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17/09/2020   EMILIANO MAZZONI
  ''L'anima di chi nel mondo prova a soffrire il meno possibile...''

Emiliano Mazzoni è un atipico cantante/autore modenese attivo dal 2000 con un paio di bands e poi (dal 2011) comincia il suo percorso solista. L’occasione è quella di saperne di più del nuovo album omonimo, in uscita in questi giorni.

Prima della carriera solista hai militato nelle bands degli InLimine e Comedi Club. Cosa ti resta e cosa ti hanno insegnato quelle esperienze? ''C’era tanta ingenuità, come è anche giusto che sia, ricordo l’infaticabilità mia e dei miei amici di avventura. Vivevo come sempre in montagna e fuori da tutti i giri giusti e fuori anche da quelli sbagliati. Ogni volta che avevo un’idea mi accorgevo di essere in ritardo, ma nonostante questo alcune piccole soddisfazioni ce le togliemmo (da Arezzo Wave con gli InLimine ad un piccolo tour in Europa con i Comedi Club e molti concorsi vinti)''.

Da sempre, operi un discorso di ricerca che esuli da qualsiasi definizione: è una dinamica che richiede più impegno o ti viene tutto in modo naturale? ''Guarda, mi fa piacere che tu dica questo, ma penso anche che non sia del tutto un pregio. Non mi sento nemmeno di definire la mia una ricerca; piuttosto mi sa che faccio quello che mi riesce in quel momento e mi ci vuole molto impegno, ma è più un percorso che avviene in modo abbastanza naturale, considerando sia l’estetica musicale, il suono, la produzione, ma anche tenendo bene presente quelle che sono le mie possibilità logistiche momento per momento. Questa cosa credo che sia anche abbastanza saggia e se porta a risultati apprezzabili ancora meglio. Ma contro molte cose ci sono sbattuto anche per caso, quindi più che una ricerca è uno stare attenti a quello che mi circonda per vedere in che modo interagirci''.

L’avventura solista comincia col cd “Ballo sul posto”, alla quale seguono altri 3 albums: qual è quello che ti rappresenta di più e come si è evoluta la tua musica? ''Sono state tutte esperienze molto precise, che ricordo con serenità. Il lavoro è sempre stato impostato assieme a Luca A. Rossi, ed il mood è sempre stato molto simile, ma ogni volta avevamo in mente un mondo ed un metodo diversi; anche in virtù del fatto che io da ogni esperienza imparavo alcune nozioni di produzione da Luca e cercavo di metterle in pratica. Luca Rossi è per me sicuramente stato una fortuna, è un uomo che sa il fatto suo e mi ha aiutato con molta pazienza, siamo montanari entrambi e siamo tranquilli. Ora posso dire che questo disco mi piace molto e mi sento molto rappresentato, e che quando non sarà più così magari ne farò un altro''.

Parlaci del nuovo omonimo album. Il comunicato-stampa lo definisce “un disco in cerca di pace”. Perché? ''Perché di qua e di là è farcito di speranza. Ho pescato nella mia mente cose lontane, lasciandole lontane, lasciando che la lontananza rimanga ed ho cercato di renderle fruibili ai miei ascoltatori. E’ un disco che, come si vede nella splendida copertina di Stella Zanardi, se ne sta ranicchiato in mezzo a un prato e potrebbe stare lì per sempre. Non ci sono verità o bugie, c’è lo spazio tra il mondo attorno e l’anima di chi nel mondo prova a soffrire il meno possibile''.

Il tuo mondo sonoro gira intorno a fantasmagorie psichedeliche, radici americane e tradizione italiana. Perché ci tieni al fatto di non voler dare alle tue canzoni un significato assoluto? ''Perché non trovo che sia una cosa giusta da fare in questo genere di canzoni: ognuno ha il proprio bagaglio di esperienze e se un verso o una melodia o qualunque altra cosa di una canzone si connettono con lo spirito, l’anima, la mente o il cuore di chi ascolta è giusto lasciare il giusto spazio. Dove voglio essere chiaro e non fraintendibile lo sono, tutto il resto lo lascerei spargersi nella dimensione di ognuno...''.

Una curiosità: cosa ti ha spinto a pubblicare nel 2017 il 45 giri “Cocktail 7”? Ancora un modo per non risultare prevedibili? ''Fu divertente tutto! Dall’idea che ci venne in camerino prima di un concerto (c’era tutta la band, oltre a Luca anche Mirko Zanni e Samuele Lambertini), alla realizzazione in 45 giri, al fatto di trovarsela a canna al Muttley Pub a Montefiorino. L’idea era sì, un po’, una presa per il culo, ma ne è venuta fuori una bella canzone e sono orgoglioso di quel progetto cotto e mangiato. Anche senza volerlo fare troppo apposta, smarcarsi ha il suo fascino, in più non sopporto i puristi di ogni genere ed era un bel modo di farlo vedere''.

Visto il tuo fitto passato live, presumo che non mancherai di portare on stage anche il nuovo album. Ci sono già date fissate? ''No, purtroppo non ancora, ma vediamo cosa succederà. Terrò tutti aggiornati sulle mie pagine social (facebook emiliano mazzoni song/ instagram emiliano mazzoni)''.

Cos’è lo scrivere per te: un’esigenza? Un’attitudine? Una decodificazione introspettiva di sensazioni ed istinti? ''L’ultima cosa che hai detto è simile alla realtà ma io non lo direi mai. Diciamo che è inspiegabile il come mai io lo continui a fare. Lo faccio sempre meno. Da quando mi sono accorto che scrivo meno mi sento sollevato, non scherzo, e quando mi metto a farlo mi sento un po’ imbarazzato, e faticando faccio la pace con me, dopo molte ore. Però mi preferisco così...''.

Augurandogli ottime prospettive, salutiamo Emiliano Mazzoni con l’auspicio che la sua ricerca musicale sia sempre distinguibile e personalissima. (Max Casali)