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12/04/2022   VERCINGETORIGE
  ''La mia musica è in totale disaccordo con quelle che sono le tendenze del mercato...''

Dopo l’esperienza decennale come cantante, chitarrista e autore nella band La Madonna di Mezzastrada, Fabio Ripanucci riparte con una nuova esperienza che dà il titolo all’album omonimo: Vercingetorige. Album che comprende sette brani, è un viaggio introspettivo in un connubio di musica elettronica e pragmatica, pragmatismo che si rispecchia nell’ermetismo dei titoli delle tracce di una trasposizione artistica che, a detta di Vercingetorige, “Sono un corollario di rovine ontologiche mai chiare e definite, evocative sia in termini di lirica che di ricerca sonora”. L’album è disponibile su Spotify: https://open.spotify.com/album/7AxkWMAe9A4vpmODb4gkgc?si=8CUq9C3jT-yt7DDpTEru_A.

Benvenuto Fabio. Chi è Vercingetorige? ''Ciao. Il mio Vercingetorige è inscrivibile tra i tanti “perdenti” cantati da De Andrè. La consapevolezza della disfatta e del fallimento è il punto di forza di questo personaggio. Nonostante l’impari scontro, Vercingetorige affronta la Roma di Cesare. La sua disperata azione, dettata da una necessità stringente, lo nobilita e lo eleva a simbolo di libertà e di resistenza. E’ una musica azzardata e difficile quella di questo progetto, eppure era quello che avevo bisogno di fare, la mia necessità di libertà. La densità dei contenuti testuali e sonori è tale che l’ascoltatore medio si distrae dopo venti secondi. Per essere apprezzati i brani devono essere ascoltati almeno cinque volte ciascuno. Con queste premesse a chi si è in grado di arrivare? Come il famigerato capo gallo tenta di frenare l’egemonia di Roma; così il mio Vercingetorige propone una musica in totale disaccordo con quelle che sono le tendenze del mercato musicale che impongono canoni ben precisi di fruibilità''.

In questo tuo primo ep omonimo hai scelto “Comunione” come biglietto da visita per far entrare gli ascoltatori nel tuo mondo. Ci spieghi come mai e ricaduta la scelta su questo brano? ''Ho scelto questa traccia perché è il brano che dà la chiave di lettura dell’intero album. “Comunione” impone il ritmo del paradigma di lettura dell’intero album. Paradigma che è quello del “simbolo”. Leggere la vita come il tentativo costante di interpretare il magma emotivo ed indecifrabile della realtà con mezzi di fortuna mai definitivi e stabili come “ponti di barche”. Il reale, considerato come miscela di soggettività ed oggettività, si amplifica e riverbera nel vissuto psichico individuale e personale, portando con sé la necessità dell’interpretazione. Questo processo “interpretativo” sembrerebbe quasi un’alchimistica, se non magica pratica, atta ad “architettare” un senso profondo del reale. Un reale di cui siamo parte integrante e costitutiva; che è sia il materiale a nostra disposizione che “ponte di comunicazione”. Questo concetto è il filo conduttore dell’intero disco e nello specifico, del brano in questione. Il titolo del brano ha proprio questo significato il mettere insieme la realtà sempre sospesa tra il soggetto e l’oggetto: mettere in comunione. La scelta è ricaduta su questo brano anche perché a mio avviso è la canzone più orecchiabile, ritmata e accattivante dell’album''.

Le influenze musicali che si possono percepire vengono esclusivamente da un mondo che non appartiene alla musica italiana o che almeno, ancora oggi, non sono dominanti in quella contemporanea. Quali sono stati gli ascolti che ti hanno formato o influenzato artisticamente? ''Io sono un grande amante dei cantautori italiani ma per quando riguarda la musica ho sempre prestato orecchio alla scena internazionale. Per questo lavoro ho rubato tanto dall’elettro-music transoceanica, dal post punk ma nello specifico da artisti che sono stati i miei ascolti fondamentali: Nick Cave and the Bad Seeds, Suicide, Fugazi, Einsturzende Neubauten e moltissimi altri. C’è da dire però che in Vercingetorige c’è anche tanto della musica di Battiato, dei CSI, degli Offlaga Disco Pax e di tante altre realtà nostrane''.

Visto la domanda precedente, ci sono delle realtà che consiglieresti di ascoltare? ''Ovviamente tutti quelli sopracitati; consiglierei inoltre i Tinariwen e i The Good Ones, per quanto riguarda la world music che mi appassiona moltissimo. Ci sono i The Idles che sono riusciti a resuscitare in me la voglia di una musica violenta e potente. C’è anche degno di nota, e che in qualche modo ha ispirato il lavoro, un duo dell’underground italiano che porta il nome di Cacao che vi consiglio fortemente di ascoltare''.

Un ep fuori e tanti anni con La Madonna di Mezzastrada. Quali sono stati gli step che ti hanno portato da cantante, chitarrista e autore della band ad un progetto da solista o (passaci il termine) in solitaria? ''Sì, il progetto è letteralmente in solitaria. L’esperienza con la band è stata la mia gavetta vera e propria e mi ha dato tantissimo, ma la gestione interna di una band è qualcosa di misterioso come un matrimonio e scendere a compromessi deve essere la prassi ordinaria. Con Vercingetorige non volevo scendere a compromessi e lasciare totale libertà al momento creativo, senza dovermi sentire obbligato a rendere conto a nessuno nelle scelte degli arrangiamenti, nel sound e su tutte le questioni tecniche a riguardo''.

L’ep è tutta farina del tuo sacco e non ci è passato inosservato che tu sia anche il fondatore de La Cura Dischi. Quanto delle esperienze di etichetta discografica c’è in Vercingetorige? Se ci sono influenze, sono più nella parte artistica o nella parte primordiale di Vercingetorige? ''Considerando che sono circa 4 anni che lavoro sul progetto posso dire che La Cura Dischi e Vercingetorige sono praticamente nati in concomitanza. La Cura ha dato a Vercingetorige quanto quest’ultimo ha dato a La Cura. Sono cresciuti insieme e si sono influenzati moltissimo durante i lavori in studio''.

Non si può non notare una certa disillusione nei testi dei tuoi brani. Da cosa è dovuta? Da una delusione artistica o di una realtà che stenta a far decollare la musica realmente indipendente? ''Io non la vedo come disillusione. Per me è realismo, è un commentario di stati di fatto e non ha nessuna pretesa di giudizio su ciò che è meglio o che è peggio. Chiaramente la realtà che stiamo vivendo negli ultimi due anni avvilisce e getta tinte scure sul futuro ma Vercingetorige è nato prima della pandemia e si domandava in maniera critica sempre “chi sono” e “cosa sto facendo”. Per me il lavoro è solare e gonfio di speranza, una preghiera, un formulario magico per rendermi migliore attraverso l’analisi della mia “anima”. Il disco si conclude con “Luce” che da come si può intuire è tutt’altro che fosco, disilluso o depressivo. Vi ringrazio per avermi concesso di spiegare a grandi linee il mio lavoro che, ammetto, è estremamente complesso, e talmente ricco di sfaccettature che non basterebbero dieci interviste come questa per comprenderlo (lo sto ancora cercando di comprendere anche io). Vi saluto e vi invito ad ascoltare il disco e a lasciarvi cullare dalla nenia e dal mantra. Viva la musica''.