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20/12/2024
10/03/2020 MAMO'S BAND
''Vecchi e nuovi amici, involontariamente determinati a volare oltre la musica e i propri sentimenti...''
La Mamo’s Band: una formazione numerosa senza un leader. In realtà il nome della formazione fa capire che un elemento è centrale. Massimo “Mamo” Pedrani, che incontriamo per una chiacchierata.
Mamo, dicci tutto di questo progetto. ''Tutto nasce inconsapevolmente fra i banchi di scuola, un secolo fa, e rinasce, come tutte le cose ancestrali e congiunzioni astrali, in modo casuale dal rincontrarsi di vecchi e nuovi amici, involontariamente determinati a volare oltre la musica e i propri sentimenti. Questa è la Mamo’s band, nata dal desiderio di alcune persone di aprire la porta a tutti coloro che avessero voluto contribuire alla nascita e costruzione di brani originali per soggetti, parole e musiche''.
Il 6 marzo è uscito il vostro primo disco “Mamo o non M’Amo”, pubblicato in digitale, in streaming e in formato fisico per Abeat Records. Abeat è conosciuta principalmente per produzioni jazz, il vostro, invece, è un disco decisamente più caleidoscopico. Quali sono le influenze principali di questo lavoro? ''Difficile esplicitarlo; posso solo dirti che negli anni '70 ascoltavo e continuo ad ascoltare gruppi come Beatles, Pink Floyd, Jethro tull e artisti come Lucio Battisti, Angelo Branduardi, Fabrizio De André. Ma noi siamo la Mamo’s Band; probabilmente qualcosa di nuovo''.
Tante menti unite in questo disco. Come è stato lavorare tutti insieme e mettere d’accordo ogni singolo elemento sulla direzione da prendere? ''Non c’è un leader ma tanti solisti e coristi, magistralmente diretti da un direttore artistico eclettico e professionale: Gigi Marrese che è anche il produttore del CD. Lui ha avuto, secondo me, la geniale idea di coinvolgere musicisti, artisti, arrangiatori diversi distribuendo loro i miei testi; qualche volta senza armonie per non influenzarli. Questo primo CD nasce così''.
Dei 10 brani contenuti in “Mamo o non M’Amo” quali sono a tuo avviso i più rappresentativi? E per quale motivo? ''Quelli che canto personalmente mi coinvolgono emotivamente (''Ricordi'', ''Gli ori di Nade'', ''E-O-E''); tutti i brani mi rappresentano. I testi nascono da cose improvvise, dall’accadimento in una giornata, da un pensiero per un amico, dalla nascita di un bimbo, dall’esplosione di un amore per una persona o un tramonto. Forse ''Ricordi'', autobiografico, dove mi racconto e mi metto metaforicamente a nudo, è il brano che più mi rappresenta''.
Un’ultima domanda, un po’ provocatoria. L’età in cui i musicisti debuttano sul mercato discografico è sempre più bassa. Le nuove mode musicali stanno portando alla ribalta trapper, rapper, produttori ma anche cantautori davvero in erba. Voi vi presentate come emergenti già adulti. Quali sono, a tuo avviso, i vantaggi e gli svantaggi della cosa? ''I vantaggi sono quelli che ti offre la maturità artistica dei partecipanti; impressionante è quella che gli anglosassoni chiamano “la loro Skill of the Art” e le sonorità che offrono. Gli svantaggi ? Sono un po’ avanti con l’età e avrei voglia di avere ancora tanto tempo per continuare e rinnovare il progetto. Non hai idea di quello che sto e stiamo producendo come testi e musiche. Il CD appena uscito per me è già preistoria''.