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20/12/2024
08/12/2020 ALESSANDRO CORVAGLIA
''Devo sentire cosa sto per fare, altrimenti è difficile che decida di affrontarlo...''
Abbiamo incontrato Alessandro Corvaglia, vocalist-frontman de La Maschera di Cera e dei Delirium; vanta numerose partecipazioni e collaborazioni nel panorama prog italiano.
Allora Alessandro, ti conosco da anni (e ti apprezzo) come uno dei musicisti, e in particolare dei vocalist, più noti e “richiesti” nello scenario neoprogressive italiano, ma non diamo nulla per scontato. A te “il microfono” quindi (cosa di meglio se no?) per presentarti al popolo di MusicMap. ''Beh... è assai difficile descrivere sé stessi. Ci provo disegnandomi come un eterno appassionato, coadiuvato da un notevole orecchio e quindi da un approccio tendenzialmente naturale ed immediato con la musica. Il che mi fa vivere ogni esperienza come un'occasione di apprendimento e sviluppo e parzialmente di verifica di ciò che anni e anni di presenza, sia sul palco che in altri contesti, hanno lasciato su di me. Finora è andata oltre ogni rosea previsione''.
Appartieni a due gruppi progressive di prim’ordine: La Maschera di Cera, tornata con un nuovo disco dopo sette anni (dopo ne parliamo), e Delirium, che hanno lasciato il segno nella prima metà degli anni Settanta e rientrati in scena dalla seconda metà dei Novanta; inoltre hai fatto parte di importanti tribute band (Genesis e Marillion) di successo, ottenuto in particolare nei paesi del nord Europa, hai numerose collaborazioni discografiche con diversi artisti di rilievo, partecipazioni a tribute ecc., insomma un curriculum di tutto rispetto: non temi di perdere un po' la strada maestra o tutto ciò riconduce comunque ad un medesimo, unico filo conduttore? ''Il filo conduttore sta in ciò che ho appena espresso nella risposta precedente, la passione determina la continua voglia di mettersi in gioco, pur conoscendo i miei limiti, per i quali non mi lancerei mai in progetti che non sento appartenermi (per fare un esempio, un tributo agli AC/DC o uno stile vocale tipo Bowie o Mercury, dove credo fermamente che non sarei affatto convincente). Questo fa anche sì che la "strada maestra" rimanga sempre sotto ai miei occhi e rappresenti un limite naturale, basato sul fatto che la passione per ciò che faccio - fondata su una crescita musicale di un certo tipo, ancorché molto variegata - sia un elemento fondamentale che delimiti le mie scelte, collaborative o originali. Io devo "sentire" cosa sto per fare, altrimenti è difficile che decida di affrontarlo''.
Prima di pubblicare un album immagino che lo provi e lo riprovi chissà quante volte, ma una volta uscito, a distanza di qualche anno, ti capita di tornare a riascoltarlo, e che sensazioni ti fa provare dopo tanto tempo? ''Le mie reazioni abituali, alla pubblicazione di qualcosa che mi abbia coinvolto, sono sempre le stesse, col carattere comune di una ipercriticità nei miei confronti (forse anche eccessiva, a volte, ma non riesco ad evitarlo): dapprima c'è la soddisfazione per il risultato raggiunto, la cui prima cartina di tornasole sta sempre nel giudizio dei miei collaboratori e del pubblico; a poco tempo di distanza - tratto credo abbastanza ricorrente in molti - c'è il diabolico "avrei potuto far di meglio", che è frase insensata perché figlia del posterium. Per fortuna, alla fine, mi dico che è stato fatto un buon lavoro ed in quest'ultimo giudizio non mi soffermo mai su me stesso ma sul risultato complessivo''.
Dopo ''Le porte del domani'' (2013), inteso come seguito della pietra miliare ''Felona e Sorona'' de Le Orme, com'è stato per La Maschera di Cera tornare a realizzare un nuovo disco che esprimesse maggiormente le vostre caratteristiche? Siete partiti da improvvisazioni in sala prove da mettere poi a fuoco oppure avevate già alcune idee nel cassetto su cui lavorare? ''"S.E.I." è figlio di una convergenza fra voglia di essere di nuovo insieme e tuttavia dividersi i compiti. Difficoltà organizzative ci hanno impedito di buttarci tutti in sala prove e costruire in modo ensemble il materiale, così io, Fabio e Agostino ci siamo assunti il piacere di costruire un mattone ciascuno. Ma lo abbiamo fatto avendo sempre avanti una visione unitaria, anche se il brano scritto da me ("Il Cerchio del Comando") ha evidentemente uno stile diverso e comunque gradito dai miei compagni, quindi alla fine il lavoro risulta omogeneo e coerente come se lo avessimo scritto "in comunità"''.
Dopo un lungo periodo di pausa avete appunto pubblicato il nuovo album ''S.E.I.'' (recensito su Music Map ''qui'') che ha riscontrato notevoli consensi nella critica specializzata (e non solo): è stato un motivo di soddisfazione aver ultimato un originale processo creativo così ben apprezzato? ''E' stato motivo di soddisfazione innanzitutto vedere che una macchina che funzionava benissimo risultava oliata e dinamica anche dopo 7 anni in garage. Ma i risultati in termini di gradimento complessivo sono andati oltre le aspettative, 9 settimane (e anche mezzo, direi!) continue al primo posto nella classifica di Gagliarchives Radio Philadelphia sono un primato di cui andare davvero fieri. Sapevamo che c'era molta aspettativa riguardo al ritorno de La Maschera di Cera, ma non abbiamo mai avvertito in ciò una pesante responsabilità. La regola primaria era essere noi stessi, anche componendo individualmente c'era una sensazione piuttosto convinta - sebbene basata su qualcosa di inesplicabile - che comunque avremmo mantenuto l'identità degli anni precedenti''.
Hai collaborato tempo fa al disco di Aurora Lunare e cantato (magistralmente, aggiungo) il classico dei Procol Harum “A wither shade of pale” nel CD che comprende i brani tribute della stessa band labronica (''Translunaggio'', entrambi per Lizard Records, rispettivamente 2013 e 2018) che hai conosciuto agli albori della tua carriera e verso i quali hai ancora un profondo legame; quanto hanno influito sulla formazione della tua formazione progressive? ''E' impossibile per me condensare in poche righe il valore che Aurora Lunare ha avuto nella mia vita musicale. Non solo perché sono stati il motore di una vera svolta stilistica nel mio modo di comporre (e beninteso, dico ciò in quanto riferibile ad un ragazzo di allora 16 anni), risvegliando in me cellule solo temporaneamente sopite che si sono tradotte in lunghezza e articolazione di ciò che scrivevo, unitamente ad un diverso modo di affrontare i testi (fino ad allora scrivevo in inglese), ma anche perché mi "adottarono" letteralmente, con spirito fraterno, permettendomi di assistere alla loro completa evoluzione e nel contempo insegnandomi tantissime cose, senza mai farmi sentire una presenza troppo assidua e per me questo era un sogno! E Mauro (Pini) ha voluto poi concedermi un ulteriore prezioso stadio di questa evoluzione, reclutandomi nella sua attività una volta scioltasi la band''.
Inevitabile, scontata ma necessaria, domanda finale: i tuoi programmi futuri. Oltre alle due band mainstream, La Maschera di Cera e ai Delirium, hai parecchia carne al fuoco tra nuovi progetti e collaborazioni (shshshsh… detto fra noi: sbaglio o da qualche parte, e non da ora, ho sentito ventilare l’ipotesi di un tuo album solista?), puoi dirci meglio di che si tratta? ''Il prossimo anno, ricorrendo il 50° anniversario della nascita dei Delirium, vedrà sicuramente la realizzazione di qualcosa di adeguatamente celebrativo, con ogni probabilità si tratterà della nuova fatica discografica. La Maschera di Cera, salvo scherzi perfidi di natura virologica, volerà in Canada per ciò che il 2020 ci ha negato, ossia la partecipazione al Festival "Terra Incognita", e spero vi siano altre occasioni di poter tornare sul palco, che mi manca davvero tanto. Per ciò che concerne me stesso... diciamo che per adesso osservo una simpaticamente scaramantica omertà, vista la posta in palio: ma se tutto va in porto, ne risulterà un volto sinora ignoto dell'Alessandro che molti conoscono. E vedremo di nascosto l'effetto che fa....
Ringrazio l’amico Alessandro che ha accettato di fare due chiacchere con noi rubando tempo prezioso ai suoi innumerevoli impegni musicali. A presto! ''Sono io che ringrazio voi dell'attenzione e dell'affetto che costantemente mi dimostrate. E che ricambio con tempo assolutamente non rubato, ma affettuosamente destinato al contatto con coloro che, comunque sia, sono alla base delle mie soddisfazioni musicali. Un abbraccio cordiale e grato a tutti voi!''. (AlbeSound)