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FESTA DELLA MUSICA DI CHIANCIANO TERME "Live Giardini Pubblici di Chianciano Terme Siena 15/18-07-2010 "
(2010)
Prima serata: il festival si apre con gli Eleven Prime, gruppo funky-vintage emergente e rumoroso (forse anche per le prime sistemazioni dell’acustica). Si sono fatti sette ore di viaggio da Torino ma hanno ancora abbastanza energia per cavarsela bene. Seguono i Waines, trio rock di Palermo con due chitarre e una batteria, mi ricordano un po’ gli Hulk (anche il loro batterista è palermitano) e sanno sicuramente il fatto loro. Bella la cover di “Breathe” dei Prodigy anche se a lungo andare l’assenza di una ritmica di basso si fa notare. Chiude la serata il gruppo per cui sono giunto in questo paese di alberghi e cure termali per il fegato: i Bud Spencer Blues Explosion (foto). Sono venuto senza aver mai ascoltato una loro canzone e senza saperne assolutamente nulla, ma aspettandomi di trovare i White Stripes italiani. In realtà il duo romano sono i White Stripes italiani più blues e più grunge, con la differenza che il batterista è capace di suonare (“ah-ah” nda). Pesta sui tamburi e sulla cassa gigantesca come un disperato, mentre il chitarrista fa assolutamente di tutto, sembra suonare per tre. Ha davvero una gran tecnica e non si ferma neanche per un istante, in più sembra anche divertirsi un casino. E’ proprio un’esplosione di blues-rock sparato ed energetico e per quanto mi riguarda il risultato non è tipicamente anni ’70: la voce un po’ stile Verdena e la potenza e velocità della chitarra elettrica creano qualcosa di tutto italiano e originale. Il pubblico capisce, anche se non è ancora molto numeroso per la serata d’apertura i presenti sono assolutamente scatenati e chiedono a gran voce il bis che si prolunga animatamente. Direi che era impossibile rimanere impassibili, è un gruppo che dà veramente qualcosa, e quando vedi un chitarrista in quello stato ti viene voglia di essere lui e sentirti invincibile per un quarto’ora, oppure non ti resta che ballare o spaccare tutto perché sei uno stronzo e non balli né suoni, però se potessi suonare così per un quarto d’ora della tua vita ti sentiresti un dio. In ogni caso rimango rapito ed entusiasta, andrò a risentirli appena possibile. Al contrario, la noia della seconda serata per chi non è un festaiolo preso-bene come me era abbastanza preannunciata. Arrivo tardi e mi perdo i primi due gruppi (The Cyclops, che partecipano al 3D contest suddiviso nelle prime tre serate, e Il Pan Del Diavolo, di cui non so niente ma mi incuriosivano) ma ho già in mano una birra per l’inizio degli Easy Star All-Stars. Non capisco perché il dub-reggae tiri sempre così tanta gente, a me sembra semplicemente una moda che permette agli “alternativi” di dare un senso alle treccine che hanno in testa. Comunque il posto è pieno, anche se si svuota verso la fine e buona parte delle persone danno le spalle al palco, a parte le prime file che ballano le canzoni tutte uguali, soprattutto cover di Pink Floyd, Beatles e qualcos’altro. Bisogna aspettare l’ultima canzone perché il chitarrista la smetta con i “re-sol” in levare e faccia il primo assolo decente della serata donandomi un minimo di soddisfazione. La terza sera invece mi sono perso i Vandemars (gruppo rock-alternativo senese) e i Kultur Shock, che pure sembravano proporre un gipsy-punk balcanico interessante. Mi godo invece tutto il concerto dei francesi Le Peuple De L’Herbe, unica data in Italia. C’era forse più gente della sera prima e in ogni caso più motivata da un gruppo molto propositivo che mischia hip-hop, rap, ska, elettronica, cross-over e chi più ne ha più ne metta. Batteria, basso, synth, tastiere e tre cantanti di cui uno suona spesso la tromba, uno dalla voce black più profonda e il terzo più ferrato nel rap veloce e nella beat-box. Testi in inglesi con pronuncia pulita, spesso orientati verso il tema della legalizzazione della marjuana e ottima capacità di intercambiare stili e ritmi diversi, anche se a mio parere danno il meglio di sé con i pezzi più hip-hop ed elettronici. La serata si chiude poi con l’esperimento della “silent disco” (provato per la prima volta in Toscana durante lo stesso festival edizione 2007) e con un sacco di gente che si lascia incuriosire dalle cuffiette wifi che permettono di essere visti ballare in silenzio come dei deficienti da parte di osservatori esterni più o meno divertiti. Purtroppo mi perdo la serata conclusiva della festa della musica (giunto alla sua undicesima edizione ed inserito tra i quindici eventi più importanti dell’anno all’interno della regione Toscana grazie al lavoro dei ragazzi del collettivo Fabrica) oltre che l’assaggio del proverbiale stinco di maiale coi porcini, ma devo tornare a casa a perdere tempo in maniera più sobria e costruttiva. Per dovere di cronaca il programma di domenica prevedeva Atreio&Sbrolli, Octopus (ottimo gruppo funky che mi capitò di vedere per caso, capitanati dal bassista delle Vibrazioni e da un cantante-sosia di Johnny Depp nei panni di Jack Sparrow) e infine gli Amor Fou, che chiudono un festival variegato e capace di mettere insieme serate interamente gratuite e con gruppi internazionali. Terrò sicuramente d’occhio il programma del prossimo anno. (Federico Pozzoni)