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22/11/2024
15/10/2020 MICO ARGIRO'
''Ho un’idea operaia della musica, che ti sporca le mani, per questo l’ho scelta come strada della mia vita...''
Mico Argirò è cantautore e compositore di musiche per il teatro. Cilentano, ma di origini calabresi, abita e opera a Milano. Negli anni, ha creato un mondo di personaggi e tipi umani non convenzionali,i quali prendono vita nelle sue composizioni in bilico fra momenti malinconici e ritmi energici. In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Hijab” approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Mico. Per prima cosa ti domandiamo qualcosa sul tuo passato artistico, diviso tra musica e teatro. ''Del mio passato musicale posso raccontare i tanti pomeriggi passati a casa a suonare la chitarra, ad imparare ad usare Cubase, a studiare canto, a provare cose con gli amici… e poi le serate nei locali più assurdi, quando ti sbatti chilometri stretti in macchina con gli strumenti e conosci gente, suoni, si ride e si riparte.
Ho un’idea operaia della musica, attiva e che ti sporca le mani, per questo l’ho scelta come strada della mia vita''.
Ti caratterizzi per creare un cosmo di personaggi non convenzionali: cosa intendi esattamente? ''Sono affascinato da chi vive il reale in un’altra maniera, da chi vede il mondo con occhi diversi, percezione diversa. Mi piace cantare di chi è ai margini della società, di chi ne è fuori per natura o per scelta.
Questi sono i personaggi di tante mie canzoni, persone che difficilmente operano una scelta comune, quando possono scegliere''.
Dopo un paio di album, escono negli anni una manciata di singoli, tra cui l’ultimo “Hijab” che annovera il feat. dell’attrice-cantante partenopea Pietra Montecorvino. Come è nata la collaborazione? ''Ho scritto questa canzone che parla di sesso, vivendo a Milano un ambiente multietnico, ma ho scelto di affidare al dialetto campano l’ultima parte del brano, una parte che metaforicamente segna l’intreccio dei due personaggi, insieme all’intreccio delle voci. Ho subito pensato alla voce di Pietra per quella parte, una voce unica, violenta e pura; l’ho contattata pensando che non avrebbe mai accettato e invece ha creduto nel progetto ed è saltata subito a bordo''.
Sono differenti le dinamiche ideative per musica e teatro? In quale forma d’arte provi maggior impatto emotivo quando componi? ''Completamente opposte ed entrambe affascinanti. Nelle canzoni musica e testo si equivalgono, si fondono fino ad essere la stessa cosa, nel teatro invece la musica è al servizio del testo teatrale, della scena.
Sono due modi diversi di raccontare''.
“Hijab” ostenta un dinamico impatto filo combact-folk. Qual è il messaggio del brano? ''Di sicuro ho dentro molto di quel tipo di musica, anche se qui si ibrida con l’elettronica, con gli effetti, con delle influenze orientali.
Il pezzo racconta di una notte di sesso con una ragazza araba, sesso vissuto di nascosto, con l’ansia di essere scoperti, ma puro e travolgente.
La ragazza di “Hijab” è una figura fuori da qualsiasi stereotipo, che sia occidentale o arabo.
Il tema è trattato in modo energico, un po’ irriverente, ma orecchiabile, anche ballabile… volevo un pezzo diverso dal resto delle mie cose, che segnasse un cambio''.
I tuoi personaggi non convenzionali prendono forma mentre scrivi oppure li contempli anche prima per poi ultimarli durante il processo creativo? ''Mi piace raccontare la realtà e molti dei personaggi dentro le mie canzoni hanno ben poco di inventato: è così per “Il polacco”, per “Figlio di nessuno”, per “Saltare”, per “Lo Scacchista”, e lo è anche per “Hijab”. Io so bene che l’arte è finzione e non ho la pretesa di essere sincero al 100%, ma molto di quello che racconto è vero, trattato con quanta più purezza possibile''.
Quali prossimi lavori stai ponderando per musica e/o teatro? ''Sto preparando alcune nuove canzoni dai temi poco convenzionali, qualcosa uscirà nei prossimi mesi, poi punto ad un album; nel frattempo sto preparando un live molto elettronico e divertente che non vedo l’ora di poter portare dal vivo. Speriamo sia presto possibile''.
Augurando ottime prospettive, salutiamo Mico Argirò con l’auspicio che il suo estro dia un contributo importante per lo sviluppo dell’arte. (Max Casali)