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22/11/2024
09/02/2022 NODO GORDIANO
''La trasformazione fa parte di ogni percorso autenticamente creativo...''
Abbiamo intervistato Andrea De Luca, polistrumentista e membro fondatore dei Nodo Gordiano, band romana fra le principali protagoniste del ritorno in grande stile del rock progressivo in Italia con sei dischi in attivo, l’ultimo dei quali ''H.E.X.'' è da poco uscito con Lizard Records (dicembre 2021), l’etichetta con cui avevano esordito nel 1999.
Benvenuto in Music Map Andrea. La vostra formazione risale agli anni Novanta, decade decisiva per il ritorno in grande stile di uno dei filoni musicali maggiormente rappresentativi dei Seventies, il rock progressivo. Vuoi descriverci sinteticamente come è nato il Nodo Gordiano e (domanda di rito ma credo utile al lettore) quali ritieni siano le vostre principali influenze? ''Il Nodo Gordiano nasce come incontro tra giovani musicisti appassionati di improvvisazione e sperimentazione rock, il terreno comune lo abbiamo cercato agli inizi partendo da riproposizioni di classici che tutti noi amavamo di band come Genesis, King Crimson, Area, Pink Floyd, Banco per poi cimentarci in una proposta più personale, che comunque aveva come matrice il nostro comune background. Gli anni Novanta sono stati un periodo di grande fermento ed entusiasmo, anche al di là della musica cosiddetta “progressive”, è stato molto bello poterli vivere in prima persona come musicisti ventenni''.
Colpisce la pregnanza semantica del nome, che rimanda al leggendario gesto di Alessandro Magno indicante il modo energico, quasi drastico, con cui si risolve un problema complesso e intricato. Mi verrebbe da chiedermi-ti se c’è una qualche attinenza con la vostra musica… Nomen omen? ''Questa domanda mi fa sorridere, ricorre spesso... in verità non c’è stata una forma di premeditazione nel voler arrivare a significati reconditi. Quando nel 1994 ci siamo messi a discutere in merito al nome, ognuno ha portato le proprie proposte ed ai voti ha prevalso quella del nostro primo tastierista, Fabio D’Andrea, perché ci sembrava originale e misteriosa, quindi ideale per un progetto come il nostro. Qualche tempo dopo è apparsa anche una band con lo stesso nome in inglese, e ci divertivamo nel rivendicare la primogenitura''.
Nel vostro nutrito curriculum spicca una prestigiosa collaborazione con una delle massime icone del prog italiano: il Banco. E nel vostro primo album c’è un certo Alessandro Papotto con i suoi incantevoli fiati… ''Sì, è vero, l’incontro con il Banco è stato molto importante perché ci ha permesso di ottenere maggiore visibilità e di godere della compagnia di musicisti e persone deliziose ed affabili. Poi è nata l’idea dello special TV per la Rai, nel quale il Banco presentava noi e i Divae come nuove leve del rock progressivo romano, così come la possibilità di suonare dal vivo insieme. Nel nostro archivio ci sono versioni affascinanti di alcuni loro classici in formazione estesa, ricordo in particolare una registrazione de “La conquista della posizione eretta” con Francesco Di Giacomo alla voce e Rodolfo Maltese alla chitarra in una Festa della Primavera vicino Roma. Il rapporto tra il Banco ed Alessandro poi è diventato qualcosa di più sostanzioso, arrivando a coinvolgerlo nella band in pianta stabile''.
La vostra discografia, che registra una cadenza circa quadriennale, presenta significative differenze stilistiche (grafica compresa) fra un album e l’altro. Intendiamoci: non è affatto un difetto, anzi! Questa varietà può essere in parte attribuibile ai cambi di formazione o, come presumo, (anche) ad altri fattori? ''Personalmente credo che la trasformazione faccia parte di ogni percorso autenticamente creativo. In merito a questo ci sono diverse scuole di pensiero, per alcuni progetti ripetere la stessa formula aiuta a creare nel tempo un seguito di pubblico che si identifica appunto nella formula stessa. Per il Nodo Gordiano, invece, la priorità è cercare di spiazzare o quanto meno sorprendere anche chi segue la band da decenni. Per noi è stimolante provare a sondare terreni ancora non esplorati nel nostro passato, pur conservando un approccio sperimentale e slegato da logiche commerciali. Tutti gli approcci sono legittimi, perché c’è musica per tutti''.
Sempre a proposito di discografia, esordio con Lizard Records e rientro “all’ovile” nel 2020 con ''Sonnar''… ''Loris Furlan della Lizard è un appassionato di musica ancor prima di essere un editore. Non ha mai nascosto la sua stima ed ha quel sano entusiasmo di chi insegue il proprio gusto più che la considerazione altrui, oppure le logiche e le dinamiche che esistono perfino in un settore di nicchia come quello del rock progressivo. Inoltre condividiamo anche delle visioni più generali riguardo al modo di fare musica, quindi per un progetto come questo è la persona ideale''.
Veniamo ora a ''H.E.X.''. Sono rimasto colpito dal video suggestivo (e molto bello) abbinato a ''Kou'' (non a caso dal 2020 entra in formazione Davide Guidoni, noto polistrumentista, nonché apprezzato artista grafico), ma non voglio certo limitarmi a questo, quanto prenderlo come spunto per avere qualche coordinata del nuovo disco… ''Il nuovo disco è, appunto, il tentativo di realizzare una cosa nuova rispetto al già fatto dal Nodo. Quando nel 2015 ho iniziato a registrare del materiale con Davide era già nell’aria il desiderio di fare un lavoro strumentale centrato soltanto su una o due composizioni. Da una parte volevamo recuperare il gusto dell’ascolto per l’ascolto, sfuggendo al tipico schema radiofonico introduzione-tema-strofa-ritornello-assolo-finale più o meno ricombinato, dall’altra cercare di continuare la caratteristica del racconto per immagini già tentato in altre composizioni del Nodo. Così mi è venuta l’idea di utilizzare il metodo delle tre monete per estrarre dall’I-Ching due esagrammi, uno per me ed uno per Davide, che ciascuno potesse interpretare in base al proprio personale gusto, vissuto e patrimonio tecnico e di scrittura in composizioni di pari durata. ''Sonnar'' è invece capitato in modo improvviso e non programmato, quindi l’album pensato anni fa come quinto è poi diventato il sesto''.
Risponde anche Davide Guidoni: ''Come detto in precedenza da Andrea, abbiamo utilizzato il Libro dei Mutamenti a scopo divinatorio, cercando un responso che fosse inerente alla nostra sfera personale. Il risultato della mia ricerca si è materializzato nell’esagramma 44, ''Kou'' appunto, in cui il potere della seduzione femminile si insinua lentamente, il “farsi incontro” di questa figura con le sue lusinghe prende il sopravvento, diventando una minaccia reale. Credo che il video di ''Kou'' racconti appunto questa fase. Cercare di musicare un responso è stato molto stimolante, e ho trovato questa idea molto “progressive”, inteso come approccio alla materia ispiratrice primaria. “H.E.X.” è un disco totalmente differente dai precedenti del gruppo, sia per le composizioni, sia per l’intento con cui esse sono state create''.
Viviamo in un'epoca dominata da una insana accelerazione dei ritmi legata anche alla cosiddetta “rivoluzione digitale”, fattori ben lontani dall’“anima” del progressive, intendendo con questo impegnativo termine uno degli elementi fondativi e costitutivi del genere da noi più amato, al netto delle trasformazioni succedutesi nelle sue cinque decadi di vita, vale a dire la complessità delle strutture musicali che (per fortuna, aggiungo!) richiedono una modalità di fruizione non certo assoggettabile alle implacabili logiche mercatistiche dell’obsolescenza programmata (Latouche docet) tipiche delle produzioni pop-oriented, prevalenti (per non dire pervasive), nei media mainstream. Last but not least, siamo proiettati da un paio d’anni in un tunnel pan(info-sin)demico che, fra gli innumerevoli problemi che ha comportato, comporta anche una forte contrazione delle attività live. Come state vivendo tutto questo? ''E’ vero che negli ultimi decenni c’è stata una straordinaria accelerazione del progresso tecnologico, che ha profondamente trasformato le modalità di fruizione e forse la stessa funzione culturale della musica, però mi piace pensare che al di là delle trasformazioni e dei condizionamenti restino sempre gli uomini, considerati non come insieme indifferenziato ma come individui. Sono sempre le scelte individuali a caratterizzare i percorsi, secondo me. Il mondo contemporaneo offre anche possibilità prima impensabili per chi vuole fare musica, come ad esempio poter disporre di strumenti ed attrezzature di qualità elevata a prezzi irrisori rispetto, ad esempio, a quando ho cominciato a suonare. Questo è un privilegio straordinario. Quindi preferisco spostare l’attenzione sugli individui piuttosto che sulle condizioni esterne, anche perché condizionamenti e limiti sono sempre esistiti nelle società, in ogni tempo. Personalmente credo che a fare la differenza siano sempre stati la curiosità, l’impegno, l’entusiasmo... insomma, la qualità con cui ciascuno veste il tempo che ha a disposizione. La contrazione delle attività live è una delle tante contrazioni a cui siamo stati sottoposti nelle nostre dinamiche relazionali già assai prima della pandemia, ammesso che per attività live si intenda qualcosa di differente dall’uscire per andare a bere in un locale mentre un juke-box umanoide malpagato esegue un repertorio per nostalgici imitando dei modelli preconfezionati in modo più o meno accurato''.
Bene Andrea, nel ringraziarti, con la band, della disponibilità, a te l’ultima parola per indicarci le prossime mosse del Nodo Gordiano e per rivolgere un saluto a nostri naviganti… ''Qualcosa bolle già in pentola, ma non vorrò certo privare del piacere della sorpresa gli amici del Nodo Gordiano... in fondo ci apprezzano per questo. Un grazie a te Mauro per la chiacchierata ed un saluto a tutti gli amici di Music Map, che spero di non aver fatto annoiare! (MauroProg)