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03/09/2021   POPFORZOMBIE
  ''Le cose piccole ci piacciono, proteggono i confini delle cose più importanti...''

I Popforzombie sono un gruppo di Torino, formatosi nel 2016 dalle ceneri dei Subà e Moivo. All’attivo hanno un e.p. e due album, compreso il nuovo “Cose piccole” del quale parliamo in questa intervista con la band.

Benvenuti. Il collettivo prende forma un lustro fa e già l’anno dopo esordite con l’album omonimo, centrando subito il primo posto della classifica RadioAirPlay FM. Un inizio col botto, direi… e poi cosa è successo fino ad oggi? ''Dopo il primo album del 2017 e il relativo tour promozionale ci siamo presi un po’ di tempo per capire che tipo di musica volevamo fare. Un po’ come tutti anche noi vorremmo sempre evolverci in meglio e per questo motivo abbiamo iniziato ad incontrarci con Max Casacci, con cui abbiamo scelto dei nuovi pezzi da produrre. Ne è venuto fuori un primo EP di quattro pezzi la cui data di presentazione ha coinciso, purtroppo, con il primo giorno di restrizioni Covid in Italia. Quel concerto è saltato, e poi tutti i successivi. E poi è saltato tutto il resto. La pandemia ha cambiato il programma, il nostro come quello di tutti''.

“Cose piccole” ha preso forma nel lockdown, dimostrando una vena compositiva che, talvolta, assume aspetti non dico minori ma da rispettabili outtakes. E’ questo, forse, il piccolo segreto per la bella riuscita dell’album? ''Forse sì. Quella della raccolta di outtakes è stata la prima idea che abbiamo avuto. Volevamo fare qualcosa di intimo. Abbiamo lavorato silenziosamente, isolati, tra noi e per noi, escludendo da subito tutti i pezzi pop-rock, che non avremmo potuto suonare insieme in quel momento. Abbiamo cominciato a selezionare alcune canzoni scritte prima della pandemia e a lavorarci. Poi durante il lockdown ne son spuntate altre, come ''Canzone Sciocca'', che inevitabilmente parlano in modo più diretto del momento che stavamo vivendo. Insomma l’idea era di fare una sorta di raccolta, una selezione, appunto, di “cose piccole”. Le cose piccole ci piacciono, ci sembra che in qualche modo proteggano i confini delle cose più importanti''.

Rispetto al passato, questo lavoro si dimostra meno muscolare, seppur conservando un impatto testuale deciso ed appassionato. E’ stata una scelta spontanea o ragionata? ''E’ stata una scelta naturale. Eravamo chiusi in casa, non ci potevamo incontrare e registrare la sezione ritmica era impossibile. Abbiamo cominciato a sviluppare canzoni acustiche e cantautoriali lasciando un po’ in disparte quelle più da “band”. Ci siamo quindi messi a lavorare sulle quelle demo “casalinghe” che normalmente uno fa per proporre i brani agli altri componenti del gruppo. Bozzi è un patito di strumenti acustici e nelle demo tende ad utilizzarli parecchio. Fausto ha deciso di approcciarsi alle sue demo con un’ottica più da produttore che da chitarrista, inserendo molti beat elettronici e synth e lavorando un po’ per stratificazione, con scambi continui di files e di idee. Il suono alla fine si è evoluto quasi per necessità. Il fatto è che quando si suona insieme, in sala prove, in genere tutto diventa più elettrico e, appunto, muscolare, e di conseguenza i pezzi più cantautoriali vengono un po’ messi da parte. O diventano qualcos’altro. Questa volta è successo il contrario: molte delle tracce acustiche originali, che solitamente vengono tagliate, sono rimaste nel disco''.

Tanti gli ospiti speciale in carnet. Da Flavio F (Delta-V) Ferri a Tommaso Cerasuolo (Perturbazione) ad Andrea Chimenti (Moda) ed altri. Per ognuno di loro, qual è stato il prezioso additivo apportato ai brani? ''Non avevamo mai fatto featuring prima d’ora. Probabilmente è stata una reazione alla solitudine dell'isolamento casalingo nella quale è nato l’album. Non potendo muoverci noi, abbiamo mandato in giro le canzoni. Che almeno loro si muovessero un po’… Abbiamo lasciato a tutti piena libertà di interpretazione, e i risultati sono stati sorprendenti. Tutti hanno aggiunto qualcosa e, paradossalmente, da una situazione di chiusura è uscito il nostro album più “aperto”. Flavio Ferri dei Delta V, conosciuto tramite la nostra casa discografica, ha cantato le sue parti da Barcellona, quando abbiamo sentito la prima volta la sua voce cavernosa sul pezzo siamo rimasti sconvolti! Ha regalato molto al pezzo. Andrea Chimenti lo abbiamo chiamato per sbaglio, non avremmo mai avuto il coraggio di contattarlo, pensavamo avesse scritto una recensione su di noi e così ci siamo proposti... ma in realtà non era stato lui. Una figura di merda che si è rivelata però preziosa perché il pezzo gli è piaciuto molto. La sua partecipazione ci onora davvero. Con Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione siamo invece riusciti ad incontrarci di persona, in uno dei pochi momenti di "rilassatezza Covid”. Ha contribuito molto al pezzo, proponendoci lui i controcanti, e abbiamo trovato grandi affinità artistiche ed umane. Il pomeriggio passato con lui è stato davvero prezioso. La sua e quella di Cosimo Malorgio degli "Assist" sono state le uniche registrazioni “condivise”, le uniche in cui non eravamo da soli, chiusi in casa. Cosimo, Davide Tosches e Leonardo Laviano dei "Lastanzadigreta" sono amici con cui abbiamo più volte condiviso i palchi negli anni passati, e che stimiamo particolarmente. Li volevamo a tutti i costi con noi per non sentirci troppo soli''.

Tra i tre singoli estratti mi ha colpito in particolar modo (oltre al duetto con Cerasuolo in “Canzone sciocca”), “400 P.P.M.” nel quale la voce profonda e confidente di Flavio Ferri suona l’allarme per il limite di sopportazione dell’inquinamento sulla Terra. Ma può essere interpretato, forse, anche come soglia-limite del nostro mondo interiore? ''Le 400 Parti Per Milione rappresentavano, qualche anno fa, la soglia invalicabile di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. Oltre questa soglia il cambiamento climatico sarebbe stato irreversibile. La soglia, come noto, è stata superata ormai da anni... La canzone non è tanto un pezzo di denuncia, o un’allarmata invettiva, è più che altro un pezzo venato da un doloroso sarcasmo e da un po’ di amarezza e di consapevolezza dei propri limiti personali. Dovremmo fare qualcosa, lo sappiamo tutti, e dovevamo farlo già da un po’, e segretamente vorremmo ci fossero soluzioni immediate, semplici e comprensibili, ma molto probabilmente non esistono. Una certa analogia tra il disfacimento del mondo in cui viviamo e ciò che accade intimamente all’interno di ognuno di noi, all’interno del “nostro” mondo interiore insomma, per noi in effetti esiste''.

Mi incuriosisce il vostro nome, come se foste rinati dai vostri trascorsi musicali per dedicarvi basilarmente solo a ciò che ora vi piace suonare davvero. Supposizione errata? ''Ci hai preso abbastanza. C'è un po' di ironia nel nome della band. Abbiamo tutti un trascorso musicale nella Torino degli anni '90. Ai tempi eravamo giovani e ci sembrava di "cavalcare l'onda". Tanti amici, tanto divertimento e tanta musica leggera. Quando dopo vent'anni ci siamo ritrovati per formare di nuovo un gruppo tutto intorno a noi era cambiato. O magari eravamo cambiati noi. Ci siamo sentiti come dei piccoli zombie che suonano musica per altri zombie, dopo che una qualche apocalisse musicale, che non abbiamo mai pienamente compreso, aveva spazzato via il mondo che conoscevamo''.

Con l’e.p. del 2019 comincia la fattiva collaborazione col Subsonica founder-producer Max Casacci. Il suo apporto vi ha impreziosito in quali aspetti: sul suono, sugli arrangiamenti, sulla concettualità di band o cos’altro? ''Lo studio Andromeda di Max Casacci è la nostra casa sonora ideale. Già nel 2017 avevamo registrato lì con Rudy Di Monte 10 brani che erano stati lungamente suonati con la band dal vivo. Max ogni tanto passava a vedere cosa combinavamo, a dare qualche consiglio. Nel 2019 gli abbiamo chiesto di farci una produzione artistica completa, partendo sostanzialmente da zero su pezzi chitarra e voce. Ha pazientemente ascoltato tutte le demo che avevamo e ha scelto su cosa lavorare. Ci sono quindi moltissime sue idee nei pezzi che ha prodotto, usciti come EP, e ne siamo molto orgogliosi. Al di là del lato artistico - le qualità di Max Casacci sono note a tutti - alla fine però la cosa più importante resta il lato umano, il piacere di collaborare con persone che ci piacciono. E Max è tra le persone che ci piacciono di più. Lo stesso vale per Nick Foglia, conosciuto sempre all’Andromeda. Oltre ad avere competenze tecniche e musicali piuttosto eccezionali, è una persona che ci piace frequentare. Insomma avendo lavorato con Max e Nick per le precedenti canzoni ci è venuto naturale averli di nuovo entrambi con noi per il mixaggio dell’album''.

Prima di salutarci, non si può tralasciare di evidenziare la bellezza di “Reitia”: un brano molto aderente e passionale nell’humus vocale, con la cassa ritmica atta a conferirgli un incedere di cuore pulsante. Che tipo di Dea è “Reitia”? Prevedete un tour per “Cose piccole”? ''La Reitia della canzone è una dea madre, è una divinità primordiale. La figura della dea madre, della grande dea, della venere preistorica legata al ciclo completo della vita e quindi alla natura, alla nascita, alla salute e alla morte, è stata al centro della religiosità di tutte le culture umane per migliaia e migliaia di anni. Nell’incontro e nello scontro storico delle civiltà, la stessa idea di divinità femminile, dapprima dominante e poi purtroppo sempre più gregaria, ha cambiato diversi nomi e diversi volti fino a trasfigurarsi, nella nostra cultura, nella Madonna. Sono però sempre esistite, magari tra popolazioni montanare, più isolate, o forse tra quelle più cocciute, delle piccole nicchie culturali i cui riti e miti antichissimi hanno resistito all’arrivo delle nuove religioni dominanti, fossero esse celtiche, greco-romane o cristiane. La canzone è quindi una sorta di preghiera pagana, ed è allo stesso tempo è una piccola rappresentazione di quelle antiche culture resistenti. Speriamo di ripartire in tour per portare in giro queste canzoni il prima possibile. Ci sembra che, nate e cresciute nell’isolamento casalingo, si meritino di andarsene un po’ in giro anche loro''.

Augurando ottime prospettive, ringraziamo i Popforzombie per le risposte, confermando che dalle “Piccole cose” scaturiscono grandi emozioni... ''Grazie a te!''. (Max Casali)