché c'è uno
striscione che inneggia a Pier ''Amici'' Carone, ed è proprio il ragazzotto uscito
dalla TV che strimpella una chitarra di fronte a gente distratta che,
probabilmente, come apertura del concerto avrebbe preferito uno Juri
Camisasca o altre cose più adatte all'andazzo. Sibilla, magari, ecco. E
allora serve aspettare per vedere Franco Battiato uscire dalla caserma di
polizia usata come camerini per lui e per il suo gruppo (!!!) prima di
capire che, sì, non ci si è sbagliati.
Curioso, vedere in tour qualcuno che negli ultimi anni è sembrato lontano
anni luce dal concetto di musica pop, così preso da altre cose che nulla
hanno a che fare con il classico repertorio che lo ha fatto conoscere.
Nessun album nuovo in giro, solo la voglia di fare un bel punto della
situazione e regalare alla gente due ore di vero e proprio excursus su tutto
quello che è stato il mondo di Battiato dal giorno in cui, aggrappatosi al
microfono dopo anni di strumentalità e stranezze, la gente ha cominciato a
capire che proprio di un pisquano non si trattava. Il concerto - dove
Francuzzo sbaglia anche qualche parola, come ne "Il ballo del potere" -
cerca di essere quindi un mix tra le varie versioni del ragazzotto nostro,
con il quartetto d'archi a giocar di sponda con le tastierone e le
schitarrate, con il panchetto ove sedersi a far da coppia con le battute e
con movimenti da giovine. Unire tutte le nature di Battiato non è facile, il
rischio è di sembrare un po' dozzinale, e dopo l'inizio quasi a volersi
studiare (il primo vero applauso appare quando, nel passaggio di "Inneres
auge", si esplicita la critica a certo potentato odierno) e con il passaggio
intimistico centrale, alla fine ci si trova tutti felici e contenti a pogare
il listone delle hits che hanno reso Battiato, musicalmente parlando, quasi
immortale. Certo, qualcosa manca - "Bandiera bianca", dove sei? - e forse
qualcosa in omaggio ai tempi un po' più oscuri sarebbe servito: i non
affiliati al 100% si interrogano, quando Francuzzo intona "Magic shop" e
pochi, quasi con le lacrime agli occhi, ne riportano fedelmente il testo.
"C'è chi parte con un raga della sera e finisce per cantare la Paloma",
recita la canzone, e Battiato subito ricorda "la scrissi due anni prima di
cantarla veramente, la Paloma", e basta questo per essere felici. Si paga
il tributo inevitabile alla "Cura", ricordando come "in un programma
televisivo la conduttrice parlava di questa canzone come quella in cui
vagavo per i campi da tennis", invece che nel Tennessee, e si chiude, tutti soddisfatti. I meno
inseriti così come chi potrebbe recitare "Pollution" a memoria - a
proposito, ma nemmeno un accenno dei tempi sperimentali? - e la convinzione
che, tutto sommato, le cose vanno bene comunque malgrado "Povera patria"
rimanga, venti anni dopo, attuale e nemmeno poco. Solo la curiosità
dell'errore di stampa sulla maglietta celebrativa del tour (possibile che
nessuno si sia accorto di aver scritto Viareggo?), e alla prossima. Non
avendo dischi da promuovere, questo tour è un vero e proprio omaggio alla
carriera.
(Enrico Faggiano)