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27/07/2021   MARCO SCARAMUZZA
  ''Poter parlare a tutte quelle persone nascoste che si sentono a volte trasparenti…''

Ciao Marco, benvenuto! L’11 luglio hai pubblicato il tuo secondo singolo “Rosa” che segue “Cuore di plastica”: credi che ci sia un’evoluzione contenutistica e musicale che attraversa le due uscite? ''Ciao ragazzi e grazie per il benvenuto! Penso che i due brani parlino di emozioni diverse e atteggiamenti differenti trattando un tema simile che è quello che accompagnerà tutti i quattro brani dell’EP. Questi quattro brani nascono infatti per poter parlare a tutte quelle persone nascoste che si sentono a volte trasparenti, inadeguate, che vorrebbero stravolgere la loro vita ma non riescono a trovare la forza dentro di sé per farlo. Questo EP vuole essere libero, genuino, a volte duro e sporco, un dialogo tra amici, un abbraccio di comprensione, per incitare ad aver il coraggio di non giudicarsi e di accettarsi con le proprie forze e le proprie debolezze. A livello musicale sono sicuramente differenti ma legate da un filo rosso''.

Ascoltando la tua canzone e pensando alla simbologia del titolo, mi è venuta in mente la raccolta pasoliniana dal titolo, neanche a farlo apposta, “Poesia in forma di rosa”: quanto anche la tua musica diventa specchio dei “progressi del tuo pensiero e dei tuoi umori”? ''Assolutamente sì, la musica si muove con me, è il modo di comunicare che sento più mio, molte cose non riuscirei ad esprimerle se non accompagnate da accordi. Cerco di esprimere tutto ciò che imparo attraverso emozioni, esperienze ed incontri nei miei brani. Cerco di donare tutto ciò che posso con verità e trasparenza''.

Ma per non allontanarci troppo da quello che però è il senso di “Rosa”, lasciamo a te lo spazio per presentarcela doverosamente! ''Inizio dicendo che mi piacerebbe che in ogni brano ognuno vedesse la propria storia e trovasse qualcosa di sé. “Rosa” l’ho scritta prima di un viaggio in Colombia che per me è stato importantissimo e nel quale è come mi fossi incarnato in Lei. Questa canzone non ricordo nemmeno bene come l’ho scritta, so soltanto che è nata in dieci minuti e da quel momento non ho cambiato nessuna parola e nessun accordo. Era lei dal primo secondo. Quando ho scritto “Rosa” stavo parlando a me, incitavo me stesso al cambiamento, avevo bisogno di cambiare luogo per conoscermi meglio e incontrare la difficoltà. Così ho vissuto per tre mesi in Colombia insegnando teatro in una scuola per un mese e viaggiando per altri due, l’esperienza più bella della mia vita. Penso che in questo brano ci siano molte parti di me e molte atre di persone che ho incontrato nel tempo''.

Il tuo stile ricorda molto quello di stampo cantautorale, o quasi da cantastorie deandreiano, ci sono degli autori e artisti a cui ti ispiri maggiormente? ''Sì, questo mi è stato detto, a volte fa piacere e a volte è un confronto un po' scomodo, forse dipende dal tono della voce molto basso. Sono cresciuto ascoltando Lucio Dalla, Rino Gaetano e appunto anche De André. Cerco sempre però di essere corretto con me stesso e ricercare una mia identità ben precisa''.

Hai già in mente la pubblicazione di un qualcosa di più grande come un EP o un disco? ''Sì, a settembre usciranno altri due brani un po' fuori dagli schemi che andranno a chiudere il primo progetto che si intitola “Gli Invisibili”, mi sto già attivando però per iniziare un secondo EP che sarà composto da altri quattro brani e verrà pubblicato tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo''.