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RADIOHEAD   "Live Arena Civica Milano 18-06-2008"
   (2008)

Forse non il luogo più appropriato per uno dei concerti più attesi della stagione: quello dei Radiohead è stato un successo annunciato, già dal clamoroso tutto esaurito in prevendita. Le dimensioni dell'Arena Civica infatti potevano sembrare dispersive, poco adatte ad una musica molto cerebrale e riflessiva come quella del quintetto di Oxford, che richiede ascolto attento e concentrazione, e non il tifo da stadio di una grande arena. I Radiohead sono comunque riusciti a catalizzare l'attenzione del pubblico, e sono stati pochi i momenti in cui ci si è lasciati andare a battere le mani a tempo o cantare in coro i ritornelli delle canzoni, essendo per altro pochi quelli davvero cantabili. La maggior parte del concerto infatti è appannaggio dei brani della produzione più recente, da “Kid A” in poi, cioè il lato meno pop dei Radiohead. Si inizia puntuali alle 20.45, il sole ancora alto, con “Reckoner”, e per due ore e un quarto il pubblico resta ammaliato dalle composizioni di questi Pink Floyd del duemila, dalle loro sonorità cosi ricercate eppure così apparentemente semplici. Paragone con i Pink Floyd che ritornerà a metà concerto per un brano acustico, solo chitarra e voce, in cui le influenze della musica di Syd Barrett sembrano molto chiare. Il palco completamente immerso in lunghi tubi verticali che illuminano la scena cambiando colore, e gli schermi a lato e fondo palco, scomposti in cinque parti, che riprendono i cinque musicisti, ognuno seguito da una telecamera diversa per tutto il concerto, sono le uniche concessioni allo spettacolo. Gli stessi musicisti non si lasciano andare a gesti clamorosi, assorbiti come sono nell'esecuzione, e il pubblico in fondo sembra seguire solo il cantante Thom Yorke, nei suoi spostamenti, e nelle sue danze psicotiche e scomposte. Ci sono i singoli del nuovo disco “Jigsaw Falling Into Place” e “2+2=5”, come anche brani ormai classici quali “The National Anthem”, e “Idioteque”, fino a “Paranoid Android” che chiude l'ultimo bis e il concerto nel migliore dei modi, per una delle poche band di questi anni che ha davvero cercato di inventare qualcosa di nuovo, spostando più in alto l'asticella del rock. L'unico appunto che si potrebbe fare alla serata, è che le canzoni dei Radiohead sono già perfette così, talmente perfette che inevitabilmente la versione live nulla può aggiungere. Dove uno Springsteen può anche permettersi di scrivere canzoni modeste, sapendo che sul palco, grazie alla sua carica, diverranno inni rock, i Radiohead, nonostante la perizia tecnica e l'appassionata interpretazione, non possono migliorare quelli che sono già i capolavori del rock degli ultimi quindici anni. (Giorgio Zito)