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03/12/2020   GIULIO LAROVERE
  ''Nella vita arriva sempre il momento in cui non puoi far altro che seguire la tua strada...''

Un benvenuto a Giulio Larovere su Music Map! Prima domanda di rito: presentati ai nostri lettori. ''Mi chiamo Giulio Larovere, ho 46 anni appena compiuti. A 38 anni ho lasciato il mio posto di lavoro da dirigente per buttarmi a capofitto nella musica. Nel 2015 ho pubblicato il mio primo EP “MY INNER THOUGHTS” e quest’anno, in piena pandemia mondiale, ho deciso di investire il mio tempo e le mie risorse per pubblicare il mio primo disco, tratto da un diario di viaggio "on the road”''.

Il 3 dicembre hai pubblicato il tuo nuovo singolo “To see a lonely heart”, che però, non è “solo” una canzone. Puoi spiegarci tutto? ''Questa canzone, scritta da John Knewock nel suo diario di viaggio, parla dello scontro interiore tra il suo desiderio di libertà che lui sente in contrasto col desiderio, che spesso si trasforma in paura, di dare e ricevere amore. Decide di condividere queste emozioni nel testo della canzone “To see a lonely heart”… era il 1968 e John, ventenne, aveva appena lasciato la casa dei genitori a Detroit nel Michigan. Alcune delle parole sono molto significative del suo stato d’animo: “Per comprendere cosa sia un cuore solitario devi prima recitare la parte di un amante per vedere cosa ti sei perso”, e continua con: “ecco la parte più triste… a causa della mia paura sono scappato dall'amore che ho continuato a cercare per tutta la mia vita”. La libertà chiama a gran voce nelle vite di tutti noi e spesso, per la paura di ferire le persone che amiamo, non comunichiamo questa necessità perché pensiamo che non possano essere comprese. Si può amare ed essere amati, continuando ad essere liberi? Nella vita però, arriva sempre il momento in cui non puoi far altro che seguire la tua strada''.

Cosa ti ha spinto a voler realizzare un intero concept album legato alla vita di John Knewock? ''Tre anni fa mi è stata raccontata una storia che mi ha colpito profondamente... forse perché aveva tutte le caratteristiche per essere la storia di ognuno di noi… ho notato subito molte similitudini con le mie vicende personali. Di quest’uomo, mi ha colpito il coraggio di perseguire l’amore per la vita e celebrarla a tal punto da portarlo a fare delle scelte radicali, a rifiutare la religione e le sue incomprensibili ambiguità, ripudiare la guerra e le sue atrocità, e dissociarsi dal concetto di “moralità” falsa e puritana. I suoi racconti, le sue poesie, le sue canzoni ne sono una testimonianza concreta. La potenza della musica, a mio avviso, è che trasmette un messaggio e lascia una traccia nel mondo anche quando la persona che l’ha composta non è più tra noi. Dopo aver ascoltato i racconti delle persone che hanno conosciuto John, dopo essere stato in Toscana, sulle colline aretine, in un posto magico chiamato semplicemente “Il Mulino” dove lui ha lavorato costruendo e ristrutturando con l’aiuto degli abitanti delle case, ho sentito che quell’energia non poteva rimanere chiusa nel suo “diario di viaggio” ma doveva continuare la sua strada''.

Non ti sei limitato alla musica, ma hai anche creato una vera “serie TV”, “trasmessa”, per così dire, su tuoi social. Ogni puntata è il racconto di ogni canzone. Come è nata l’idea? ''L’idea è nata dalla collaborazione con Larsen Premoli di RecLab Studios. Fin dal primo ascolto, il suo entusiasmo e anche la sua disponibilità nell’imbarcarsi in questa impresa, sono stati un motore molto forte. Durante le registrazioni, hanno pensato in maniera lungimirante di riprendere con le telecamere tutte le sessions in modo da avere materiale da utilizzare in un secondo momento. I testi sono stati estrapolati da 50 diari di viaggio manoscritti da John e riassunti con cura ed amore da sua cugina Marjorie per poi essere stampati e regalati agli amici più cari. John considerava questa la sua eredità più grande da trasmettere. Abbiamo pensato che per raccontare la storia di quest’uomo, attraverso le sue canzoni, il format “docuserie TV” potesse avere un senso, anche per comprendere tutto il lavoro che è stato fatto dall’inizio e per approfondire il significato di ciascuna canzone, che solo chi ha avuto la fortuna di leggere il libro può capire appieno''.

Leggiamo dalle tue note biografiche che sei anche un attore. Saper recitare ti aiuta ad interpretare al meglio il viaggio e la vita di John Knewock? ''Più precisamente sono un’improvvisatore teatrale, che dopo 8 anni di gavetta, ora ho anche la fortuna di insegnare agli allievi del Teatro del Vigentino, dove mi sono formato grazie alla mia maestra Isabella Cremonesi. L’improvvisazione teatrale mi ha aiutato a sentirmi più a mio agio davanti ad una telecamera per le puntate della “docu-serie”… ma a dir la verità ho sempre avuto una gran “faccia di tolla” come si dice a Milano. L’improvvisazione teatrale mi ha insegnato a stare su un palco, a non aver timore a parlare in pubblico e a cercare di rendere le cose che racconto più interessanti per gli spettatori. In realtà, la vita di John Knewock narrata nel suo diario è più un “viaggio interiore” alla ricerca di sé stessi e non ho sentito il bisogno di utilizzare la recitazione per immedesimarmici in quanto credo che ognuno di noi, chi più chi meno, affronti questo viaggio interiore, che dura tutta la vita, per comprendere meglio sé stesso. Ho realizzato, addentrandomi nella lettura, che le nostre vite fossero molto più simili di quanto io avessi potuto immaginare e che il forte desiderio di libertà unito alla voglia di aprirsi realmente all’amore, senza timore di perdere anche solo un briciolo di quella libertà, ci accomuna profondamente''.

Che rapporto hai con Spotify? Cosa troviamo nella tua playlist? ''Le applicazioni per ascoltare musica in formato digitale sono armi a doppio taglio. Hanno contribuito a creare una tipologia di ascoltatori disattenti e distratti… degli "skippatori seriali”. Al giorno d'oggi i contenuti devono essere veloci, brevi, accattivanti e tutto è diventato fin troppo veloce. Ogni giorno escono decine di migliaia di dischi che, nella maggioranza dei casi, si perdono nell’etere, soprattutto se sei un “perfetto sconosciuto”. Inoltre, i guadagni per gli artisti che producono musica sono davvero insignificanti e questo ha ulteriormente affossato il mondo musicale che, rispetto a solo 50 anni fa, è stato stravolto sotto ogni aspetto. Ne parlo con cognizione di causa perché da piccolo ho avuto la fortuna di ascoltare i vinili, ho comprato il mio primo CD nel 1986 (fra poco i CD giungeranno alla fine della loro vita senza neanche aver compiuto 40 anni!!!) e aspettavo le uscite dei dischi dei miei artisti preferiti per correre da Mariposa in Duomo a comprarli, insieme ai biglietti dei concerti. Hanno anche dei “pro” come, ad esempio, il fatto che ti suggeriscano nuova musica da ascoltare “imparando” i tuoi gusti dai tuoi ascolti e dalle tue ricerche. Hanno un costo mensile irrisorio e danno accesso ad una libreria pressoché infinita di musica di qualsiasi genere. Sono diffusi a livello globale e la tua musica può essere ascoltata con un semplice click dall’altra parte del mondo. Nella mia playlist troviamo, oltre ai brani del mio primo EP, musica per tutti i gusti: Pearl Jam, The Black Crowes, Bruce Springsteen, Ben Harper, Ray La Montagne, Kelly Joe Phelps, Counting Crows, Chris Stapleton, Mr. Big, The Winery Dogs, AC/DC, Queen, Beatles, Pink Floyd, Deep Purple, Led Zeppelin, Muse, Foo Fighters, Donavon Frankenreiter, Michael Kiwanuka, The War on Drugs, Brunori, Fabi/Silvestri/Gazzé, Franco Battiato, Lucio Dalla e anche tanto pop internazionale, come Bruno Mars, Justin Timberlake, James Morrison, Robbie Williams, Coldplay… e tantissimi altri!''.