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03/06/2020   KASSIE AFO'
  ''Sono un divoratore di musica, e tutta la musica per me è un influenza...''

Ciao Giulio, il 12 Giugno esce per Junkfish World il tuo album di debutto “Hestia Koinè”. Ci puoi dire qualcosa sul titolo? ''Il titolo significa “focolare comune” in greco. Nella Grecia classica, il centro simbolico della polis era appunto l’hestia koinè, il sacro fuoco che rappresenta la città, la comunità. Fu un passaggio chiave lo spostamento dei focolari dalle case private al centro città. E’ il momento in cui la collettività acquista un valore maggiore rispetto all’individualità. La collettività nel disco è rappresentata dalle collaborazioni artistiche, e l’album sarebbe appunto il focolare, il punto di incontro. L’idea del concetto del disco è anche dovuta a un momento personale in cui questa tematica (collettività > individualismo) era centrale nella mia vita; uno di quei momenti di presa di coscienza''.

Quali sono le tematiche principali che affronti in “Hestia Koinè”? ''Direi sicuramente l’intergrazione razziale, l’individualismo della società di oggi, l’amore in varie forme''.

Questo tuo progetto musicale prende vita da svariate culture: Africa, Sud America, bacino del Mediterraneo. Come è nato tutto questo? ''Dalla mia forte musico-dipendenza. In particolar modo guidato dalla mia inclinazione nei confronti delle percussioni, dei ritmi forti e del caldo. Dopo la batteria e le percussioni classiche, tempo fa sono stato folgorato dalle percussioni a mano (come djembe e congas) e ho deciso di viaggiare e vivere i luoghi della musica e degli strumenti che stavo studiando, per vivere in pieno le esperienze che trasmettono quelle culture, molto legate alla comunità, al rito, e alla festa (intesa sempre come rituale) come momento chiave della socialità. Il bacino del Mediterraneo mi ha sempre affascinato, clima, ambientazioni, architetture culla della cultura europea. Ci sono anche lì molte percussioni e stili ritmici molto caldi''.

Quali sono le tue influenze principali, non necessariamente solo musicali? ''Sono un divoratore di musica, direi che un po' tutta la musica per me è un influenza, dal canto tradizionale afro alla canzone pop che passa in radio, dalla classica alla hardcore di Rotterdam, dalla trap alla techno. Non mi fa impazzire l’hard rock, country e alcune cose americane. Per la produzione Kassie Afó diciamo che, riassumendo, si può dire mix di clubbing e musica tradizionale afro (sia Africa che Sud America). Mi piace un sacco il cinema e qualche tipo di lettura''.

“Hestia Koinè” contiene tanti featuring con svariati artisti italiani ed internazionali. Ci vuoi dire qualcosa di più su di essi e su come sono nate queste collaborazioni? ''In questo disco ho voluto collaborare con svariati artisti, mi piace collaborare soprattutto con i cantanti. Sono tutte persone con cui ho condiviso parte della mia vita, soprattutto musicale, e ho pensato di renderli partecipi di una mia produzone artistica Elli E è una musicista (pianista e cantante), con cui condivido altri due progetti musicali. Mi accompagna nei live set, come “cantante jolly” per i brani con voce femminile e suonando le tastiere e percussioni elettroniche. Magatte e Baba sono due fratelli, di Louga (villaggio del Senegal) entrambi griot (cantastorie, discendenti delle famiglie di musicisti, depositari e tramandatori delle tradizioni sia musicali che culturali). Con loro sono stato in Senegal, e spesso collaboro suonando in eventi tradizionali nella loro città italiana, Torino. Liz Leila è una cantante metà dell’Azerbaijan e metà finlandese. L'ho conosciuta durante il mio anno di progetto Erasmus al conservatorio di Aarhus (Danimarca). Avendo stretto una bella amicizia, questo disco e questo brano (''Jungle Cosmo'') sono stati un’occasione per ritrovarci. Elettrina è una cantante pugliese, conosciuta tramite la forte amicizia con Konstantin Gukov (chitarrista che ha registrato le parti di chitarra nel disco), una cantante principalmente soul e R&B. Saret è invece la cantante che mi ha cantato nel mio primo EP''.

Il video di ''Jamu'', il primo singolo estratto, è stato girato a New York. Come mai hai scelto questa città? ''L’input è partito dal fatto che la Junkfish World (la mia etichetta) ha sede a Brooklyn, ed è tutto iniziato con un invito del tipo “dai, appena puoi vieni qua a trovarci, così ti vedi New York (che non avevo mai visto prima), ci conosciamo di persona e ne approfittiamo per creare qualcosa”. E di conseguenza si è subito allacciato il tema del singolo ''Jamu'', quindi umanità, integrazione, persone. New York con la sua super multietnicità mi è sembrata un luogo simbolo, una sorta di micromondo. E al tempo stesso per me rappresenta anche un po' il male di questo mondo, le forti disuguaglianze sociali e di diritti, la cecità sociale causata dal “tutto troppo”, il correre solo verso la produttività e il guadagno, l’eccessivo sviluppo e il continuare a voler tendere a una crescita sterile e sempre di più distaccata dall’uomo e sempre più volta al mercato e alla freddezza della tecnica''.

Che lingue vengono utilizzate nel tuo disco? Quanto è importante questo mezzo per te? ''Le lingue presenti nel disco sono (in ordine di “apparizione”) wolof (lingua del Senegal), inglese e spagnolo. In realtà, quando ascolto la musica, non mi viene d'istinto da seguire il significato del testo, ma mi rendo conto che ha un forte impatto. Per me ha più importanza la musicalità delle lingue, o comunque sono colpito di più dalle loro musicalità piuttosto che dal loro significato. Sono presenti queste lingue perchè nella mia vita ho avuto esperienze che mi hanno messo in contatto con queste, e con il bagaglio culturale che queste lingue rappresentano. In futuro penso proprio di utilizzare l’italiano, perché mi sto accorgendo di star scoprendo le mie radici, le radici del paese in cui sono nato e cresciuto''.