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21/04/2020   GIOSEF
  ''Fare musica semplicemente per necessità, per conoscersi e mettersi a nudo...''

Incontriamo il cantautore torinese Giosef (Giuseppe Oppedisano) per approfondire la sua conoscenza e per parlare del nuovo singolo "Viola" e dei suoi trascorsi in musica.

Il tuo percorso artistico comincia a 23 anni nel 2005 con i primi apprendimenti insieme al maestro Davide Conti. E' da lì che brillò la scintilla per cominciare l'avventura? ''Ricordo con grande piacere la prima canzone che portai a lezione, “EMOZIONI” di Lucio Battisti, direi già che con questa scelta avevo già deciso inconsapevolmente quale sarebbe stato il mio percorso''.

Dal tuo primo singolo "E' tutto migliore" è passato quasi un decennio. Poi, che altri progetti hai portato avanti e con quali uscite? ''Diciamo che quello è stato un assaggio, non avevo ancora idea di cosa volesse interpretare un pezzo inedito, il dare importanza a tutto, alle parole, alla tonalità, a qualsiasi cosa potesse in qualche modo rendere quel brano unico, da GIOSEF. Il grande passo l’ho fatto sicuramente dopo aver frequentato il CET Music di Mogol. Da li’ la voglia di creare un vestito su misura, di ampliare la conoscenza di me stesso, andare nel profondo, e quindi l’inizio della lavorazione ad un nuovo progetto, “LIBERA USCITA”, anche grazie all’aiuto del mio amico/collega Roberto Gerardi (coautore di alcuni brani di quel progetto), uscito poi nel 2017 e anticipato dai singoli BOLLE DI SAPONE (2015), NON E’ MAI (2016), e CITTA’ FANTASIA (2017). Neanche il tempo di godermi l’uscita che subito l’anno dopo ho iniziato a lavorare al nuovo progetto “LA RINASCITA DEL VIOLA”, con l’uscita il 19 MARZO scorso del primo singolo “VIOLA”''.

Ora tocca, appunto, alla nuova canzone "Viola" (dedicato alla figlia) in cui dici "Non esiste un colore che non sia libertà; ogni uomo veste sempre la sua tonalità". Cosa intendi? ''Penso che ognuno di noi abbia una propria personalità, un proprio modo di vedere la vita, di viverla. Metaforicamente ognuno di noi ha il proprio colore. Purtroppo viviamo in una società che giudica molto, siamo i peggiori giudici innanzitutto di noi stessi e questo limita la nostra potenzialità. Ecco perché poi concludo con “NON ESISTE UNA CHIAVE PER LA FELICITA’ SE NON CERCHI E METTI IN GIOCO LA TUA VERITA’” che non è altro che l’accettazione di sé stessi, fatta di grande coraggio ma anche di una ricerca profonda''.

Tra i vari riconoscimenti ottenuti, spicca una borsa di studio che ti ha permesso di diplomarti al CET di Mogol, che ti ha espressamente scelto. Cosa t'ha insegnato essere là? ''L’esperienza al CET come dicevo prima è stato il punto cruciale, che mi ha messo davanti ad un BIVIO: da una parte c’era il fare musica per dimostrare (a me stesso) il mio vero valore, e quindi solo per raggiungere il Successo inteso come “l’essere famoso”, dall’altra il fare musica semplicemente per necessità, per conoscersi e mettersi a nudo, per raccontare e comunicare la mia esperienza che potesse in qualche modo aiutare qualcuno come ha aiutato me nel percorso di vita. Beh, penso la scelta si possa notare dalle canzoni scritte dopo quell’esperienza''.

E' imminente l'uscita del nuovo album "La rinascita del viola". Ci riveli qualcosa? ''Posso senz’altro dire che è un disco che mi calza a pennello, forse quello che mi rappresenta di più. Racconta tutti i passaggi di una vera e propria Rinascita con una conclusione inaspettata, un brano dove ho voluto, per scelta, sperimentare alcuni suoni atmosferici particolari. E qui mi fermo''.

Sei molto attratto dai contrapposti di vita: pace e bellezza come passione e sofferenza. Come ritrovi l'equilibrio quanto impatti correnti contrarie? ''Bella domanda. Io nella vita, da come si è capito, sono sempre stato un ricercatore. Cerco sempre di aggiornarmi, fare esperienze, trovare percorsi per conoscermi in tutte le sfaccettature. Sicuramente l’incontro con la meditazione nel 2016 mi ha aiutato, ancora lo fa, a trovare un modo per ritornare “LUCIDO” e ritrovare quello stato di consapevolezza tale da poter ritrovare la strada. A volte, capita a tutti di essere presi da momenti di forte euforia, o magari momenti di sconforto, la meditazione ti porta al centro, ad uno stato di lucidità tale da poterti disidentificare da questi due stati estremi, frutto di illusioni mentali''.

Ho sentito da più testimonianze che la tua città (Torino) sia come Berlino: ossia, una piazza che offre continui stimoli artistici. Confermi tutto o in parte? ''Sicuramente Torino è una bellissima città, ci sono nato e il cuore è sempre li. E’ una città che ti offre molti spunti e stimoli artistici. E’ una città vivibile, forse, se devo trovare un difetto è un po' grigia e cupa, alle volte. Ma io nel mio percorso di vita ho voluto lasciare la mia città natale per andare a vivere a Rimini (la mia compagna è romagnola e mia figlia è nata lì) coronando il mio sogno di vivere in una città di mare e senz’alcun dubbio più solare su tanti punti di vista. Rimini è vista come la città del divertimento, del caos, invece io ci ho trovato non solo la tranquillità, ma tanti spunti interessanti anche a livello artistico''.

Cosa cerchi nella musica? Nutrimento d'anima? Risposte? Evasione? ''La musica come l’arte in generale la considero come una sorta di cura. Nessuno di noi può stare senza musica, come dimostra il fatto che ne siamo sommersi in ogni posto che frequentiamo. Sicuramente la musica per me ha un valore importantissimo dandomi linfa vitale, ma nello stesso tempo è un modo per poter donare un po di sé, la propria esperienza. Poter tenere compagnia alle persone che l’ascoltano dando sempre stimoli positivi per vivere una vita più serenamente''.

Un sincero arrivederci a Giosef con l'augurio di ritrovarlo quanto prima a parlare del nuovo album. (Max Casali)