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01/04/2025
ENTEN HITTI
''Molte fedi sotto lo stesso cielo e tutte puntano all’uno...''

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''Sentirsi uguali nelle mille sfaccettature e nelle mille sensibilità identitarie dell’essere umano...''

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01/04/2025   ENTEN HITTI
  ''Molte fedi sotto lo stesso cielo e tutte puntano all’uno...''

Il filosofo fiorentino Marco Vannini, eminente studioso di spiritualità cristiana, curatore delle opere italiane di Maestro Eckhart (1260-1327/1328), “scomodo” esponente di spicco della mistica renana (molti dei suoi scritti furono condannati come eretici) sottolinea l’accezione tendenzialmente negativa del termine mistico, erroneamente inteso come indicatore di religiosi visionari, eccentrici, spesso visti con sospetto dalla stessa Chiesa Cattolica. Per citare solo i nomi più noti, veri e propri giganti della spiritualità cristiana, oltre allo stesso Maestro Eckart: la patrona d’Italia (con San Francesco d’Assisi) Santa Caterina da Siena (1347-1380), Santa Teresa D’Avila (1515 - 1582), San Giovanni della Croce (1542 –1591).

La mistica rappresenta dunque una sorta di alternativa all’Essere nel mondo (per dirla con Heidegger), all’impegno sociale, alla realtà quotidiana? Nulla di più lontano dal vero, come puntualizza Vannini. Anzi, semmai vale l’opposto. Basti ricordare la vita di Santa Caterina da Siena, perfettamente calata nelle vicende del tempo tanto che la sua costante ed eroica azione politica ha influenzato il ritorno nell’Urbe di Papa Gregorio XI (1377) da quello che Dante definiva “l’esilio avignonese”, evento che ha cambiato il corso della storia.

No no cari cybernauti, non avete sbagliato sito, né intendo divagare con vicende riguardanti la Storia della Chiesa medievale (materia per me affascinante), mi sono concesso questa breve nota introduttiva per calarci nel contesto dell’ultimo disco della band che andiamo a intervistare, gli Enten Hitti (Gino Ape: oboe, flauti, xilofono, pianoforte, santoor, voce; Pierangelo Pandiscia: liuto, gong, conchiglie tromba, salterio ad arco, percussioni; Giampaolo Verga, violino Carmen D’Onofrio; voce Jos Olivini, fisarmonica, Hulusi, pianoforte, arpa celtica, table tubes), Ensemble che da anni opera nelle impervie zone della ricerca e dalla sperimentazione, ben lontane dai frastuoni e dai condizionamenti di una produzione musicale mainstream sempre più monocorde e omologante.

Non per nulla quest’ultimo lavoro targato Lizard Records, etichetta spesso artefice di queste meritorie quanto coraggiose operazioni, è dedicato a un tema tutt’altro che à la page, la mistica, in particolare alla rappresentazione in musica di una serie di testi dei “Mistici ribelli” di varia estrazione religiosa (Jalal Ad Din Rumi, Mantra del sutra del cuore, indiani Navajo, testi anonimi occitani, Rotoli del Mar Morto, San Francesco d’Assisi). E la definizione di “ribelle” per un mistico appare tutt’altro che azzardata: tutti i mistici sono in qualche modo ribelli dal momento che entrano in contatto con la dimensione del Trascendente (definita in modo diverso in base alle varie tradizioni spirituali) senza la necessità di mediazioni da parte delle gerarchie (e dunque dal potere) o tutt’al più attraversandole come primo gradino di un percorso spirituale individuale per poi sbarazzarsene (vale nel caso la metafora della scala di Wittgenstein). Allo stesso modo, la “via mistica” smaschera l’azione frenante e i condizionamenti dell’establishment dottrinale, evidenziando nel contempo i limiti della dimensione intellettuale (concettuale) nella ricerca spirituale. E non a caso, sfuggendo al controllo delle ortodossie, i mistici sono spesso motivo di inquietudine per i poteri religiosi che pretendono di avere l’esclusività delle chiavi di accesso al Paradiso.

Tanto premesso, riteniamo che l’ultima uscita discografica degli Enten Hitti (ma potrebbe valere anche per le loro precedenti produzioni) vada ben oltre l’ambito musicale, configurandosi come una operazione culturale a tutto tondo che merita la massima risonanza, tanto più in un periodo oscuro come quello che stiamo attraversando, periodo dominato da un dilagante depauperamento simbolico e crisi valoriale unitamente ad una pervasiva solitudine, autentico paradosso dell’attuale “società signorile di massa” (per dirla con l’omonimo saggio di Luca Ricolfi, La Nave di Teseo, 2019), iperconnessa e globalizzata. Finalmente veniamo a noi. Abbiamo re-incontrato Pierangelo Pandiscia.

Ciao Pierangelo e ben tornato su Music Map. Eh già, bentornato essendoci già incontrati in occasione della uscita di ''A tutti gli uragani che ci passarono accanto'' (2020, https://www.musicmap.it/interviste/new.asp?id=556). Rinfrescherei comunque la memoria dei nostri lettori rivedendo le principali tappe del vostro progetto-percorso artistico... ''Direi che abbiamo una certa età… nel 1996 pubblichiamo il primo disco “Giganteschi Pagliacci del mondo solare”, che viene ripubblicato con piccole aggiunte da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni nel '97. Già a quel tempo la traiettoria è definita: Siamo da altre parti. Elettronica, Melodie modali, suggestioni etniche, poesia sonora, atmosfere sospese, canzoni immaginifiche, evocazioni, incantesimi, riti. Lontani dallo spettacolo. E cosi abbiam proceduto con altri dischi: “Musica Humana”, “La solitudine del sole”, “Fino alla fine della notte”, “A tutti gli uragani che ci passarono accanto”, “Via Lattea” ed ora “Mistiche ribelli”. E a lato decine di collaborazione con altri musicisti e partecipazioni a compilation internazionali. Ma il succo resta la dimensione dal vivo. Li cerchiamo di andare oltre la classica forma di concerto. E allora abbiamo sperimentato le “Notti dei sogni” (concerti rituali dalla mezzanotte all’alba), i concerti nel buio assoluto, i labirinti sonori, le passeggiate musicali, in concerti in acqua, i reading di poesia sonora. E poi le interazioni con la danza, il teatro, i video d’arte…''.

E dunque veniamo all’oggi, ovvero ai nostri (posso dire amati?) “mistici ribelli”. Inizierei dal soggetto (oceanico!) per poi approfondire la musica, non dimentichiamolo, sempre e comunque protagonista della produzione discografica. Sulle tematiche da voi trattate in questo disco, mi sono dilungato forse fin troppo nella nota introduttiva, ma non posso non togliermi il classico sassolino dalla scarpa aggiungendo, anche a costo di apparire (o essere?) prolisso (e nel caso chiedo venia al lettore) quanto vado a dire. Mentre le diatribe dottrinali fra le diverse religioni basate sul concetto, troppo spesso (e in particolare nei monoteismi) con pretesa di ritenersi detentori della Verità (nota la maiuscola), magari da imporre agli altri (e la storia ci rivela quali e quanti disastri ha comportato questa pretesa e quanto purtroppo serpeggi in forma più o meno esplicita tutt’oggi), dividono, la tradizione mistica, basata su altre vie (intuizione, ascesi, esperienza diretta), come sottolineano numerosi studiosi, tende all’opposto in quanto prolifico terreno di condivisione interculturale centrato sull’esperienza del Trascendente, seppure raggiunto con diversi itinerari. La mistica si pone pertanto come ambito ideale per costruire un efficace dialogo inter-religioso che se confinato esclusivamente alla sfera concettuale raramente produce risultati positivi e talvolta finisce per alimentare conflitti mai sopiti. Insomma, il sadhu induista, il monaco buddista o benedettino, i sufi, i dervisci ruotanti, i mistici ebraici e via di seguito (potremmo continuare citando tutte le tradizioni del globo ma soprassediamo per ovvi motivi di spazio) sul piano dell’esperienza concreta del divino hanno molto più in comune rispetto a qualsivoglia dibattito accademico. Non so se e quanto puoi-potete riconoscervi in queste mie riflessioni; considerale eventualmente solo come un input per descriverci i motivi ispiratori e, perché no, i vostri vissuti, riguardanti la nascita e la realizzazione di “Mistiche ribelli”... ''Molte fedi sotto lo stesso cielo e tutte puntano all’uno. Cosi posso sintetizzare. I mistici che abbiamo in testa sono dei folli di Dio. Persone che cercano. Che vanno all’essenza. Oltre i dogmi. Oltre le religioni. Oltre i poteri costituiti. Oltre le maschere della civiltà. Eremiti gioiosi. Immersi nella bellezza dell’universo. La scelta dei testi è avvenuta per puro caso. Per chiamata. Cosi L’uomo di Dio di Jalal ad -don Rumi dialoga con il cantico delle creature di San Francesco. Frammenti esseni dei Manoscritti del Mar Morto danzano con il mantra del sutra del cuore della tradizione buddista. E solitario un eretico cataro occitano canta su una rupe di Provenza…''.

Ed ora la musica. Da grande estimatore di Battiato, artista che ho sempre seguito fin dalle sue prime produzioni (non esito a definirlo un genio sotto tutti i punti di vista), ancora prima di inserire il vostro CD nel lettore, leggendo il libretto (stile sobrio, pastello, su sfondo giallo, perfettamente in armonia con i contenuti), scontate la vicinanza delle tematiche e delle atmosfere sonore di marca avanguardistica (ti pare?), mi è balzato l’occhio, con massimo piacere, sulla partecipazione come ospite del suo storico percussionista (ricordiamolo, presente fin dal periodo della sperimentazione elettronica dei primi Settanta) Gianfranco D’Adda. Non credo proprio che sia nel vostro disco per caso, anzi, direi proprio calato a pennello. Dico bene? E mi pare che la stessa cosa possa valere per gli altri ospiti presenti… ''Nulla è per caso. Un paio di anni fa con Vincenzo Zitello e Gianfranco d’Adda abbiamo creato una performance elettronica minimale con alcuni strumenti arcaici e le percussioni di Gianfranco dedicata a Franco Battiato. Un omaggio alla sua fase sperimentale. Questa performance, completamente improvvisata dal punto di vista musicale e con frammenti di voce di Franco su temi “spirituali” è stata replicata presso la “cattedrale luminosa” di Carnate, lo Spazio 21 di Lodi e il Cinema Teatro di Ranica (Bergamo) con il titolo “Il Mistico Ribelle – Mundus erat Mundus” (dal distico di Alfano di Salerno). Così uno dei primi dipinti di Franco (il mistico ribelle) e il testo di Alfano ci hanno ispirato. Riporto anche qui quel testo che trovo ricchissimo, nella sua essenza. MUNDUS ERAT MUNDUS. MUNDUS CUM MUNDA CREARE. HORA EST NOS DE SOMNO SURGERE. INTRA IN CUBICULUM MENTIS TUAE (Il mondo era puro, puro mentre creavi le cose pure. Adesso sta a noi svegliarci, ma sempre all’interno della tua mente)''.

Sul piano prettamente musicale ''Mistiche Ribelli'' conferma a grandi linee la scelta di avvalervi di una variegata strumentazione acustica, di matrice classica, etnica e perfino storica, che vanno a comporre un sound caratteristico, originale, ritagliato su misura per l’argomento trattato. Non posso che limitarmi agli aspetti generali, dando a te il compito di suggerirci alcune coordinate delle scelte musicali che vi hanno orientato (e dunque avete realizzato) per tradurre in musica i testi dei “Mistici ribelli”... ''Musicalmente “Mistiche ribelli” è basato sulla ripetizione. La ripetizione è la formula dei mantra. In qualunque tradizione. Ad ogni latitudine. Cosi siam partiti da cellule melodiche, ritmiche, armoniche che vengono ripetute sostanzialmente senza modulazioni. E progressivamente arricchite da suoni, timbri per dare colore specifico ai vari brani. Cosi in “L’uomo di Dio” che è basato su un testo di Rumi abbiamo inserito il santoor (uno strumento a corde percosse di origine persiana). In “carne della stessa carne” basato sul mantra del sutra del cuore abbiamo utilizzato un gigantesco Satya Gong nepalese. Ne “Le consolazioni delle ninfee” con testo di anonimo occitano del XII secolo, abbiamo utilizzato un salterio ad arco trattato e un liuto. In “Oreade” caratterizzato dal recitativo di Ilaria Drago del Cantico delle creature di San Francesco abbiamo usato flauti etnici ed antichi. Nel “Mantra delle onde”, uno dei brani con testi nostri, abbiamo cercato un suono di pianoforte da “pianista sull’oceano”. Il canto di Carmen D’Onofrio e, in un caso, della leggendaria Dorothy Moskowitz Falaski degli United States of America mantiene il filo rosso di tutto il disco''.

Bene Pierangelo. Dopo questo nostro fugace volo d’uccello sugli insondabili abissi dell’animo (anima?) umano(a) guidati dalla nostra amata Mus(ic)a, ben consapevoli di poter fare, tutt’al più, solo come “nani sulle spalle dei giganti” (riprendo il noto detto di Bernardo di Chartres, XII secolo), lascio a te il microfono per indicarci le vostre prossime tappe (presumo soprattutto concerti e/o performance teatrali) per congedarti dai nostri cybernauti… ''Certo, nei prossimi mesi un po' di concerti “abissali” li andremo a fare. C’è molto in ballo. Chiese remote e luoghi dello spirito. Da definire proprio in questi giorni. Dal Festival Biblico al Festival Francescano, da Mantova Letteratura ad angelica. Quello che oggi è fissato è il 23 maggio a Milano al Centro Internazionale di Quartiere. Il 31 maggio al Festival Atmosfere di Anguillara Sabazia (lago di Bracciano). A metà agosto al Festival della pietra di Bergolo, il 20 le Passeggiate poetiche nel Parco del Circeo, il 30 al Castello di Urgnano per Experimenta Festival e poi via via tutto il resto. Fra settembre ed ottobre uscirà un altro progetto discografico fatto con il percussionista e ricercatore etnomusicale Antonio Testa. Un lavoro interessante fra ambient, suoni della natura ed elettronica. Poi un’altra cosa la posso anticipare. L’anno prossimo ricorre il 30 anniversario della nostra attività musicale. Credo proprio che faremo una festa a Milano in cui raggrupperemo un bel po' di amici musici che hanno avuto a che fare con noi… a presto dunque!!!''. (INTERVISTA DI MAUROPROG)