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25/03/2007 BIAGIO ANTONACCI
'La mia svolta... erotica'
Anticipato dal singolo "Lascia stare", è da pochi giorni arrivato "Vicky Love", il nuovo album di Biagio Antonacci, a due anni da "Convivendo parte 2", completamento di un progetto discografico coraggioso e premiatissimo. Undici nuove canzoni (più una ghost track) in cui protagonista assoluto è l'amore, raccontato musicalmente con modalità differenti ed eterogenee. L'artista ci ha presentato il disco durante un incontro informale... "Vicky Love" è un album registrato a casa tua, a Bologna; musicalmente possiamo dire più grezzo, scarno di altri. Questa scelta di lavorare 'per sottrazione', per arrivare ad un suono quasi anni '70, nasce da un'esigenza di che tipo? "Dopo "Convivendo", che è un lavoro molto pop, volevo tornare a sentire la batteria, quella suonata, non campionata. Sì, questo è un disco più crudo, scarno; ci sono canzoni spesso non 'tecnicamente' radiofoniche, come negli anni '70, tipo "Coccinella" che dura 6 minuti, con una coda molto lunga, di sola musica, ma ben venga... aiuta a pensare. Perché questa paura del silenzio da parte degli artisti? "Per non aver paura... del silenzio", è il verso di un'altra canzone che racconta la solitudine che crea il silenzio, in un mondo in cui il silenzio non esiste; ma è visto in maniera positiva... Sì, in questo album c'è molta libertà e molta passionalità". Nei testi di diversi brani ("E' soffocamento", "L'impossibile", "Non eri tu") ci sono dei versi anche molto erotici, carnali, espliciti insomma... "Già "Danza sul mio petto", uno dei miei primi successi radiofonici, era piuttosto erotica, benché meno esplicita. Sarà anche una questione di età... superati i 40 non c'è più bisogno di nascondersi, ci sono meno condizionamenti, meno clausole, più esperienza. C'è più sicurezza anche come uomo. Si racconta liberamente quello che accade fra un uomo e una donna... senza volgarità però. Guardo l'amore sempre come una cosa emozionante, importante, ma anche fisica... che si consuma, senza pensare più se dura un giorno o per sempre...". L'unica canzone non d'amore dell'album è "Giù le mani capo". Come nasce? "E' il ricordo di un mio lavoro da geometra in una ditta. Lavoro che ho fatto per diversi anni... con un capo che non aveva abbastanza considerazione, pietà, rispetto per la vita privata della gente. Mi sono immaginato un ragazzo, con un lavoro tipo da operaio, con cose acquistate a rate... che vorrebbe solo un gesto di serenità da parte del capo. Gesto che naturalmente non arriva. Al ragazzo non interessa arricchirsi; non vuole un riscontro in termini di denaro, ma di dignità". Nelle foto del booklet che accompagna il CD sei stato ritratto nudo... "Sì, ma è un nudo artistico. Come il disco è nudo, essenziale, così sono quelle foto... anche se in realtà ho fatto attenzione a che non si vedesse nulla di troppo. Sono foto nate per scherzo, scattate nella mia camera da letto. La scritta sulla mano, che sembra un tatuaggio, è in realtà fatta a pennarello. E' un disco "casalingo" a tutti gli effetti. E' una fisicità pulita, di un uomo di 40 anni, normale, non palestrato. Secondo me è un esperimento riuscito: quelle foto mi rappresentano molto più di altre. In questo momento della mia vita mi sento così, più libero, sdrammatizzato. Lo esprimo anche nei testi. Cose come l'amore, il successo... non mi domando più se sarà per sempre. E comunque si arriva a questo dopo sofferenze, dopo vita vissuta". Scusa la scontatezza, ma la domanda è d'obbligo: in questi giorni sei tu a voler cantare come Simone Cristicchi anziché il contrario? "Cantare è un'altra cosa... Lui fa canzoni di grande intelligenza e poesia. Lo considero un po' un mio figlioccio, perché per incidere "Vorrei cantare come Biagio" dovette chiedermi l'autorizzazione, visto che citava dei miei testi. Allora io l'ho invitato a cantare quella canzone - prima che uscisse il disco - ad un mio concerto, davanti a 10.000 persone, al Palaeur, per vedere se aveva la faccia e la forza sufficienti. E andò alla grande. Per me quel pezzo fu uno spot umano incredibile... Lui comunque è ancora a inizio carriera. Certo, magari tra 10 anni, se mantiene questo standard, vorrò cantare come lui...". Come mai hai deciso, al posto di un tour estivo, di concentrare i live in 2 mega eventi (concerto allo stadio S.Siro di Milano e Velodromo di Palermo n.d.r.)? "Abbiamo pensato che i tempi erano maturi per 'giocarci la carta grossa'... Abbiamo deciso di conentrare i fans del nord e quelli del sud in due date grosse. Che vuole dire anche un grosso sforzo... Poi più avanti si vedrà". Cosa ti aspetti da S. Siro, soprattutto emotivamente? "Mi aspetto di tutto. Il meglio e il peggio. E' una grossa sfida. Io sono di Rozzano, che significa hinterland milanese. E, se la memoria non mi inganna, sono il primo artista milanese a cantare nel nostro stadio. Per me sarà un momento importantissimo. In questo tempo in cui il calcio non è più il calcio - non il calcio che conoscevo io, perlomeno - stare di fronte alla mia curva, dove andavo da ragazzino a vedere l'Inter... Sarò emozionato, teso, ma tirerò fuori il massimo, il 'leone di Rozzano' che c'è in me. Sto facendo preparare un palco che mi permetta di muovermi molto, di avvicinarmi a tutti i lati... Ci sarà da camminare. Devo allenarmi. Vorrei anche parlare molto, oltre che cantare, anche se in uno stadio non è facile, perché c'è dispersione sonora". Tu, Vasco Rossi, Laura Pausini e Renato Zero. Solo artisti italiani a S.Siro quest'anno. Sei tranquillo? "Vasco è un caso a parte. Lui a S. Siro è di casa. Il pubblico della Pausini è anche un po' il mio pubblico e forse in parte anche di Zero. Certo è rischioso... ma lo stadio quest'anno è in mano solo alla musica italiana. E' una cosa mai successa e che forse non si ripeterà. Io spero davvero che il pubblico capisca l'importanza di questa cosa, lo sforzo artistico ed economico...". Parlando delle donne di Biagio Antonacci, in senso artistico naturalmente... Syria, Mietta, la Pausini... insomma chi ti manca? "Anche Mina ha cantato cose mie. Comunque penso a Patty Pravo, a Giorgia... Le donne hanno ancora molto bisogno della canzone autorale, perché alla maggior parte di loro manca forse il coraggio di raccontarsi come cantautrici, pur essendo artiste di grande sensibilità. Spesso le donne scrivono bellissimi messaggi e bruttissime canzoni. Dovrebbero raccontare la vita come la sentono, non come vorrebbero fosse sentita, non so se mi spiego. Donne tipo Gianna Nannini o Carmen Consoli sono donne con grande coraggio, fantastiche... La Nannini ha saputo difendersi da un momento di non successo in maniera splendida, restando integra". Guardando un po' ai numeri, con "Convivendo" 1 e 2 hai venduto circa 1 milione 200mila copie. Cosa ti aspetti da "Vicky Love"? "Io mi aspetto sempre il successo in quello che faccio. Questo è un disco importante e, come per tutti i cantanti, anche per me l'ultimo è sempre il migliore... Però credo che raccoglierà risultati. Con calma. Come un diesel. Ha qualche pezzo azzardato, pur avendo 3-4 pezzi squisitamente pop, radiofonici. Certo, non mi aspetto un bis di "Convivendo", perché quello era un progetto molto particolare". Da persona nota, da personaggio pubblico, cosa pensi di questo scandalo "vippopoli, cui stiamo assistendo ultimamente? "Questo è un mondo in cui nessuno si ricorda mai di niente. Tra un anno o due al massimo sarà tutto dimenticato e si ricomincerà da capo con un altro nome. Guarda cosa è successo con lo scandalo del calcio. Invece di essere interdetti a vita, la stessa gente è ancora lì... Ti posso dire che io non sono mai stato ricattato anche se ho avuto i fotografi sotto casa e li ho sempre visti con rancore. Non dovrebbe essere permesso a nessuno di abusare dell'immagine privata della gente. E' una limitazione della libertà atroce. Se poi ci aggiungi anche il ricatto, è davvero vergognoso! Mi auguro ne scaturisca una regolamentazione, una tutela... Io che sono uno riservatissimo ho perso una causa contro un giornale che tempo fa aveva pubblicato un'immagine 'rubata' di mio figlio...". (Alice.it)