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20/12/2024
12/03/2021 GIANNI LEONE (BALLETTO DI BRONZO)
''Il prog deve essere una musica diretta, altrimenti non è più progressive ma regressive...''
Il Balletto di Bronzo viene (giustamente) considerato una delle icone più rappresentative del progressive storico italiano, ma scordatevi di poterlo rinchiudere in questa etichetta, così come la carriera del suo frontman Gianni Leone [segnalo: Consiglio G., Il Balletto di Bronzo e l'idea del delirio organizzato, Eclysse, Salerno, 2009; http://www.ballettodibronzo.it/; http://www.italianprog.com/it/a_balletto.htm]. Ho la fortuna di poter intervistare questo talentuoso tastierista-cantante che tanto mi aveva colpito sin dalla mia adolescenza e che continuo ad ammirare oggi.
Ciao Gianni e benvenuto su Music Map. Partirei con una curiosità, forse scontata ma utile per aiutarci a delineare le tue radici musicali: i principali riferimenti di allora (i primi anni Settanta) e quanto ritieni abbiano influito nella stesura di “YS”… ''Pur non essendo un chitarrista, il mio mito assoluto era Jimi Hendrix, per l’approccio grintoso allo strumento, per la genialità e anche l’immagine. Nello stesso periodo ascoltavo anche i Nice e successivamente Emerson Lake & Palmer, con il più grande tastierista della storia, Keith Emerson, a pari merito con Brian Auger. Con l’arrivo degli EL&P scoprii uno stile più aggressivo di Emerson, che fino ad allora, coi Nice, aveva avuto uno stile molto più classicheggiante. Frank Zappa poi è ineguagliabile e irraggiungibile: ripeto sempre che se qualcuno mi chiedesse quale album porterei su un’isola deserta, risponderei “Hot Rats” (Bizzarre Records, 1969). Acquistai i vinili di Frank Zappa alla base Nato di Napoli, dove suonavo ogni tanto con il gruppo Città Frontale, che cambiò il nome in Osanna quando lo lasciai per passare al Balletto di Bronzo e fui sostituito dal sassofonista e flautista Elio D’Anna. Là trovai un disco di un trio, i Quatermass, con una copertina affascinante che rappresentava una visione dal basso di grattacieli avveniristici e un volo di pterodattili. Da quel momento decisi che avrei voluto formare un trio tipo i Quatermass, essendo folgorato dal suono del loro organo e dall’approccio che avevano tutti e tre i musicisti.
Mio padre mi regalò un meraviglioso organo Hammond, che possiedo tutt’ora, su cui cominciai a comporre per “YS”, la mia prima opera adolescenziale. Quando Lino Ajello, il chitarrista storico del Balletto di Bronzo, mi fece un agguato notturno sotto casa per propormi di unirmi al gruppo, disse che aveva in mente di fare insieme al batterista “delle cose pazzesche”. Risposi che anch’io volevo fare “cose pazzesche”. Stavo infatti lasciando Città Frontale per realizzare un mio sogno di un trio basato sull’organo e sulle tastiere ma Lino propose di unirmi al Balletto. Mi inserii nel quartetto andando in giro per l’Italia e suonando perlopiù i brani di “Sirio 2222” (1970, RCA-PLS) con l’aggiunta dell’organo Hammond e alcuni brani che cantavo da solista.
Dopo un po’ di tempo il chitarrista e il bassista del Balletto partirono per la Svezia e quindi rimanemmo in tre: Gianchi Stinga, Lino Ajello ed io. Trovammo a Roma il bassista Vito Manzari e così nacque “YS”. Da allora si sono succedute varie formazioni, ho sostituito 5 o 6 volte il bassista, il batterista, il fonico. Rimaneva sempre la formazione a tre, il trio è una formula magica, mi calza a pennello. Quando composi i brani di “YS” lasciai venir fuori le mie influenze in modo sano, naturale, non calcolato né studiato, non mi misi in testa di fare il piccolo Emerson o Brian Auger, anzi ho sempre cercato di mantenere un mio stile senza scopiazzare. Le loro influenze si manifestarono in modo indiretto, anche quella che subii da Hendrix, pur essendo lui un chitarrista. In “YS” non ci sono strutture che riportino chiaramente a Hendrix, ma forse il tipo di approccio alla tastiera così fisico e grintoso potrebbe collegarmi al famoso artista.
All’epoca ero affascinato da tutto ciò che fosse dark, prima del movimento stesso, all’inizio c’era anche chi mi prendeva in giro per questo, ma non mi interessava. Il Balletto di Bronzo si era distinto fino ad allora con successi commerciali carini ispirati a un rock anglosassone, l’album “Sirio 2222” è apprezzabilissimo e piacevolissimo. Con la mia entrata nel gruppo in qualche modo rivoluzionai tutto, diedi questo colore dark e un approccio profondo con la musica, forse un po’ più accademico. Le mie influenze si possono trovare forse anche nei fumetti horror che collezionavo, insieme ai racconti di Edgar Allan Poe, a tanti libri di scienze occulte, esoterismo e spiritismo, cose a cui oggi non credo più perché sono diventato scettico e ateo, ogni cosa per me è tutta da dimostrare. Quel tipo di letture evidentemente mi suggestionò e mi portò a scrivere un tipo di musica che evocasse determinate atmosfere, cupe e inquietanti, quasi da colonna sonora''.
LeoNero “Vero” (1977), “Monitor” (1981) e “Trys” (1999) segnano tappe significative del tuo percorso artistico, eppure “YS” resta per i fans l’indiscusso, se non unico, marchio di fabbrica della tua band. Come presenteresti questi album? ''“YS” rimane la mia opera adolescenziale e dovrò sempre far riferimento ad essa, perché nei concerti del Balletto il pubblico si aspetta quella suite, anche perché realizzammo solo quell’album e poi ci sciogliemmo tra mille scintille su cui bisognerebbe scrivere un libro. Nel bene e nel male dovrò sempre fare i conti con “YS”, ma non sono fermo nel ‘72, sono nel 2021 e quando eseguo dal vivo quei brani mi danno ancora emozioni, però non si suona più come nei primi anni ‘70, tutto è cambiato, non ha più senso indugiare in lungaggini e barocchismi altrimenti ci si allontana dal prog, che per me deve essere una musica diretta, grintosa, aggressiva e in qualche modo rivoluzionaria, altrimenti non è più progressive ma regressive.
Quando il gruppo si sciolse decisi che non avrei mai più suonato con altri musicisti e sarei diventato un solista. Infatti di lì a tre anni realizzai l’album LeoNero “Vero”, dove suonai tutti gli strumenti e feci gli arrangiamenti, le voci, la copertina. Fu registrato a New York nel ’75, ma venne pubblicato con due anni di ritardo per una storia brutta e contorta. “Trys” è un Cd dal vivo pubblicato nel 1999, ma tra LeoNero “Vero” e “Trys” c’è “Monitor”, un album registrato a Hollywood nel 1980. “Trys” fu la prima opera realizzata con il Balletto di Bronzo di riformazione, poi è uscito il Dvd “Live in Roma” e da qualche mese “Official Bootleg”. “Trys” per me è qualcosa del passato remoto, una passata formazione del Balletto. All’epoca “Trys” era la prima cosa uscita dopo decenni e aveva una grande valenza: dimostrava intanto che il Balletto non era un gruppo di zombies. Se a livello tastieristico in “YS” non ho nulla da dire, per quanto riguarda la mia parte vocale mi faccio un po’ tenerezza poiché avevo una voce ancora acerba, quasi da Zecchino d’Oro. Già dopo pochi anni, nel ’75, quando registrai l’album “Vero”, ero diventato un cantante, poi sono migliorato sempre più e oggi mi sento innanzitutto cantante''.
Veniamo al presente. Di fronte a tanta “immondizia musicale” (riprendo Battiato), fenomeno speculare al preoccupante imbarbarimento mediatico, le speranze di poter invertire la rotta appaiono ridotte al lumicino. Eppure non ho perso la convinzione che l’arte, e la musica in particolare, rappresenti uno degli strumenti più potenti per familiarizzare con il nostro mondo interno, quindi per migliorarci, e svolgere così una funzione sociale di grande importanza. Che ne pensi? ''Certo che c’è bisogno di arte, di bellezza, di musica in questa vita, altrimenti il genere umano soccomberebbe di fronte alla bruttezza, all’orrore, alla violenza, alla sopraffazione, all’ingiustizia. Il guaio è che oggi ci sono non-cantanti che cantano, non-musicisti che suonano, non-artisti che mettono il basco che a loro avviso è il travestimento carnevalesco dell’artista. In realtà se si è o non si è artisti lo decide la natura, oppure come dico da ateo irriducibile quale sono, lo decidono gli Dei (mi piace immaginare gli Dei gaudenti sul monte Olimpo). Certo, è sempre preferibile la libertà a qualsiasi repressione, l’artista per sua natura è sempre stato un rivoluzionario, un iconoclasta, un diverso, uno che scompiglia le regole. Il guaio è che spesso c’è tanta gente che non dovrebbe neanche poter avere accesso all’arte, però dall’altra parte è giusto non essere completamente chiusi perché talvolta, forse involontariamente, perfino un non-artista, un non-musicista o un non-cantante può creare qualcosa di interessante. Possiamo dire che si sentono tanti cani abbaiare e somari ragliare, questo fa male, mi deprime. Adesso tutto è alla portata di tutti sempre, questo può essere un bene, ma c’è anche il rovescio della medaglia, cioè la mole di schifo da dover eliminare e mettere da parte per andare a cercare quella perla nel letame''.
Anno domini 2020, annus horribilis ma per fortuna foriero di un chiaro e promettente segnale dal Balletto: abemus The Official Bootleg… ''Pochi mesi fa è stato pubblicato sia su Cd che in tripla versione in vinile, sia nero che colorato. Il motivo è spiegato bene nelle note di copertina: ero stanco di vedere non-artisti manipolare la mia musica. Poiché ho dovuto subire più volte queste manipolazioni da tutte quelle che chiamo le “cornacchie della musica”, ovvero quelli che aprono la bocca a vanvera, anche alcuni sedicenti critici musicali che, essendo musicisti frustrati, si sono inventati il ruolo del critico musicale pur di bazzicare quel mondo. Questo Bootleg è la registrazione dal vivo di un nostro concerto, dove c’è e ci sarà sempre tutta la suite di “YS” perché è l’unico album storico del Balletto di prima formazione. Possiedo una serie infinita di registrazioni: riascoltando quel materiale con i ragazzi (il batterista Riccardo Spilli e il bassista Ivano Salvatori) ci siamo resi conto che quello in questione fu un bellissimo concerto e abbiamo voluto riproporlo così''.
Se nel passatismo c’è odore di stantio e il futuro è pieno di incognite, il presente sembrerebbe riservare una bella sorpresa ai fans del Balletto, anzi la sorpresa attesa da decenni: un album di inediti. Possiamo ragionevolmente sperare che il sogno si avveri? ''Ovviamente tutti attendono l’album di inediti del Balletto dopo “YS”. Diciamo che noi musicisti inattivi da oltre un anno, come brave formichine non possiamo fare altro che approfittare dell’attuale periodo di follia apocalittica per creare qualcosa di buono che ci servirà per il futuro. Ora che la formazione è molto soddisfacente, automaticamente ha un senso riscoprire la voglia di comporre. In questo periodo infatti siamo in sala prove per lavorare ai brani nuovi che non devono avere nulla in meno rispetto a quelli di “YS” e mantenere lo stesso spirito, ma tenendo ben presente che oggi non si canta, non si suona e non si arrangia più come nel ‘72. Saranno presenti anche brani non del tutto inediti, come “Napoli Sotterranea”, “L’emofago”, “Deliquio Viola” e “Certezze Fragili”, che sono già apparse nell’ultimo Bootleg perché sono brani che suoniamo dal vivo da qualche anno''.
Immagina di essere su un palco allestito in uno scenario incantevole denso di natura, cultura e storia e di avere di fronte una platea di nativi digitali con tanto di smartphone a seguito in attesa del tuo concerto. Hai la possibilità di rivolgerti a loro: a te il microfono… ''Ai ragazzi direi semplicemente questo: a maggior ragione del fatto che ci troviamo in un posto incantevole e unico al mondo, spegnete all’istante tutti i telefonini!''.
Bene Gianni. In attesa di rivederti sul palco, non resta che attingere alla tua discografia, appoggiare il vinile sul piatto (o il Cd-Dvd nel lettore, tertium non datur: vade retro mp3!😊) e lasciarsi travolgere dall’inebriante profluvio di note leonine… (MauroProg - trascrizioni audio a cura di Martina Marchi)