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20/12/2024
21/02/2007 CROXING
'Prima di tutto l'istinto, solo dopo l'attenzione...'
Metal-Prog Alternativo, basso pieno di effetti molto sopra le righe, batteria e chitarra funk-metal, voce particolare, ora possente ora sottile. Un mix di elementi e generi molto diversi, ma un unico feeling: questi sono i Croxing. Numerose sono le partecipazioni a concorsi come Green Rock, Emergenza, Barbarano Rock, Musica a Rischio, Pojan on the Rock... ove la band si segnala sempre per l'ottimo affiatamento e l'originalità del genere che pure attinge a piene mani dal rock. Tra il 2005 e il 2006 i Croxing compongono, registrano e mixano un demo "Demo v1.0 - 2005" e, finalmente, il loro primo CD autoprodotto: "Not the Same Soup". Ecco l’intervista. Come nasce il gruppo? "Quasi per caso. Sul nucleo base formato da Davide (chitarra) e Africa (batteria) mi sono innestato io (basso) ed è stato come se avessimo sempre suonato insieme. Poche volte capita che ci sia intesa al primo colpo quando si entra in un gruppo. Quella volta a giugno del 2003 c’è stata! Abbiamo cominciato a portare avanti dei pezzi nati da Davide che ancora si trovano in questo CD (es. 'Chain') e contemporaneamente a cercare un cantante. Dopo svariati esperimenti (andati a finire male!) l’incontro con Alberto. E’ ancora colpo di fulmine!". Quali pensate siano le cose che vi caratterizzano rispetto a tanti altri gruppi odierni? "Credo che tra le cose caratterizzanti ci sia l’originalità e la varietà di genere. L’originalità è quella che cerchiamo di tirare fuori nei pezzi per non proporre la solita zuppa. In questo disco il lavoro sull’originalità è stato fatto partendo da basi compositive che riprendono quello che musicalmente è già stato detto… le nostre radici musicali. Forse proprio per questo il compito è ancora più ostico. Non è facile preparare un piatto di pasta che sappia di diverso se gli ingredienti sono sempre gli stessi. Eppure credo che ascoltando il disco si abbia l’impressione che ci sia qualcosa di nuovo. Se si sente questo il nostro compito è riuscito!". Il vostro disco è autoprodotto. E’ un passo obbligato per una giovane band che decida di farsi conoscere quello di autoprodursi? "A volte lo è. Non è facile entrare in certi canali e soprattutto se vi si entra non è facile rimanere originali ed indenni dagli attacchi della commercialità. Uno dei vantaggi dell’autoproduzione è la libertà compositiva, anche fuori da logiche commerciali". L’autoproduzione è quindi un buon modo di essere liberi e di esprimersi come più si desidera… "Esattamente quello che ti stavo dicendo. Non è facile dire quello che si vuole quando ci sono logiche di vendita dietro. Il problema dell’autoproduzione è che per fare un prodotto decente devi comunque avere un piccolo budget a disposizione e tanti amici. La distribuzione poi va assolutamente inventata". Tra le cose importanti, il fatto che il vostro album sia disponibile con licenza Creative Commons, quindi scaricabile liberamente dal vostro sito ufficiale… "Uno dei motivi di questo discorso sta proprio nella “reinvenzione” della distribuzione. Pensiamo di non essere nessuno per pretendere dei soldi che non siano esclusivamente per coprire le spese di produzione del mezzo fisico del cd. Inoltre abbiamo la necessità di aprirci al mondo facendoci conoscere il più possibile. Per farlo liberiamo il nostro cd su internet e lo rendiamo scaricabile gratuitamente. Ammettiamolo… chi comprerebbe il cd di un gruppo sconosciuto senza sentirlo? Invece così facendo si diffonde la nostra musica e al prossimo disco ci saranno un tot di persone che sapranno chi siamo e se piacciamo o meno". Si sente tanto parlare di “crisi del settore discografico”. Una questione solo commerciale o anche una crisi d’idee? "Io credo che la crisi del settore discografico dipenda da tanti fattori. La crisi di idee non esiste. I musicisti continuano a creare e a fare cose tanto diverse e nuove. Il problema sta nella voglia di sperimentare di quelle case discografiche che non sanno fare altro che pensare al budget, senza puntare a creare qualcosa di nuovo. Soprattutto in Italia non si sperimenta più. Poi se vogliamo il discorso è ancora più ampio. Col passare del tempo è sempre più facile cadere nell’omologazione, per cui anche le nuove generazioni sono più facilmente vittime della moda (fashion victims?!?) e non sperimentano… non ascoltano più cose nuove se non quelle proposte dal mainstream. Se non c’è chi compra sparisce anche chi vende… E’ come un gatto che si morde la coda. Bisogna interrompere il circolo vizioso. E chissà… forse internet può essere il punto di rottura… L’enormità della quantità di informazione contenuta nel web rende più facile la formazione di sacche di resistenza autosufficienti (community, forum, ecc.)". Il titolo del vostro album, lascia intuire che nell’hard rock e nel metal forse è già stato detto tutto… Più in generale, la musica può avere ancora tante cose da dare? "Come dicevo prima la musica ha sempre da dire. È la sovrastruttura che mette il bavaglio alla novità". Tra le pecche della nostra Italia, sembra ci sia una cattiva educazione musicale… Non si darebbe ai ragazzi un’educazione musicale adeguata fin dalle scuole elementari. Pensate la musica venga ancora considerata come arte di serie B, specie se parliamo di rock? "In effetti la musica non viene considerata cultura tranne che non si chiami classica e a volte jazz. E’ anche vero che una serie di segnali che arrivano dai media tendono a mettere in evidenza la musica rock solo quando diventa di massa. I Red Hot Chili Peppers hanno fatto successo quando le major hanno capito che anche quel genere poteva vendere, lo stesso è successo ai R.E.M., e ad una serie di altri gruppi. La difficoltà allora sta nel non rimanere bloccati a quel punto della propria carriera creativa. Se poi pensiamo che invece questo è quello che succede (pensate alla varietà degli album dei Red Hot fino a 'Blood sugar sex magik' e alla monotonia dopo quell’album) abbiamo una serie di stimoli monotoni che i ragazzi subiscono e rendono monotona anche la cultura musicale e di conseguenza la capacità di sperimentazione, che costituiscono due pilastri fondamentali dell’educazione musicale". I brani del vostro album sono nati in maniera istintiva o sono stati cercati e creati con molta attenzione? "I nostri brani nascono e attraversano solitamente due fasi. La prima fase è quella puramente creativa. Improvvisazione che genera riff, parte o melodia grezza. A questo punto con un’ idea base in testa si passa all’arrangiamento-arricchimento-abbellimento fino a creare una struttura ed infine il pezzo completo. La prima fase è ISTINTO, la seconda è CURA ed attenzione al particolare". Trovate sia particolarmente importante il lato live per un musicista? "Il live è fondamentale per un musicista, ma diventa sempre più difficile per i gruppi rock suonare di fronte ad un pubblico. I locali live sono una delle colonne portanti della musica “emergente” o “indipendente”. Se non ci sono locali che propongono questo genere la musica muore. A questo si aggiunge la proliferazione delle cover band. Si distrugge la creatività per la riproposizione spesso sterile della musica mainstream. I ragazzi pur di suonare nei locali smettono di pensare a comporre musica e diventano dei semplici esecutori… juke box umani. Ne vale la pena?". E dei concorsi, che ne pensate? "I concorsi sono una buona occasione di far conoscere a qualcuno che non sia un tuo amico quello che si è composto. Una buona occasione per cercare conferme o suggerimenti, cercare di capire dove migliorarsi e confrontarsi col mondo fuori dalla saletta. Ovviamente poi ci sono concorsi e concorsi. Raramente i concorsi a pagamento sono delle occasioni… più spesso sono delle trovate di commercianti senza scrupoli". Immagino che per certi assoli di chitarra, ritmiche ecc. ci sia bisogno di studio ed aggiornamento continuo. E così? "La musica andrebbe sempre studiata. Se si potesse sarebbe necessario studiare per un orario pari a quello lavorativo tutti i giorni… diciamo almeno 6-8 ore. Purtroppo non sempre ci si riesce, almeno fino a che non riusciremo a campare di sola musica e allora si fa quel che si può". (Andrea Turetta - babylonbus.org)