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20/12/2024
17/06/2021 I-SCIENCE
''La diversità per noi è fonte di vita e ricchezza...''
I-Science è un gruppo fusion residente in Senegal, ma che rappresenta diversi paesi: Senegal, Italia, Egitto, Gabon, Togo, Spagna, Francia. Suonano composizioni originali mescolando New Soul, Afro-beat, Rock e Jazz con ritmi tradizionali come il Sabar, influenzati da artisti come Wasis Diop, Erykah Badu, Xalam 2, Baba Maal tra gli altri. Oggi ci parlano del nuovo singolo.
Benvenuti. Siete in attività dal 2008. Ma di chi fu l’idea di formare una band multietnica? E’ stato difficile? ''Grazie! :-) L’idea in realtà era piuttosto di formare una band, che di per sé comporta le difficoltà abituali: trovare la sala prove, l’orario che va bene a tutti, il nome, le chiavi di casa… Il fatto che quest’ultima sia multietnica è stato qualcosa di naturale, avvenuto per forza di cose, essendo Dakar una capitale ricca di nazionalità diverse. Direi che lavorare con diverse nazionalità facilita le cose piuttosto che renderle più difficili, perché i vari punti di vista di ognuno ci permettono d’allargare i nostri orizzonti, rimanere aperti a tutto e non prenderci troppo sul serio. La diversità per noi è fonte di vita e ricchezza''.
“Garab” è il nuovo singolo (feat. Mao Sidibè), che suona l’allarme contro la deforestazione. Ce ne parlate? ''Il progetto è nato grazie all’associazione ambientalista l’Oceanium de Dakar, i quali membri avevano deciso di accompagnare la campagna di riforestazione della mangrovia 2021 con una canzone, per promuoverla e sensibilizzare. Hanno quindi deciso di fare appello ai pirati di I-Science e noi stessi abbiamo proposto a Mao Sidibe di accompagnarci nell’avventura per il video-making e la musica. Abbiamo composto il brano tutti assieme, con la volontà di creare qualcosa di ritmato, gioioso, che potesse far ballare e motivare i giovani, ma anche farli riflettere grazie a dei testi (scritti all’80% in Wolof, una delle lingue del Senegal) che potessero essere chiari a tutti''.
Quanto tempo è rimasto per porre rimedio a questo scempio e come procede la vostra task-force per la ri-popolazione degli alberi? ''Lo scempio è grande, non solo per quanto concerne i problemi legati alla deforestazione, ma anche per la privatizzazione di praticamente tutto il litorale di Dakar, l’inquinamento marino, la pesca selvaggia (attuata soprattutto da imprese europee e cinesi), il land grabbing (ancora una volta, le imprese europee sono in prima fila), la salinizzazione della nappa freatica, e il fatto che tutti questi fattori siano legati fra di loro e si esacerbano l’un l’altro. Insomma, il lavoro da fare è davvero tanto e su tanti fronti diversi. Ci vogliono tempo e assiduità. Detto questo, noi siamo contro il fatalismo, ogni iniziativa, per quanto possa sembrare piccola, può portare i suoi frutti. I ragazzi dell’Oceanium ad oggi hanno già riforestato 30 000 ettari di mangrovia, per non parlare degli altri alberi piantati. Grazie a questo lavoro oggi le tartarughe marine, specie in via di estinzione, stanno ritornando sulle nostre coste, il pesce continua ad esserci malgrado i grossi pescherecci sulle nostre coste (molte specie di pesci fanno le uova fra le radici della mangrovia), ecco alcuni esempi. Altri esempi possono essere il fatto di andare nelle scuole a sensibilizzare, di parlarne con i propri cari, di creare dibattiti. Anche il semplice gesto cittadino ha un impatto, perché se io vedo una persona che ammiro e rispetto comportarsi in un determinato modo, per esempio non buttare la plastica ovunque, o lasciare la propria spazzatura in giro, sarò influenzata dal suo comportamento. Quindi non penso che sia una questione di “quanto tempo abbiamo”, perché se la vediamo così, ci possiamo scoraggiare, ma piuttosto “quanto tempo e coscienza sono disposta(o) ad offrire per una causa alla quale tengo?”, sapendo che anche giusto 1 minuto al giorno può avere un impatto, saremo in grado di fornire il nostro piccolo contributo molto più facilmente. L’oceano è fatto di tante piccole gocce''.
Purtroppo, le 5 maggiori compagnie petrolifere pagano circa 200 miliardi di dollari a potenti capi di stato per non attuare politiche ecologiche. Come si potrebbe fermare tutto questo? ''Facciamo fronte ad una grossa bestia potente. Hai già visto le formiche attaccare animali enormi? Gli salgono addosso da ogni lato. Penso che sia questa la strategia da adottare, e si lega alla domanda precedente, che ognuno faccia quello che può fare nel suo piccolo: prendere coscienza che il sistema capitalista attuale non è sostenibile, fare ricerca e condividere le informazioni, dare l’allarme, mettere i bastoni fra le ruote il più possibile ai progetti non sostenibili, protestare, federare risorse giuridiche e mettere su delle class actions (gli olandesi per esempio hanno già vinto svariate cause contro multinazionali), disobbedienza civile, a volte anche giusto consumare di meno può avere un grosso impatto perché tocchi il portafoglio. Qui in Senegal ci sono diversi gruppi attivisti con i quali facciamo attività di monitoraggio, condividiamo informazioni con i media e sui social, organizziamo sit-in, ma il grosso del lavoro è di trovare le informazioni giuste e condividerle con il maggior numero possibile di persone. Abbiamo visto durante le ultime grosse manifestazioni quanto hanno tremato i potenti, in 3 giorni sono state ottenute richieste che erano state fatte da mesi. Per quello la mobilizzazione è importante. E poi l’educazione, alla base di tutto, perché i futuri dirigenti non siano sciacalli come quelli di oggi (senza voler offendere gli sciacalli)''.
E poi c’è il presidente brasiliano Bolsonaro che appoggia i legnamifici dell’Amazzonia, lasciandoli liberi di tagliare gli alberi pur di accaparrare voti. Se non è un atto criminale poco ci manca, no? ''E non voti qualsiasi, i voti dei ricchi industriali e “quelli che contano” in Brasile, dei voti delle favelas e degli Indios se ne frega assai. Direi che all’atto criminale non ci manca proprio nulla, dato che oltre a far questo manda anche milizie armate contro i nativi che cercano di difendere il loro territorio e ambiente. Sì, i dirigenti di oggi sono criminali e questo in tutto il mondo, salvo qualche rara eccezione. Bolsonaro ne è un esempio lampante, ma i dirigenti occidentali non sono da meno, anzi forse peggio con la loro facciata di “voler aiutare i paesi in via di sviluppo”, mentre sottobanco vendono armi a gruppi ribelli per destabilizzare i poteri locali (come la Francia in Rwanda, Mali, Burkina, etc.), li sottomettono a degli accordi economici surreali (l’Unione Europea, per esempio, compra il pesce senegalese a dei prezzi ridicoli, facendolo sparire poco a poco), addirittura i paesi dell’Africa francofona pagano ancora la tassa coloniale e la loro moneta, il franco CFA, è gestita dalla Francia. Purtroppo i dirigenti della maggior parte dei paesi “in via di sviluppo” (e poniamoci la domanda di cosa voglia dire “sviluppo”) sono fino ad oggi delle marionette al servizio degli interessi economici occidentali, a parte alcuni che si contraddistinguono come il presidente del Ghana, che ha mandato a quel paese il FMI. Come spiegate che dalle indipendenze fino ad oggi ci siano pochissime unità di manifattura in Africa? Conosco svariati imprenditori senegalesi che ci hanno provato, ma ad un certo punto ti bloccano… perché? Perché se l’Africa comincia a trasformare le proprie risorse, finisce la manna per l’occidente. E poi gli stessi dirigenti si lamentano degli enormi flussi migratori? Ipocriti…''.
La vostra ricerca sonora fonde afro-beat, new-soul, jazz e ritmi tradizionali. Quanto ci avete messo per trovare l’amalgama? ''E' una ricerca continua, anzi direi che la difficoltà per noi sarebbe riuscire a non amalgamare le diverse influenze. Sì, perché ci renderebbe la vita più semplice, dato che i promotori ci rinfacciano sempre di essere troppo eclettici e non sapere in che genere metterci. Abbiamo provato a essere un po’ più negli standard ma francamente non ci riusciamo, le nostre influenze sono parte integrante della nostra personalità ed è quest’ultima che detta la nostra musica''.
Il quartier generale lo avete stabilito a Dakar. Sembrerebbe che il Senegal sia un florido crocevia ispirativo... ''Il Senegal è un paese ricco di umanità, di esperienze, di conoscenze e di vita. Personalmente ci vivo da 15 anni eppure ogni giorno continuo a scoprire nuove cose, nuove persone, nuovi punti di vista. Ci sono moltissime nazionalità, musicisti provenienti da svariati paesi africani, diverse lingue, etnie e religioni, e ciascuno porta il suo in una coabitazione ricca e pacifica. Non è sempre un paese facile, ma è molto “karmico”, cioè ti rende esattamente ciò che gli dai, quando esci con il muso, incontrerai persone che ti contrarieranno, quando esci col sorriso, incontrerai persone che condivideranno la tua gioia, è quasi matematico, anche se può sembrare assurdo. Agisce come una specie di specchio sulle persone, mettendole di fronte a loro stesse, alle loro contraddizioni. Un proverbio locale dice “niit, nittay garabam”, l’uomo è il rimedio dell’uomo, perché qui lo scambio umano è medicina, lezione di vita che ti permette di evolvere''.
Il più volte annunciato nuovo album “Ndeye San” (termine Wolof per designare ciò che tocca ed emoziona il cuore) a che punto è e quando uscirà? In Italia sono previste date live? ''Oddio, ho quasi paura ad annunciare una data ossia che non ci caschi un altro cataclisma in testa. Vabbé, diciamo vagamente che dovrebbe uscire verso fine ottobre (incrociando anche le dita che non ho). Abbiamo finito praticamente tutto, manca giusto la piattaforma web immersiva che darà accesso a tutto il contenuto multimedia dell’album attraverso un’esplorazione del nostro mondo pirata… (capirete quando vedrete). Date live in Italia? Spero proprio di sì (lancio d’altronde un appello a promotori…), anche perché vorrei tanto far scoprire alla ciurma lo stivaletto bello e ancor più la mia amata isola, la Sardegna. Ho anche tanta voglia di condividere questo progetto con i miei altri compaesani (ho la doppia nazionalità italo-senegalese) ed avere il loro riscontro. Incrociamo ancor più le dita e continuiamo a sognare e a far tutto per realizzarli questi sogni!!! All’abbordaggio!!!''.
Augurando ottime prospettive, salutiamo gli I-Science con l’auspicio che il loro singolo possa far scattare l’allarme per cominciare quanto prima a salvare il pianeta. (Max Casali)