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19/11/2024
14/10/2020 MARCO FURIO FORIERI
''Continuo a vivere di musica, mentre chi non credeva in me ha cambiato mestiere...''
Abbiamo incontrato Marco Furio Forieri, ex Pitura Freska che, dopo tre anni di assenza dal suo progetto da solista, torna con il nuovo singolo dal titolo "Col Bastone", pubblicato da venerdì 9 ottobre. Ne abbiamo parlato direttamente con lui, e questo è quello che ci raccontato!
Ho trovato una tua vecchia intervista in cui dicevi di essere un avido lettore. Sei così anche con la musica? Quali sono i tuoi ascolti dell’ultimo periodo? ''Continuo ad essere un avido lettore, soprattutto di scrittori italiani perché non sono mai sicuro delle traduzioni da altre lingue. Di musica ne ascolto ma non moltissima, ascolto solo Radio3 con tanta musica classica e jazz. Adoro la musica africana, in questo momento ascolto la musica etiope dopo scorpacciate di Sudafrica e Zimbabwe''.
Ti abbiamo ritrovato senza dread, come mai questa scelta? ''Ho smesso di pettinarmi nel 1988 e mi sono tolto i dreadlocks nel 2018 (9 gennaio), avrei dovuto farlo prima. Quanto tempo perso ogni mattina a pettinarsi... Avere i dredlocks negli anni ottanta e novanta era un segno di ribellione, adesso è solo moda. Mi preferisco adesso per la comodità e igiene''.
Che rapporto hai con il veneziano, inteso come lingua, e che fascino potrebbe avere questa lingua per chi non è di Venezia? ''Il veneziano è una lingua o dialetto neolatino. Moltissime parole del nostro idioma sono di origini latine con influenze greche, bizantine, turche ma anche celtiche e germaniche. E' ancora molto in uso nel mio quartiere, ma se devo parlare con un veneto preferisco farlo in italiano perché non sempre capisco i dialetti veneti. E' una lingua affascinante come tutte le lingue madri o matrigne, l'importante è che sia ancora viva e che non si confonda con il veneto. I veneziani non si sentono veneti. Sono orgogliosi del proprio unicum mondiale''.
Che cos’è successo dai tempi di ''Furiology''? ''Ho prodotto altri gruppi veneziani e non, scrivendo per loro melodie e testi. Ho fondato il mio trio jazz (I Congiuntivi Defunti) dove, oltre a proporre standars, suono anche pezzi miei e di miei amici jazzisti, oltre che rivisitazioni di brani classici dell'inizio novecento. Sono nel direttivo di associazioni di volontariato che mi assorbono molto del mio tempo libero. Piano piano ho incominciato a lavorare per il nuovo disco che avrà poco a che fare con il reggae''.
Ci racconti come nasce ''Col Bastone''? E di che cosa rappresenta l’inizio? ''Di solito parto con una melodia molto semplice, trovo gli accordi e poi successivamente il testo. Per questo ho semplicemente pensato ai manager e promoter con cui ho avuto a che fare nei miei 36 anni di carriera. La loro considerazione verso il mio lavoro era quasi sempre di insufficienza, ma alla fine dei giochi loro si riempiono le tasche e tu fatichi ad andare avanti. La morale è che io continuo a lavorare esclusivamente di musica mentre loro hanno in molti casi cambiato mestiere. L'inizio è una citazione di Toto dal film “Uomini e caporali”, mentre il video è un remake di “Arancia Meccanica”''.
Rimpianti? ''Nessuno in particolare. Ho 58 anni, sono in forma, studio e sono ancora sulla breccia, magari non nel mainstream come ai tempi dei Pitura Freska, ma almeno ho il pieno possesso del mio futuro e non devo sottostare a contratti o vincoli''.