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   (2024)

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recensioni concerti

PATTI SMITH   "Live Piazza dei Martiri Carpi Modena 27-07-2010 "
   (2010)

Patti Smith anche per questa estate 2010 non si fa certo mancare un tour in Italia. Quello del 2010 sarà un tour acustico con la sola eccezione della serata odierna, in cui la sacerdotessa del rock e la sua fidata band “riattaccano” la corrente. Il concerto di Carpi, inoltre, ha la particolarità di essere inquadrato all’interno dell’Imarts Festival, che vede in cartellone prima Elio e le Storie Tese, poi Patti Smith ed infine i Litfiba, artisti pronti per offrire una serata di musica alquanto eterogenea. Il colpo d’occhio della rinascimentale Piazza dei Martiri è assolutamente piacevole: ampia, imponente e (tuttavia) accogliente, è senza dubbio un’ottima cornice per gli eventi live. Arriviamo mentre lo spettacolo degli Elio e le Storie Tese è già iniziato. Il pubblico ride e si dimena quando ripropongono “Servi della gleba”, ed impazzisce quando, sul finale, la band propone la bellissima “Parco Sempione”, dedicata alla città di Milano. Istrioni, comici e intelligentemente irriverenti, sono musicisti di grande qualità. Alle 22.20, il pubblico è pronto per accogliere Patti Smith. Ingresso sul palco per Lenny Kaye (chitarra), Jay Dee Daugherty (batteria), Tony Shanahan (basso), Mike Campbell (chitarra), oltre alla figlia Jesse Smith alle tastiere. La lady del rock mondiale entra per ultima, mostrandosi in tenuta scura e capello alquanto arruffato. Il sorriso che offre al pubblico è quello consueto, quello di una donna e di una artista che ha come scopo (praticamente principale) quello di diffondere ottimismo e speranza alle persone. Inizio con il botto per “Dancing barefoot”, uno dei brani che meglio identificano il suono classic rock della poetessa. Con il secondo pezzo si scende decisamente di tono. “Redondo beach” è una canzoncina senza pretese e, se non fosse per la sua interpretazione, potremmo addirittura parlare di porcheria sonora. D’altro canto è la stessa Patti Smith che è consapevole di come la canzone non significhi molto: sdrammatizza e gioca con il pubblico, abbozzando anche qualche balletto in stile hawaiano. Non male. Mentre il concerto scorre, osserviamo un pubblico particolarmente assente o distratto (ad essere magnanimi). A stento ricordiamo uno show in cui il pubblico si sia fatto così tanto i c… ...eh, sì, gli affari suoi (per la cronaca il top in tal senso venne raggiunto da un vecchio concerto dei Sisters of Mercy, anche se la distrazione di allora si poteva maggiormente giustificare per via della pietosa prova degli artisti). Ci guardiamo intorno e, a stento, osserviamo persone pronte a seguire gli artisti on stage: c’è chi parla della giornata di domani e chi parla a squarciagola dei propri affari, il tutto mentre Patti Smith anticipa i brani o prova a comunicare con il pubblico (davvero un bel modo per buttare via i quasi cinquanta euro della serata!). Sul palco la band è molto affiatata e coordinata, con la sola eccezione di Jesse Smith. La figlia della storica cantante, sicuramente più a suo agio con il pianoforte, è simpaticamente un po’ impacciata con le tastiere; si fa costantemente aiutare da Tony Shanahan che fungerà praticamente da suo angelo custode per tutto il concerto. Madre e figlia, in realtà, non si guardano molto durante l’esibizione. Probabilmente Patti Smith non ha intenzione di mettere ulteriori pressioni alla timida neo componente del gruppo (un modo di evitarle imbarazzi indesiderati). Tra gli altri, non possiamo fare a meno di apprezzare Daugherty, che rimane uno dei batteristi più efficaci mai visti ed il solito Lenny Kaye, il primo e più storico collaboratore di Patti Smith. In effetti, oggi sembra che Kaye abbia un piglio migliore rispetto a ad altri concerti assistiti. Non si risparmia al canto e ci delizia con non banali assoli chitarristici. Prima di eseguire il super hit “Because the night”, Patti Smith intende dedicare il suo più celebre brano all’amico che, nella giornata odierna, festeggia i trenta anni di matrimonio. Parte una sincera risposta del pubblico (almeno una parte!) e, quando la tastiera di Jesse Smith, inizia a suonare l’intro di “Because the night”, arriva uno dei momenti più alti della serata. “Free money”, la cover degli Stones “Play with fire” e quella di Van Morrison “Gloria” sono brani eseguiti al meglio dalla band, mentre rimane leggermente sotto tono “Pissing in a river”, se non altro perché questa canzone richiede un coinvolgimento che il pubblico odierno proprio non riesce ad offrire. Patti Smith, comunque, appare in forma; balla nelle canzoni più movimentate, si raccoglie quasi in contemplazione durante i pezzi più intimistici e sputa sul palco con una frequenza impressionante (in questa particolare classifica è seconda solo a Nick Cave!). Dopo una breve pausa, il gruppo rientra per l’inno di “People have the power” e con il solito messaggio di positività: “Non lasciate che i governi decidano per voi. Voi siete il futuro. Il futuro è adesso, e voi siete liberi!”. L’ultimo capitolo di oggi è per una grintosa “Rock’n roll nigger”, e per una Patti Smith che scorda la chitarra mentre il pezzo volge al termine. Quando poco dopo salgono sul palco i Litfiba, ci domandiamo se assistere fino in fondo alla serata musicale. “E’ proibitoooooooooooooooo”, dice Piero Pelù quando guadagna il palco insieme a Ghigo Renzulli. Eh, no. Credo che la serata abbia già offerto abbastanza, forse è meglio se torniamo a casa. (Testo e foto Gianmario Mattacheo & Silvia Campese)