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22/12/2020   AMELIA
  ''La mia musica sporca, scostumata, ma anche romantica, all'antica...''

Parliamo delle tue origini artistiche, quando hai iniziato a interessarti di musica? ''Facevo le scuole superiori, a Teramo. C’era un bel fermento tra noi ragazzi, ma allora ancora non esplodevano itpop, trap, rap e simili. Quindi ci rifacevamo ai grandi classici del rock del passato ed è con quelli che ho iniziato a suonare, insieme a molti dei miei compagni di allora, quando avevo 16 anni''.

“Mare Rosso” è il tuo nuovo singolo. Cosa vorresti che percepisse il pubblico che ascolta questo brano? ''Un brivido, un guizzo, che viene dal basso ventre e risalendo rotola via dai denti mentre urla “puttana anche la vita!”. Quindi una sorta di scarico di tensioni accumulate dalle cose della vita che ci tengono rigidi, incapsulati. In definitiva un senso di libertà''.

Come definiresti la tua musica? ''Non saprei. Sporca, forse, scostumata. Ma anche romantica, all’antica. È sull’equilibrio tra le due cose che mi piace giocare''.

Come si articola la fase di creazione e composizione della tua musica? ''In generale ho sempre bisogno di una frase, un qualcosa che costituisca il germe della canzone. Che poi ne racchiude sin da subito anche la magia. Da lì, a volte senza neanche mettermi sul foglio, comincio a costruire una bozza di ritmica/melodia delle parole che debba seguire, un tunnel emotivo già scavato nella mia testa, come una biglia che deve rotolare su un piccolo canale scavato nella sabbia. Quanto più la biglia non esce fuori strada, tanto più il pezzo esce centrato e pronto ad essere ricantato per intero, la prima volta, chitarra (o pianoforte) e voce''.

Cosa pensi della scena musicale italiana? Cosa bisognerebbe cambiare a tuo parere? ''La scena oggi è molto potente. Ci sono più possibilità di esprimersi rispetto a prima, ma c’è anche meno possibilità di emergere dato che siamo molti di più. Credo che il problema reale non sia legato alla musica in sé, quanto a ciò che porta i ragazzi a fare la musica. Cioè il perché lo si fa. Le dinamiche social ci rendono ogni giorno più individualisti ed egocentrici e credo che molti sognino di poter sfogare tale frustrazione sulle proprie bacheche Instagram. Per l’amor di Dio, tutti gli artisti e cantanti da sempre sono state persone egocentriche e istrioniche. Ma credo fosse un egocentrismo più sano che poi convertiva questo bisogno in arte. Lì l’arte rimaneva sempre al centro. Oggi, soprattutto nei nuovi ventenni, vedo una tendenza al volere il successo subito, senza saper neanche suonare uno strumento o essersi fatti le spalle suonando in giro dal vivo. E boh, credo che non dovrebbe essere così''.

Progetti per il futuro più o meno immediato? Quanto ti mancano i live? ''Come a tutti quelli che lo fanno per amore della musica, il live manca un casino. I miei progetti sono tirare fuori qualche pezzo che ho nel cassetto da più o meno tempo e poi tornare quanto prima sui palchi. Ché poi sono i palchi che ti emozionano di più''.