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BELLE AND SEBASTIAN + BAUSTELLE "Live Play Art Festival Arezzo 25-07-2010"
(2010)
Il vuoto lasciato dall’Arezzo Wave non potrà forse mai essere colmato appieno, ma il tentativo di ricambio del Play Arezzo Art Festival è comunque un bel segnale di vitalità. Tentativo che quest’anno ha portato a esibirsi sullo stesso palco, nel prato dietro la cattedrale del capoluogo toscano, artisti del calibro di 99 Posse, Deep Purple, Litfiba, Baustelle e Belle And Sebastian. Unico problema, e non da poco, di questa edizione sono stati i prezzi forse un po’ proibitivi, ma si sa, mantenere pulita la teca di cristallo dove viene conservato ciò che resta dei Deep Purple costa caro. La serata conclusiva, tra le più accessibili, vedeva affiancati due grossi nomi della musica pop-rock italiana e internazionale: i toscani Baustelle e gli scozzesi Belle And Sebastian, presenti in Italia per quest’unica data. Prima di loro, e piuttosto presto per lasciarvi adeguato spazio, si sono esibiti La Fame di Camilla, Nexus e Samuel Katarro. La risposta del pubblico non mi è sembrata eccezionale (anche se dal sito ufficiale del festival leggo che ci sono state oltre 3000 presenze contro le 5000 della sera precedente per i Litfiba) e divisa piuttosto equamente tra fan dei Baustelle, soprattutto locali, e quelli dei Belle And Sebastian, giunti anche da molto lontano. I Baustelle avevano un suono piuttosto corposo, con due chitarre elettriche, una acustica, basso, batteria, flauto e tastiere, e hanno insistito sui pezzi del loro ultimo disco come l’omonimo “I mistici dell’Occidente”, “Le rane” e “Gli spietati”. Le voci maschile e femminile sono state molto pulite, del resto non dev’essere troppo difficile per il loro genere, a metà tra il popolare e il cantautorato con dei lampi rock non troppo frequenti. Simpatici e particolari, ma secondo me sopravvalutati. Sono in un certo senso dei populisti, mischiano elementi di romanticismo vago nelle loro canzoni che sono comunque originali e di valore, ma hanno un che di noioso a cui la gente non trova motivo di opporsi, e forse a questo è dovuto il loro largo successo. Detto questo e a loro discolpa, me l’aspettavo fin dall’inizio che non avrebbero dato la scontata soddisfazione di suonare “Charlie fa surf” per le masse. Il cambio di palco è stato piuttosto rapido se si considera che circa ogni membro dei Belle and Sebastian suonava almeno due strumenti, ed erano in più accompagnati da un quartetto d’archi dell’Orchestra Multietnica Aretina che completavano così una formazione di una dozzina di componenti. Il loro approccio con il pubblico è stato più disteso e coinvolgente, non fingerò di conoscere la scaletta ma ho riconosciuto alcuni dei loro successi tra cui “Funny little frog”, “If you’re feeling sinister”, “The boy with the Arab strap” e “Get me away from here, I’m dying”. Hanno alternato pezzi tipicamente lenti e malinconici ad altri più ballabili, rimanendo sempre nella loro chiave pop tranquilla e moderatamente barocca, inframmezzati da quattro note di “Smoke on the water” e da un brindisi con del pessimo spumante. Apprezzato dai più, resta secondo me un gruppo da sottofondo romantico ed evocazioni un po’ nostalgiche, ma sicuramente degli ottimi musicisti. Si è chiusa così la quarta edizione di un festival che si conferma in grande crescita di numeri e di importanza, uno dei rari che in Italia riesce a portare musica e fermento artistico e culturale nel pieno centro di una bellissima città storica. (Federico Pozzoni)