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STEVE WINWOOD "Live Auditorium Parco Della Musica Roma 03-10-2010 "
(2010)
Per chi scrive Winwood, tra i grandi della musica, è uno dei più sottovalutati dal grandissimo pubblico, complice la sua aria modesta che quasi mette in disparte una carriera incredibile, articolata tra soul, folk, blues e rock. Lo storico musicista inglese è uno di quelli che si conosce per le canzoni più che per il nome e l'immagine, anche le sue collaborazioni de luxe, Clapton e Santana tanto per citare le ultime, o la militanza in gruppi fondamentali come Traffic e Spencer Davis, rimangono a tutt'oggi patrimonio di utenti più smaliziati. E non sono pochi, a giudicare da come risulta gremita la sala S. Cecilia dell'Auditorium romano. Il 62enne Steve non deluderà le attese, sorridente e antidivo come sempre, apre la serata al suo Hammond con uno splendido tris su cui spicca "I'm a man", brano inciso con lo Spencer Davis Group. Raccolti i primi meritatissimi applausi, Winwood imbraccia la chitarra per un altro brano firmato da una super band, i Blind Faith stavolta, e appena le prime note di "Can't find my way home" si irradiano nella sala, l'atmosfera diventa trasognante e malinconica, proprio come quella voce dal timbro inconfondibile che accarezza i timpani con una grazia rara. Ancora applausi, commossi. Qualche brano nuovo tra cui "Dirty city" e poi virata verso il repertorio più atteso, quello dei Traffic, ecco “Light up or leave me alone” seguita da “The Low Spark Of High Heeled Boys”, quindi l'incalzante “Empty pages”. Tutti i pezzi dall'inizio del concerto hanno una durata considerevole per lasciare il giusto spazio ai validissimi strumentisti sul palco, per questo motivo alla fine se ne conteranno solo 11 prima dei bis. L'encore arriva inevitabilmente con “Dear Mr Fantasy”, con un persistente assolo alla chitarra che lascia tutti a bocca aperta. Per poco: Winwood lancia infatti la volata finale con lo straclassico “Gimme some lovin’” scatenando il pubblico che si accalca sotto il palco ignaro dei richiami della security dell'Auditorium. Un artista estremamente eclettico, un concerto senza fronzoli ma emozionante dal primo all'ultimo brano, ciò che si vorrebbe vedere più spesso sui palchi a scapito di concessioni, spesso eccessive, alla forma piuttosto che alla sostanza musicale. E Steve, di quest'ultima, ne ha davvero da vendere. (Marcello Russo)