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20/12/2024
16/04/2020 LARSEN PREMOLI
''L'attuale selezione naturale nella musica sta generando un alzamento della qualità...''
Larsen Premoli, bentornato su MusicMap. Parlavamo con te esattamente un anno fa, quando festeggiavi i 10 anni dei tuoi RecLab Studios. Ti ritroviamo oggi per discutere di un nuovo progetto: Rec It Be. Ci dici tutto? ''Ciao e grazie! Come raccontavamo proprio un anno fa, per la seconda parte del nostro decimo anno di attività avevamo un po’ di cose nel cassetto ed eccole a carte scoperte! Abbiamo fatto un lavoro di preproduzione quest’estate e dal 12 settembre alla fine dell’anno abbiamo accolto 73 fantastici artisti facenti parte di tanti e diversi gruppi e progetti musicali passati nei nostri studios in quest’ultimi anni e abbiamo creato la “Sgt. Peppers Only RecLab’s Band”. Questo maxi-gruppo vede al suo interno dai giovanissimi super talentuosi emergenti ai professionisti del settore, a musicisti e artisti decisamente più noti ai più fino a toccare qualche super star del calibro di Walter Calloni, per citarne uno! Con loro abbiamo scelto “Let it Be”, ultimo album pubblicato dai Beatles che questo 8 maggio compierà esattamente 50 anni, e l’abbiamo riprodotto fedelmente con lo spirito e tante tecnologie dell’epoca, documentando il tutto e realizzando dunque un album-remake e un documentario di un paio d’ore diviso in 13 episodi''.
Non sei nuovo a questo genere di "avventure". Ti sei già cimentato con i Pink Floyd e il loro ''The dark side of the moon''. Come scegli quale disco riproporre? C'è una strategia precisa o è solo gusto personale? ''Esattamente, in occasione del nostro ottavo anniversario replicammo con 48 artisti ''The Dark Side of The Moon'', ottavo album dei Pink Floyd. Questo è l’undicesimo anno dei RecLab Studios e abbiamo scelto l’undicesimo album prodotto dai Beatles (i puristi direbbero dodicesimo, ma in realtà ''Let it be'' è stato prodotto prima di ''Abbey Road'', che venne però pubblicato prima di quest’ultimo superandolo dunque in ordine di pubblicazione). La finalità è sempre la stessa: far incontrare tanto musicisti di progetti, età, provenienze, e background differenti, e regalargli una bella esperienza toccando dei capostipiti della storia della discografia; il tutto con lo scopo di raccogliere fondi per un’associazione di stupendi volontari che opera negli ospedali oncologico-pediatrici''.
In questo periodo di quarantena e coronavirus sembra che il tempo si sia fermato. Molti hanno posticipato le uscite di dischi e singoli, come se "il nuovo" sia stato congelato. Il risultato è che, forse, l'ascoltatore stia riscoprendo lavori del passato o comunque pubblicati in precedenza. Sembra quasi che il tuo Rec It Be sia in linea con questa tendenza. Cosa ne pensi? ''Potrebbe essere, anche se penso più pragmaticamente che oggi l’indotto è dato sostanzialmente da eventi dal vivo, e ciò che c’è di collegato, e che la pubblicazione di un prodotto è la scusa con cui rilanciare un tour di eventi, o in caso di più basse tipologie di prodotti - anch’essi - musicali, tour in-store con firmacopie e affini. Pubblicare un disco senza poterci attaccare dietro queste cose nella più probabile delle ipotesi significherebbe bruciare e buttare quella pubblicazione. Vi è poi da considerare che ormai un singolo è sempre accompagnato da un videoclip, altra cosa complessa da produrre durante una quarantena. Vedo tanti emergenti che hanno approfittato dell’aver un pubblico libero da impegni e con la testa infilata nei social per pubblicare singoli, o piccole performance video, per lo più home-made, ma senz’altro questo non fa riferimento alla grande industria musicale''.
Allarghiamo il discorso. Ci piacerebbe sentire il tuo parere sul "passato" e sul "presente" della discografia. ''In qualche modo credo di aver già dato una serie di opinioni e indizi nella risposta precedente. Una recente indagine ha confermato in modo definitivo che l’apice della discografia lo si è toccato nel 1991. Sono vent’anni che le cose van male, e tutta la colpa è di chi ha tenuto in mano un sistema discografico passando dall’essere dei competenti in materia musicale, via via fino ad essere dei presunti competenti di mercato, senza capirci una mazza di musica. Si è lasciato che dei privati imprenditori che nulla avevano a che fare con la musica gestissero i nuovi sistemi media prima della vendita del prodotto, ora sostanzialmente del metterlo a disposizione gratuitamente di chiunque, poi possiamo raccontarci che “eh ma qualcuno si abbona”… deprezzando la fruizione del media musicale discografico a cifre che a confronto gli M&M’s sono lingotti d’oro. Non è più appetibile avere una band e fare musica. Il lato positivo di quest’aspetto è che vedo anno dopo anno che gli adolescenti che si propongono come nuovi clienti degli studios è sempre più preparata, con idee interessanti, fresche, molto fighe: suonano bene, scrivono bene, e sono molto preparati… perchè lo fanno per loro stessi, per il loro benessere. Una volta suonavi perchè ti faceva figo, perchè volevi fare i tour, farti vedere dagli amici nel videoclip su youtube e nelle foto “wao” su facebook o myspace. Oggi se uno suona gli interessa suonare, saper maneggiare bene il proprio strumento, capirci di linguaggio, se no lascia perdere e va a fare l’influencer palestrato o il trapper su instagram. Questa riduzione e selezione naturale per via di un buffet meno ricco, sta generando un alzamento della qualità sia in senso assoluto che in senso proporzionale alla richiesta/offerta. Io confido che sia il preambolo di un nuovo rinascimento dove la musica intesa come la si intendeva una volta (belle canzoni - bravi esecutori) sarà magari un bene per meno persone e di nicchia come un agriturismo dop o una cantina da centesimati: il passo sarà non avere l’esigenza della massa e quindi escludersi dalla guerra dei numeri e del perdersi nel mucchio delle piattaforme “di tutti” per creare qualcosa di più personalizzato, esclusivo, e diretto con i propri fruitori. E qui vi lascio in attesa di RecLab XII, eheh...''.
Leghi da sempre i tuo progetti alla beneficenza, in particolare all'associazione "Oscar's Angels". Quanto è importante per te aiutare gli altri con il tuo lavoro e perché hai scelto proprio questa onlus? ''Ho conosciuto gli amici di Oscar’s Angels Italia proprio grazie a uno dei nostri artisti durante il makin of di “The Reurn to TDSOTM”, in quanto non era prevista una stampa del disco, un publishing a puntate, e tanto meno un concerto, tutte cose che vennero richieste a gran voce dai partecipanti e amici addetti ai lavori. Quindi pensai che se un disco di cover fatto per piacere avesse dovuto avere uno sviluppo da “prodotto discografico”, sarebbe stato immorale farci business. Così il piacere di fare qualcosa di concreto e molto diretto, ed ecco comparire questi volontari. Se noi vendiamo qualche copia del disco, non diventiamo - che so’? - la maniglia di un ospedale da miliardi di finanziamento, ma diventiamo uno strumento musicale, un tablet, un disco, un abbonamento ad una piattaforma di streaming, il biglietto di un concerto, con cui concretamente dei ragazzi chiusi in ospedale o i loro genitori possono trovare un po’ di distrazione o sollievo. Anche quest’anno avremmo potuto prendere qualche migliaio di euro e darlo in beneficienza: invece con un progetto così ci teniamo impegnati, regaliamo una bella esperienza a tanti amici e clienti e con quei soldi stampiamo dei dischi, delle magliette, con cui realizzando un evento live possiamo tramutare qualche migliaio di euro in diverse migliaia di euro! Cerchiamo di essere uno studio di produzione musicale che principalmente lavora su progetti artistici, l’arte è socialità, e stiamo molto attenti a ciò che riguarda l’essere umano e la sua socialità: da quest’anno abbiamo anche lanciato Rec4Future. Per ogni canzone prodotta in studio, un albero da frutto viene piantato in Guatemala, compenserà la CO2 consumata per produrre quella canzone, e aiuterà una famiglia in difficoltà a creare un sistema di produzione agricola attraverso una onlus locale. Il nostro artista diventa padrino dell’albero e dopo qualche mese riceverà per sempre fotografie del suo albero!''.
Il 9 maggio avresti dovuto presentare da vivo Rec It Be con un maxi concerto a Milano, ovviamente rinviato. Hai in mente un altro modo per lanciare il progetto? ''Il concerto del 9 maggio sarà rimandato a quando sarà tutto sicuro e agibile, perchè se oltre a 100 musicisti incredibili ci saranno centinaia di persone come è avvenuto in passato, a condividere con tutti noi una serata così magica, io avrò la necessità di abbracciare TUTTI uno per uno, quindi attendiamo che la pandemia sia superata.
L’8 maggio il disco uscirà sui Digital Store, e sul sito di reclab.it/recitbe è possibile fare un offerta con PayPal o Carte di credito di ogni tipo per farsi spedire a casa una copia fisica del disco o tantissimi altri oggetti realizzati per gli amanti dei Beatles e non solo. Il 100% dell’incasso viene reindirizzato direttamente sul conto di Oscar’s Angels. Il 9 maggio infine ho elaborato una Director’s Cut di due ore del film-documentario “Rec it Be”, e invitiamo tutti gli amici a guardarlo con noi in diretta sulla pagina facebook di RecLab: facebook.com/reclab. Sarà come al cinema, con un intervallo di 5 minuti a metà, ma con la possibilità di lasciarci commenti e saluti in diretta. Quindi concerto rimandato ma potremo rivivere tutto il lavoro e le performance dei 73 Sergent Peppers nostrani e la musica delle 13 canzoni di ''Let it Be'', raccontando tutto l’ultimo strepitoso anno Londinese dei FabFour, dal progetto ''Get Back'' al famoso concerto sul tetto!''.