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19/05/2014   SUNNEVA
  Come partire dall'hardcore per approdare a sonorità levigate e rarefatte...

Più che un gruppo, Sunneva è un progetto coordinato da Stefano Pellone: sonorità levigate e rarefatte che sorprendono viste le tue origini, a base di hardcore… L’immaginario e il folklore nordeuropeo sembrano essere il principale orizzonte di Sunneva: si tratta di una fuga dal clima partenopeo, una tua passione o altro? ''Una naturale propensione per certe atmosfere, e l'interesse che da sempre coltivo per la forma canzone, mi hanno spinto a scegliermi una scena musicale d'adozione, come quella indie folk ed elettronica nordeuropea (Seabear, Ólafur Arnalds, Amiina, Efterklang, Agnes Obel per citarne alcuni). Questo non mi ha impedito naturalmente di amare tanti talenti d'oltreoceano. Negli anni poi, via via che il furore dell'hardcore sbolliva e la distorsione sulla mia Brunetti diminuiva gradualmente, ho imparato ad apprezzare la bellezza di certe canzoni scritte in italiano, e non è escluso che prima o poi non provi anche io a comporre nella mia madrelingua''. Il titolo non passa inosservato: perché ''We Are Trees''? ''Il testo dell'ultimo pezzo del disco, che è anche la title track, racconta di un uomo che vive nei boschi e che ''è come un albero raro, perchè i suoi giorni sono foglie al vento e la sua speranza un fiore che sboccia, il suo amore una radice selvaggia che lo nutre di nuova luce, le sue ferite sono frasi intagliate, le sue ferite sono cuori intagliati''. Il legame tra uomo e natura è centrale in questo ed altri brani che contengono un'esortazione a tornare ad una specie di stato naturale fondato sul rispetto piuttosto che sulla dominazione. Il rispetto che alcuni popoli mostrano per la terra che li ha generati dovrebbe offrirci un'importante spunto di riflessione. Nell'immaginario di Sunneva gli alberi non sono tanto diversi dagli uomini, come non lo sono gli animali; ciascun albero, a ben vedere, è diverso dall'altro ma tutti sono soggetti alle stesse leggi e a vivere secondo cicli. Per la stessa logica un bosco è qualcosa che vive e vibra ed ha un'anima come succede a qualsiasi società umana''. Come nasce solitamente un brano di Sunneva? ''In genere le canzoni di Sunneva nascono nottetempo da un giro di chitarra, ukulele o altro strumento a corde accompagnato da una linea vocale. Butto giù numerose bozze contemporaneamente, ma solo le idee migliori, come per una sorta di selezione naturale, sopravvivono nella memoria e prima o poi riemergono per diventare canzoni vere e proprie. Sono convinto che le buone canzoni siano dentro i musicisti in attesa di essere pescate già complete di tutta la musica, le parole e quant'altro. Certe volte sei più ricettivo e riesci a cogliere tutto questo senza sforzo. In altri casi è necessario un lavoro più ragionato, diciamo scientifico, sul pezzo per farlo funzionare''. Una peculiarità della vostra musica è l’utilizzo di diverse fonti sonore, acustiche, elettriche ed elettroniche: qual è il vostro segreto per ottenere una “convivenza pacifica” di questi elementi? ''Non abbiamo un segreto, né una regola. Ci interessa sperimentare senza preconcetti, condurre una ricerca senza stabilire nulla a priori. Quando vari suoni di diversa fonte, da quelli acustici a quelli elettronici, passando per rumori d'ambiente e campionamenti vari, riescono a fondersi in maniera funzionale ad esprimere una certo mood, allora il risultato può essere molto interessante. Chitarre elettriche ed acustiche, ukulele e guitalele, basso elettrico e contrabbasso, batteria acustica e beat elettronici, archi e pianoforte, samples presi dai dischi e dal web, un uso spinto di virtual plugins insieme a stompboxes ed effetti analogici tra i più bizzarri... nel disco c'è tutto questo ed altro ancora''. La musica di Sunneva ha un fortissimo legame con immagini e visioni: nell’economia del progetto la grafica di Rinedda ha un ruolo decisivo. ''Rinedda (Rino Sorrentino) è riuscito, grazie alla sua incredibile sensibilità, a tradurre visivamente l'anima di Sunneva a cogliere l'intima essenza di questo progetto e ad aggiungervi il suo personale e prezioso contributo. Dal momento in cui, anni fa, mi imbattei nelle sue illustrazioni, seppi che doveva essere Rinedda a 'disegnare' Sunneva''. Hai citato dichiaratamente dei riferimenti precisi per Sunneva, dai Sigur Ros a Bon Iver: in quali termini tali nomi ti hanno influenzato? ''Sono sempre stato molto selettivo negli ascolti. Sono il contrario di coloro che affermano di ascoltare 'un po' di tutto'. I nomi che hai citato sono indubbiamente importanti riferimenti per me ma i dischi che mi hanno formato sono certamente precedenti... se dovessi indicarne tre direi ''No control'' dei Bad Religion, ''Repeater'' dei Fugazi e ''Blissard'' dei Motorpsycho. Penso che oggi parlare di genere sia anacronistico. Quello che risulta facilmente classificabile raramente mi interessa, ma se dovessi scegliere una sonorità che più delle altre fa vibrare le mie corde direi che è il folk, soprattutto quando riesce a sposarsi (e sporcarsi) con l'elettronica o il post-rock. Oggi tendo a giudicare lo spessore di un musicista più dal live che da quello che mi arriva dal disco. Alcuni live sono esperienze uniche ed indelebili nel cuore e nelle orecchie... tra i miei preferiti degli ultimi anni: Patrick Watson, Bon Iver e Anthony and the Johnsons''. Per quale motivo un regime di autoproduzione e la scelta di Creative Commons? ''Da quando internet ha alterato ogni equilibrio in fatto di circolazione dell'informazione e rivoluzionato il concetto di proprietà intellettuale, il meccanismo di tutela offerto dalla Siae appare assolutamente obsoleto. La legge a cui fa riferimento risale addirittura al 1941. I criteri di ripartizione economica sono favorevoli solo ad alcuni autori considerati maggiori, e i costi legati alle produzioni discografiche e ai live diventano insostenibili per i più. Al contrario il copyleft consente agli autori di disporre liberamente della propria arte; le licenze Creative Commons, che si basano sul principio di 'alcuni diritti riservati', consentono di personalizzare il grado di tutela del proprio lavoro e, personalmente, ritengo siano più aderenti all'idea di condivisione e cooperazione che è alla base di internet''. Sunneva è un progetto napoletano, i cui musicisti militano anche in altri gruppi: qual è lo stato di salute della musica a Napoli oggi? ''A Napoli c'è molto talento e creatività, ma poche strutture e possibilità. Come in molti altri campi si tratta di un patrimonio enorme che non viene valorizzato, e anzi il più delle volte fa fatica ad emergere. Sul disco sono presenti molti musicisti della scena Jazz (Jack D'Amico, Ron Grieco, Marco Castaldo), di quella indie (Luca di Maio fondatore dei rimpianti Insula Dulcamara) ed elettronica (Fabrizio Somma, in arte K-Conjog). La formazione attuale di Sunneva invece attinge più alla scena rock: Massimo Manzo, Michele Bifari e Claudio Manzo che hanno a lungo militato nei DasAuge e Francesco Bordo cha ha anche un progetto personale chiamato Nasov. Il progetto corale diventa vera e propria band per i concerti: che differenze ci sono tra Sunneva in studio e sul palco? ''Quella che era un idea di un singolo (benchè condivisa poi da tanti) oggi è una realtà strutturata come vera e propria band grazie al contributo dei musicisti citati poc'anzi. Sunneva dal vivo trova una completezza ed un immediatezza rinnovate, proponendo, insieme a quelli del disco, diversi brani nuovi arrangiati differentemente a seconda della location. Ci proponiamo in set ridotto elettroacustico oppure con la line up estesa composta da sei elementi. Inoltre ci piace raccogliere nuove sfide e per questo stiamo preparando un live decisamente più rock adatto ai piccoli club ed una performance di musica, danza e scultura perfetta per spazi più simili a gallerie ed atelier''. Cosa ti aspetti da questo disco? ''Non mi aspetto niente, ma mi piacerebbe riascoltarlo tra una manciata di anni e pensare di aver scritto qualche buona canzone''.