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30/07/2011   MINISTRI
  'Rappresentiamo chi non ci sta a farsi insegnare le cose dagli altri...'

E' un Davide cortese e disponibile, quello che lascia un campanello di fans, per sottoporsi a qualche domanda. Il giovane cantante/ bassista dei Ministri, rock band milanese, si presta volentieri all'intervista, mentre il resto della band è indaffarato con strumenti, tecnici e prove, prima del concerto previsto alla Festa del PD di Bosco Albergati, sotto un cielo che promette acqua. Dove, quando, come e perché, e a chi è venuta in mente l'idea di formare una band? Come si son messi insieme i pezzi? "Frequentavamo lo stesso liceo classico, il Giovanni Berchet, suonavamo tutti in varie band, e ci siamo detti: "proviamo a fare qualcosa insieme!", da qui sono nati i Ministri". E invece F., polistrumentista della band? "Anche lui suonava in una band, veniva a provare con noi, quindi conosceva le nostre canzoni. Ad un certo punto, gli abbiamo deciso di farlo entrare nella band, dove ha portato il suo valore aggiunto". Da dove nasce il nome "Ministri"?0 "Inizialmente ci chiamavamo "I Ministri del Tempo", ma era a parer nostro un nome deleterio, e quando i presentatori dei vari contest e festival ci presentavano, dicevano sempre "ministri", omettendo il resto, quindi è stato adottato come diminutivo comodo il nome attuale". Dove trovate il materiale per i vostri testi? Vi ispirate a libri, scrittori, musicisti o a fatti di cronaca? "Questa domanda la dovresti fare a Fede (il chitarrista e compositore della maggior parte dei testi), ma visto che lui non c'è, sarà in giro, rispondo io (sorride!). Fede è una persona colta e dotta, che ha lavorato come giornalista, quindi è bravo a vedere e descrivere la realtà che ci circonda". Nel vostro ultimo lavoro si nota una maturità ed una maggior variazione nei testi ed una maggior ricerca strumentale, a che cosa è dovuto questo cambiamento? "Più che maturità, è stato un patema di Fede, che era insoddisfatto dei testi-slogan che faceva, in quanto aumentando il pubblico, c'era bisogno di raggiungere più gente, e il testo strutturato come tale, non era efficace e a volte non raggiungeva tutti, non venendo a volte compreso. Mentre strutturando maggiormente i testi, si amplificano i concetti e li si rende più efficaci e comprensibili". La scelta dei vostri abiti di scena, a cosa è dovuta? "Io e Fede siamo sempre stati fanatici dei Queen, e della moda glamour, di questi vestiti appariscenti. Una volta eravamo in gita ad Amsterdam, e abbiamo visto queste divise, ci sono piaciute e le abbiamo comprate, pensando di usarle durante un concerto, quasi per gioco. Han fatto il loro esordio nel 2006, a Faenza, in una data che è stata importante per noi: le abbiamo usate e da allora non le abbiamo più abbandonate. Sicuramente ci hanno donato un'identità". I musicisti, e gli artisti in generale, raccontano la società. Vi piace quello che vedete e poi raccontate? Cosa ne pensate di questo contesto socio politico? "Ovviamente parlo per me, ma è parere anche degli altri, che siamo in una società televisiva, dove è la tv a dirti come comportarti, cosa è giusto e cosa invece no. Noi rappresentiamo quella parte di società che non ci sta a farsi insegnare le cose dagli altri. "Fuori" (titolo del loro ultimo album) rappresenta proprio questa minoranza di gente che vuole emergere, esprimersi, in questa società vecchia dove comandano i vecchi, che tarpano le ali ai giovani, che hanno nuove idee, vogliono mettersi in gioco e prendersi il loro posto". Quali sono i vostri progetti futuri? "Sicuramente finire questo tour (il "Noi fuori tour") che ci sta dando molte soddisfazioni, in termini di pubblico e di vendite del cd. Seguirà un periodo di pausa, un annetto, nel quale ci rimetteremo in studio, abbiamo tante idee e cose da dire. E' probabile che il nostro nuovo album avrà una genesi più lunga, in quanto vogliamo proporre un lavoro più studiato". Finita l' intervista, stringo la mano a Davide, lo ringrazio per la disponibilità, gli auguro buon lavoro e in bocca al lupo per la serata. (Marco Graziani)