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09/02/2021   VAN KERY
  ''Nonostante tutte le difficoltà, il blues in Italia è vivo più che mai!''

I Van Kery (Gianluca Vancheri, Giuseppe Di Mauro e Antonio Quinci) sono un trio blues-rock siciliano. Attivi da circa un ventennio, sono in procinto di rilasciare il nuovo disco “New life” per l’etichetta veneta Vrec Label. Scopriamoli di più attraverso queste otto domande.

Benvenuti. Siete attivi dal 1999, ma dal 2006 c’è stato uno stop di 10 anni. Cos’era successo, e qual è stato l’input per riprendere il cammino? ''Ciao! Grazie mille per l’invito. In realtà non era successo nulla di particolare, quella formazione, con il nome Van Kery Blues Band, aveva esaurito gli stimoli e le strade si erano divise. Nel 2016, poi, si è riaccesa la scintilla e il viaggio è ricominciato''.

Il vostro intento è quello di esprimere un blues moderno, elettrizzato, miscelato con sonorità vintage anni ’70. Con un genere cosi, quanto è difficile in Italia vincere i facili pregiudizi di un sound “datato”? ''Quando nel 2018 è iniziato il nuovo percorso della band, abbiamo proprio passato questa fase: ci siamo domandati inizialmente quanto quelle composizioni potessero essere più o meno blues e come sarebbero state accolte all’interno della scena musicale che avevamo frequentato fino a quel momento. Poi ci siamo detti: “E se ci liberassimo di questi paletti?”. Così è nato “New Life”''.

Il primo disco “Rebirth” del 2017 è caratterizzato dalla particolarità di essere stato registrato tutto in presa diretta. Scelta operata per salvaguardare l’emozionalità istintiva, oppure dovuto al fatto di ridurre, cosi, anche i costi d’incisione? ''Non consideriamo “Rebirth” il nostro primo disco. Era più un tentativo di “fissare” un periodo del nostro percorso dove c’erano tante interpretazioni di grandi classici e le prime composizioni della band''.

Il singolo “Runaway”, che fa da preludio al nuovo full-lenght “New Life” (in uscita a marzo), è accompagnato da un video fremente su fondo scuro. Che tecnica avete impiegato per realizzarlo e di cosa tratta il brano? ''Il video è stato girato interamente su iPhone all’interno del piccolo studio dove abbiamo registrato il disco. Abbiamo usato due app (FilmicPro e Glitch Studio) e due torce di luce bianca per l’effetto strobe''.

9 i brani inclusi in “New Life”, effigiati da blues, rock seventies, southern e velature di fusion. Insomma, come dire: passando dai Led Zeppelin ai Lynyrd Skynyrd fino a giungere a Rival Sons e a tocchi di modernariato d’ispirazione Greta Van Fleet e Struts? Quanto avete attinto dal passato e quanto dal moderno? ''Probabilmente 50 e 50. Siamo tre musicisti con tre diversi mondi musicali alle spalle: dal blues al pop passando pure per la musica elettronica, senza nessuna preclusione di genere. Quello che ci unisce, però, è la passione per i suoni vintage. Tre anime musicali diverse che si sono “incontrate e scontrate” per cercare di tirare fuori della buona musica''.

L’elenco dei palchi che avete calcato è piuttosto fitto. Quali sono stati i più significativi e con chi li avete anche condivisi? ''Sicuramente la partecipazione al Torrita Blues Festival del 2018 (in quella edizione abbiamo condiviso il palco con Diego Schiavi e i Ramrod) e a due edizioni del Blues Made in Italy''.

Come avete gestito il periodo di lockdown? Vi ha consentito di affinare meglio le idee per “New Life”? E’ previsto il tour, una volta usciti dall’emergenza sanitaria? ''È stato un periodo duro per tutti, ovviamente. Noi abbiamo cercato di farlo fruttare dedicandoci al mix del disco e alla scrittura di nuovo materiale. Adesso, con tutte le limitazioni del caso, stiamo ritornando in sala per preparare i prossimi live che speriamo possano riprendere presto!''.

Come vedete il futuro del blues in Italia? Pensate che ci sia attualmente un buon fermento per tenere accesa la sua fiammella anche da noi? ''Il blues in Italia è vivo più che mai. Nonostante tutte le difficoltà, è sempre riuscito a ritagliarsi uno spazio importante perché, prima di tutto, è supportato da una foltissima schiera di musicisti e appassionati. Speriamo davvero che, passato questo brutto periodo, si possa tornare a battere il piede tutti insieme sotto un palco''.

Augurando ottime prospettive, salutiamo i Van Kery con l’auspicio che il loro album possa significare davvero una “Nuova vita” per tutti. (Max Casali)