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JAMIROQUAI "Live Monastero di Colonna Trani 03-07-2006"
(2006)
Trani non ha bisogno di pubblicità, è una località di cui ogni pugliese va fiero, indipendentemente da qualunque tipo di rivalità inter-provinciale, per cui se ci dicono che JK suona a Trani siamo disposti ad attraversare anche tutto il tacco, lo spettacolo è in ogni modo assicurato. La location prescelta suggella definitivamente questa tesi. Un monastero che si affaccia direttamente sul mare e un palco enorme all’interno del suo ampio quadrilatero. Un cielo sufficientemente stellato, una luna ancora incerta, una Nazionale a due passi dalla vittoria e un carico di adrenalina da far deflagrare l’intero chiostro. Senza i soliti snervanti ritardi si parte con un ingresso in perfetto stile medicine man. Una rampa tra batteria e percussioni permette al buffo irochese, anche questa sera eccentricamente incappellato, di accogliere la folla in visibilio con uno dei suoi atletici slanci. Il suo abbigliamento colpisce come sempre e questa volta ha deciso di confondere simpaticamente i fan mescolando la sua predilezione per gli indumenti indiani ad un simil poncho messicano. Le intenzioni sono subito chiare. Il pubblico deve solo ed esclusivamente scatenarsi, quindi via i lenti e i pezzi intimisti e vai per quasi due ore con la dance, col funky e con virtuosismi jazzistici firmati Jamiro. Il percorso prescelto parte dalle hit storiche come 'Space Cowboy' e 'Cosmic Girl', e quando annuncia 'Revolution 1993' la gente ai suoi piedi ormai non ha più possibilità di replica. Totalmente sedotta dalla perfezione delle sue corde che arrivano pulite e impeccabili fino ad un cielo che per stasera fa da tetto ad una gigantesca discoteca. 'Little L' e 'You Give Me Something' rinforzano l’atmosfera disco anni 70 ma all’urlo rabbioso di 'Use The Force' si perde nuovamente il controllo e per pochi minuti quasi vien voglia di rotolarsi nel fango. Come sempre JK fa le cose in grande e per i pugliesi astanti, con le sue mosse e i suoi gesti, sembra voler dirigere un’intera orchestra. Si, perché stasera il sound non è assolutamente un limite e quei musicisti alle sue spalle sono l’equivalente di un’orchestra in grande stile con tanto di coriste che sublimano una voce senza dubbio già perfetta. L’ansia e la fierezza per la nazionale italiana a metà concerto prende il naturale sopravvento e senza ancora conoscere quella che sarà l’inaspettata sorpresa della vicina domenica la folla non riesce a trattenersi dall’esibirsi, rifilando persino all’inglese, l’ormai tanto urlato “Poh Poh Poh Poh” (ad oggi sembra non servano più spiegazioni per questo). JK sorride sensibilmente compiaciuto ai fan-tifosi ma la partenza di 'Dance' riporta di nuovo l’attenzione sull’evento che si sta svolgendo; si riprende a ballare di gusto ma il tappeto di bandiere tricolore rimane comunque fedelmente sguainato. Dopo quasi due ore il ferrarista continua a ballare e ad eseguire le sue mossette stile moon walker da un lato all’altro del palco fino a giungere alla chiusura con l’impetuosa 'Deeper Underground'. Senza dubbio questi sono i Jamiroquai che il pubblico preferisce e i Jamiroquai che fanno esplodere di più. Certo forse qualcuno si aspettava almeno qualche attimo in più di dolcezza, magari con 'King For A Day' o con 'Corner Of The Earth', uno di quei pezzi che servono a rendere l’atmosfera ulteriormente suggestiva o semplicemente a riprendere fiato, ma tutto sommato ci si può ritenere pienamente fieri e soddisfatti che almeno una volta il cowboy venuto dallo spazio sia tornato a trovarci. (Benedetta Urbano)