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VERDENA   "Live The Cage Theatre Livorno 12-02-2011 "
   (2011)

Da quasi un mese a questa parte, nel panorama rock nazionale non si parla d’altro. E’ infatti dalla (attesissima) data di pubblicazione del loro ultimo disco, avvenuta il 18 gennaio, che i Verdena si sono nuovamente rimpadroniti di tutto quello che gli spetta. L’album, che già dal titolo la dice tutta, è semplicemente fantastico, ennesima prova del loro talento e della loro definitiva maturazione artistica. Un doppio disco (ben 27 tracce) che mette in evidenza un enorme lavoro in studio ed estrema cura negli arrangiamenti, per la prima volta anche il pianoforte, le tastiere e i cori. E il concerto di sabato al The Cage Theatre di Livorno ne è stata la conferma. La data era sold-out da circa una settimana e l’attesa si sentiva eccome. Il pubblico si lascia piacevolmente scaldare già dalla band di apertura. Sono amici dei Verdena, vengono da Bergamo, si chiamano Gea e la loro etichetta è naturalmente la Jestrai, di proprietà mamma Ferrari. Suonano un interessante alternative dalle venature hardcore/noise ma, ahimè, la mia testa e quella del pubblico presente è già da un’altra parte. Giusto in tempo che l’auditorium si sia riempito da capo a fondo, ecco arrivare sul palco i “nostri cari” ed aprire il set con “Adoratorio”; fa un certo effetto vedere Alberto seduto al piano, ma si sa che i tempi cambiano ed i Verdena sono uno dei pochi gruppi italiani che hanno saputo rinnovarsi ad ogni disco intraprendendo un percorso di maturazione davvero importante. Con “Scegli Me” (canzone d’apertura di “Wow”) si avverte la sensazione che sarà sicuramente un concerto intenso che non tradirà le aspettative. Alla terza canzone è già il momento di un pesante tuffo nel passato, si torna al 2001 ai tempi di “Solo un grande sasso”: Alberto imbraccia la 335 e esplode nel fragore di “Spaceman”. Come tutti si aspettavano, la scaletta è incentrata per la maggiore sui brani del nuovo album, divisi tra pianoforte, chitarra acustica e Fender Jaguar. Luca è come sempre il personaggio più in evidenza della band, la vera colonna portante; Roberta, incredibilmente rinnovata nel look e molto, molto più femminile, disegna la spina dorsale di ogni canzone ed anche il nuovo membro Omid Jazi (già nei Supravisitor), il cui apporto è stato fondamentale anche in sala di registrazione, completa il nuovo sound verdeniano con muri di tastiere e synth. Ascoltando “Wow” si ha l’impressione che siano canzoni complesse da riproporre dal vivo, sia per gli arrangiamenti che per le sonorità adottate ma l’amalgama fra i quattro sul palco è straordinario; tutto suona come sul lettore cd ed è questa probabilmente la cosa che più stupisce del concerto. Canzoni come “Loniterp”, “Nuova Luce”, “Badea Blues”, “Per Sbaglio”, “Razzi Arpie Inferno e Fiamme” sono bellissime da ascoltare dal vivo e poi ancora “Miglioramento”, “Lui Gareggia”, “Il Nulla di O.”, “Sorriso In Spiaggia pt.1/2” ed il finale con “Lei Disse”. I Verdena si dimostrano anche sensibili e generosi di fronte alle centinaia di fan accorsi per loro rispolverando brani del vecchio repertorio dove l’unica parola che viene in mente è “nostalgia”. A parte alcuni brani di “Requiem” come “Canos”, “Muori Delay”, “Il Caos Strisciante” e “Non Prendere l’Acme, Eugenio”, i quattro ci ripropongono la sempre-verde “Luna”, il turbine psichedelico di “Starless” e, udite udite, il loro singolone adolescenziale che da sempre ho mal sopportato: “Valvonauta”! La gente è in fiamme, canta, poga e respira a malapena. Ma c’è comunque anche il tempo per commuoversi e tornare veramente giovani. Applausi, Sudore, Lacrime. (Gabriele Centelli)