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02/04/2019   UNTIMORE
  ''Il timore del diverso, il timore di essere sé stessi rivelando la propria diversità...''

UnTimore è un progetto nato da poco ma che coinvolge musicisti dalla lunga gavetta. Il moniker è il nome d’arte di Numitore Fiordiponti, un artista pugliese d’origine ma toscano d’adozione. Il primo singolo che UnTimore ha pubblicato, “Illusi Reclusi”, dimostra un’attenzione particolare nei confronti dei suoni e delle composizioni, che richiamano il cantautorato più maturo e volutamente retrò, ma anche una cura dei testi, in grado di lanciare messaggi sociali attraverso una scrittura colloquiale e spesso sarcastica. Abbiamo incontrato direttamente UnTimore per farci raccontare qualcosa in più di questa sua avventura musicale.

UnTimore: un moniker particolare che tende ad incutere sensazioni forti già al suo solo suono. Come mai questa scelta particolare per il nome d’arte? ''Perché richiama la paura generalizzata che attanaglia le persone e l’informazione. Il timore del diverso, il timore dei mercati, il timore di essere sé stessi rivelando la propria diversità''.

“Illusi Reclusi” è il primo singolo di un lavoro di prossima uscita. Il brano segue lo stile del cantautorato italiano più maturo: quali sono i cantautori da cui trai maggiormente ispirazione? ''Parlerei più di ammirazione che di ispirazione, quest’ultima è un mistero inesplicabile. Bruno Martino, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi e tutta la scena genovese. Paolo Benvegnù, Mauro Ermanno Giovanardi, Brunori Sas per citare qualche contemporaneo''.

Nel testo di “Illusi Reclusi” rifletti sulle “gabbie dei luoghi comuni” in cui spesso veniamo imprigionati, consciamente o inconsciamente. Quali sono secondo te le più insidiose e qual è il messaggio finale che vuol comunicare questo testo? ''L’aspetto più drammatico è la trasformazione dei luoghi comuni in opinioni. La conseguenza diretta è la ricerca ossessiva del consenso che riversa i luoghi comuni nei programmi elettorali, virando il confronto democratico verso la tifoseria da stadio. Le persone non esprimono punti di vista in quanto tali, ma luoghi comuni travestiti da opinioni. E lo fanno con arroganza, aggressività ed ignoranza''.

Questo lavoro rappresenta il tuo esordio discografico, però guardando le tue fotografie non hai l’età che generalmente hanno gli “esordienti”. Cos’ha fatto UnTimore fino ad oggi? ''Ho amato, ho vissuto, ho studiato e lavorato. Citando Brunori, “nell’industria musicale italiana si è eterni emergenti”, quindi è possibile un esordio alla mia età. Gianmaria Testa ha esordito con il primo disco a quasi cinquant’anni di età. Io sono in anticipo sui tempi. Ti ringrazio per la domanda pungente e puntuale e ti voglio bene per questo''.

La band che ti accompagna non è “di primo pelo” e vi sono tra l’altro artisti che hanno suonato con alcuni dei più grandi nomi della musica italiana. Vuoi raccontarci come vi siete conosciuti e qual è il loro supporto al progetto UnTimore? ''Ci siamo incontrati in occasioni e momenti diversi, hanno apprezzato i brani in fase di pre-produzione e hanno deciso di dare il loro contributo per amore della musica. Sono musicisti veri ed era ciò che mi interessava. I tempi si sono dilatati anche per questo, ma ci tenevo che fossero loro ad impreziosire la produzione. Non smetterò mai di ringraziarli. Lo faccio anche in questa occasione''.

A giudicare da questo primo singolo, la tua musica sembra sospesa in un tempo passato, dove continuano a brillare i grandi classici. Ma cosa pensa UnTimore della musica che passa oggi in radio? ''Nelle radio passano i numeri di like e visualizzazioni, anche le case discografiche ragionano nello stesso modo. Lo dico senza polemica, è un dato di fatto. Sono cambiati i termini della produzione musicale e dell’ascolto musicale. Dovremmo dilungarci troppo, servirebbe un’analisi che parte da come è cambiato il modo di fruire la musica. Si ascolta musica “fast food”, io sono della generazione che ascoltava un disco dall’inizio alla fine per il gusto dell’ascolto, anche più volte, per scoprire aspetti sfuggiti al primo ascolto. Oggi si ascolta la playlist e non il disco intero, c’è la playlist per l’attività fisica, quella per fare le pulizie o per andare in macchina. Si ascolta musica di sottofondo a un’altra attività. Della musica “giovane” non mi piace la rinuncia alla ricerca di un senso estetico letterario a favore del gioco di parole, non mi piace la costruzione superficiale dei testi che non dicono nulla o esprimono solo paradossi linguistici. Tra gli artisti “giovani” che apprezzo ci sono Il Cile e Pollio. Ma possiamo definirli giovani? Hanno una decina d’anni meno di me..''.

Abbiamo notato che anche il videoclip che accompagna “Illusi Reclusi” è praticamente curato completamente da te. Sei un fanatico del DIY? Quali sono, secondo te, i suoi pro e i suoi contro? ''Non credo molto al DIY, ma il budget mi ha imposto questa scelta per il videoclip. Ho investito molto nello studio di registrazione anche perché è una passione. La produzione del disco ha visto molte persone coinvolte. Oltre ai musicisti ci sono Beppe “Deckard” Massara con la Ta.Rock Records e Mauro Forte per la registrazione delle voci''.

Parliamo di live: è già possibile ascoltarti dal vivo? Dove ci si può aggiornare sulle prossime date? ''Stiamo lavorando per organizzare i live, per rimanere aggiornati seguiteci su www.untimore.com e su Facebook @UnTimoreBand, grazie per questa intervista''. (PAOLA RE)