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DANKO JONES   "Live Tunnel Milano 24-10-2010 "
   (2010)

“Are you writing bullshit? Give me the one hundred euros they pay you and I’ll write this fucking review for you. Just tell this is gonna be the greatest show happened this year right? Come on, I didn’t say the greatest show ever, I’m not showing off! I’ve said the best concert of the last ten months! And in this very club too!”. Beh, riporto volentieri il consiglio che Danko Jones ha urlato a qualche giornalista in prima fila domenica sera, 24 ottobre 2010, al Tunnel di Milano. Un consiglio da spaccone, com’è nel suo stile, ma uno spaccone che poi sa far ridere tutti quanti e creare una strana atmosfera di accoglienza rock, un vero animale da palcoscenico. Il Tunnel è un vecchio magazzino della stazione centrale e purtroppo l’acustica rimbombante ne risente un po’. Tuttavia un vero posto “underground”, in una serata come questa, si riempie facilmente di un pubblico di nicchia e ben preparato. La serata inizia molto presto con gli “Young Guns”, giovane gruppo londinese che ricordano i Papa Roach leggermente più metal ma ''infighettati'' allo stesso livello. Comunque scaldano il pubblico e verso le dieci le luci si abbassano. Danko Jones, il frontman che dà il nome al gruppo canadese, viene salutato calorosamente e il trio attacca con sei pezzi di fila senza tirare il fiato. I primi due brani coincidono con l’inizio di “Below the belt”, il nuovo album accolto in maniera decisamente positiva dalla critica e forse quello maggiormente completo: unisce riff più veloci e pesanti alla semplicità del rock primordiale della band. Anche i due singoli “Full of regret” e “Had enough” fanno parte della scaletta della serata, insieme alla veloce “Magic snake”. I ritmi sono davvero intensi, intervallati da pause di scherzi con il pubblico, e il repertorio a disposizione della band è ormai molto ampio. I tre riescono a coprire praticamente l’intera discografia, proponendo i classici “Samuel sin” e “Cadillac” di “I’m alive and on fire”, “Play the blues” e “Lovercall” di “Born a lion”, “Forget my name” e “Dance” di “We sweat blood”. Molto amati sono anche i grandi successi di “Sleep is the enemy” come “Sticky situation” e “First date”, e “Code of the road” da “Never too loud”. Non manca poi l’elogio di “Mountain” alle grandi figure scomparse della storia del rock, le impareggiabili linguacce e smorfie di Danko e la presabbenaggine del bassista JC. Insomma c’è proprio tutto, e raramente sono rimasto soddisfatto ed entusiasta di un concerto finito prima delle 23.30, ma va beh, è domenica sera, e non ci hanno nemmeno fatto la multa! (Federico Pozzoni)