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20/07/2021   INANNA
  ''Ciò che vorrei lasciare attraverso la mia musica è un senso di meraviglia e di rispetto verso il pianeta...''

Come nasce il tuo progetto musicale? ''Il progetto Inanna è nato circa 2 anni fa qui a Los Angeles, appena dopo essermi trasferita negli Stati Uniti. La mia prima canzone-esperimento (la mia prima composizione in solitario) possedeva già tutte le caratteristiche del progetto: elementi oscuri ed elettronici, un ritmo mediorientale ed un messaggio ecologico. Per la prima volta auto-prodotta, ho realizzato i miei demo da sola e con piena indipendenza creativa. Devo dire che la mentalità aperta ed incoraggiante californiana mi ha aiutato molto nel ricominciare con un progetto totalmente nuovo, personale ed interamente dedicato alla tematica ambientalista ed animalista. Ho sentito di dover scrivere musica che avesse a che fare con queste tematiche e che i brani diventassero una forma di attivismo, un modo per connettere con il pubblico a livello emotivo rispetto a questi temi così attuali e da cui dipende il nostro futuro sulla Terra. La traccia che vorrei lasciare attraverso la mia musica in questo momento è un senso di meraviglia, rispetto verso il pianeta e tutti i terrestri, un senso di orgoglio ed onore nel difenderli, e scegliere uno stile di vita che non provochi sofferenza e perdita irrecuperabile ma che, al contrario, aiuti il pianeta a prosperare. La Terra è tutto ciò che abbiamo in comune, ed è arrivato il momento di creare un’alleanza tra esseri umani per il bene comune, il bene ed il futuro di territori, piante, animali e noi stessi. Le arti sono fondamentali per stimolare e promuovere questo grande e necessario cambiamento culturale, un cambiamento che porti ad una fusione tra natura e cultura, dove natura e cultura si aiutano a vicenda a prosperare, conservare le loro ricchezze e diversità''.

Di cosa parla “Change”? ''''Change'' parla attraverso la voce dei giovani difensori del pianeta. È la voce di Greta Thunberg, della generazione che sta lottando per il futuro della Terra e degli ecosistemi. È un pezzo potente ed energetico che contiene in sé gli occhi testimoni di chi vede perdita e distruzione, ma anche il cuore, la speranza e la voglia di fare di chi sa che è il momento di cambiare. Non dopo, non domani, non entro il 2050, ma ora. Non c’è più tempo e non ci sono più scuse. It’s time to change''.

Come hai vissuto la tua musica durante la pandemia? ''Qui in California siamo stati piuttosto fortunati. Abbiamo avuto un paio di brutte ondate, ma siamo riusciti a mantenere molte cose in piedi. I primi due mesi di quarantena mi sono organizzata tra mini-concerti live su Instagram, video girati in giardino e video collaborativi con colleghe ballerine. Ma dall’estate scorsa le attività hanno continuato piuttosto regolarmente, anche se con molti protocolli di sicurezza. È stato, nonostante tutto, un periodo molto creativo, dove ho rivalutato l’importanza di avere varie piattaforme per la diffusione e promozione del mio lavoro, e dove ho potuto centrarmi sulla creazione di nuovi pezzi e sulla definizione e raffinazione di questo progetto nel suo stile e messaggio. Dall’inizio della pandemia sono riuscita a lanciare 6 singoli, 5 video di cui 3 girati professionalmente con l’intera troupe ed ho iniziato una collaborazione in distanza con Digital 21 e Stefan Olsdal (Placebo). Da questa collaborazione è nato un singolo molto speciale, composto assieme, che uscirà a fine luglio. Sono soddisfatta del lavoro, ma non vedo l’ora di ricominciare a suonare dal vivo ed offrire una vera ''esperienza Inanna'' per tutti i sensi''.

Hai/avresti avuto in programma dei live in questo periodo? ''Non ho ancora pianificato concerti per quest’anno. Ci sono molte sale qui a Los Angeles dove vorrei presentare questo progetto. Se tutto va bene, da settembre ricomincerò e non vedo l’ora di partecipare a qualche festival locale o internazionale''.

Ci sono degli artisti ai quali ti ispiri per il tuo progetto musicale? ''Certamente! Sono cresciuta ascoltando musica alternativa e post-rock (Placebo, Muse, Skunk Anansie, Radiohead, Sigur Rós, Björk, PJ Harvey, Damien Rice, Daughter…) e allo stesso tempo mi sono appassionata di danza araba, di ritmi e strumenti del Medioriente. Ho cominciato ad ascoltare (e ballare) molta musica mediorientale classica (Oum Kalthoum, Fairouz, Abdel Halim Hafez, Warda…) e musica fusion (la grande Natacha Atlas, Orange Blossom, Souad Massi…), finché studiavo per diventare ballerina ed insegnante di danze mediorientali. Queste due grandi passioni, la musica dark alternativa e le atmosfere calde e misteriose della musica araba, mi hanno portato a voler tentare una fusione strana ed innovativa, ma che è diventata il mio “timbro” e che mi rappresenta totalmente. Mi piace chiamare questa fusione pop etno-futuristico o pyramid pop. Ringrazio tutti i grandi musicisti e le ballerine che mi hanno ispirato, non avrei mai avuto il coraggio di “osare” senza la loro esistenza e guida''.