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17/01/2007 FEDERICO D'ANNUNZIO
'La mia valvola di sfogo ha funzionato alla perfezione...'
Federico D’Annunzio si presenta agli ascoltatori con il suo album “Sogni tra i capelli”, in uscita il 19 gennaio 2007. E’ il suo album d’esordio e viene pubblicato su etichetta Record Company e distribuito da Azzurra Music S.r.l. Federico D’Annunzio (voce e chitarra) è accompagnato da Lucio Fasino al basso, Eric Cisbani ed Ivan Ciccarelli alla batteria e Edoardo Luciani alla chitarra. La produzione artistica e gli arrangiamenti sono affidati ad Andrea Zuppini (già al lavoro con F.Concato, E.Ramazzotti, A.Baroni, R.Casale, Paola & Chiara ecc). Ecco l’intervista con il giovane artista… Quali pensi siano i pregi e difetti di questo tuo album dal titolo “Sogni tra i capelli”? "Alla fine di un lavoro come questo, durato 4 anni tra scrittura e produzione, mi rendo conto che è una sorta di “distillato” di tutte le esperienze che ho avuto negli ultimi tempi, quindi già riuscire a racchiudere passioni, paure e “sogni” in 10 canzoni penso sia un grande successo personale, a conferma che la mia valvola di sfogo ha funzionato alla perfezione. Diciamo che per quest'anno posso risparmiarmi l’analista!!! Credo sia un lavoro sincero e genuino, scritto con parole semplici , o meglio con il mio modo di esprimermi, senza andare per forza a cercare l’immagine e la rima costruita che facciano combaciare tutto come un puzzle. Penso che questo aspetto venga fuori già dal primo ascolto. Quando sono arrivato in casa discografica con i miei provini si sono tutti stupiti del fatto che alla fine c’era da ritoccare ben poco e la cosa sensazionale è che molte canzoni mi sono venute di getto, parole e musica. Difetti? Parlo sempre dal mio punto di vista ovviamente, beh credo che se fosse stato per me, ne avrei inseriti altri 20 di brani, ma la mia casa discografica non me lo ha permesso. Posso solamente parlare per me dato che alla fine la mia è una categoria dove si è perennemente sottoposti al giudizio degli altri, quindi credo che dire quali sono i pregi ed i difetti del disco sia un lusso che spetta a chi avrà modo di ascoltare cosa c’è dentro". Hai trovato difficoltà nell’incontrare chi credesse in te e nella tua musica? "Altre volte prima di questa è capitato che qualcuno credesse nella mia musica, ma in questo lavoro si incontrano molte persone che promettono mari e monti, e poi non succede niente… Col tempo si impara a riconoscere di chi ci si può realmente fidare. E’ importante avere l’umiltà di mettersi nelle mani di qualcuno che ha più esperienza di te, solo così si può crescere ed imparare". Questo tuo album ti rispecchia in pieno? "Direi di sì… questo album è una sorta di diario, quindi come poter negare che rappresenta una parte di me molto rilevante? Ogni canzone ha un nome, un tempo preciso, una scena, un’ immagine.. tutto racconta di me". “Sogni tra i capelli” vede anche un videoclip girato nella metropolitana di Genova. E’ stata un’esperienza piacevole? (tra l’altro ne hai scritto la sceneggiatura…). "Sì, è stata un’esperienza molto piacevole e divertente. La sceneggiatura l’ho pensata riflettendo sul senso che la canzone ha per me, e sulla base del valore che i sogni hanno nella vita di ogni persona. A Milano capita spesso di incontrare artisti di strada che si esibiscono approfittando del passaggio di gente di tutti i tipi, dallo studente al manager in carriera, per poter far ascoltare la loro arte. Mi piaceva l’idea del “passaggio”, il portare direttamente la mia musica in strada, a contatto con la gente… cercare di toccare le corde di ciascuno e riuscire per un momento a creare una sintonia fra i miei sogni e quelli degli altri. Gli oggetti che i passanti lasciano nella custodia della chitarra rappresentano proprio i desideri e le aspettative di ognuno". Nel pezzo "Cerco" dici: “…Stufo di tutta questa finta città, comparse mascherate oppure scolorite immerse in un’assurda falsità…”. Un ritratto dell’epoca moderna dove conta soprattutto l’apparire? "Oggi apparire significa essere. Non voglio generalizzare ma a me sembra che la società richieda continuamente di adeguarsi e di mostrare ciò che gli altri vogliono vedere. E’ difficile essere autentici, anche perché non ce n’è possibilità. Si è stretti in un ruolo, si cerca sempre di rientrare in canoni di bellezza, intelligenza, simpatia, bravura, perché si tende a semplificare le cose e a spiegarsi solo ciò che è fedele a degli stereotipi". E’ un’utopia pensare ad un cambiamento di rotta dove finisca con il prevalere l’essere sull’avere (e l’apparire)? "E’ un cambiamento che richiede molto coraggio. Mi piace pensare che attraverso una semplice canzone si possa solamente sollevare la questione… ovviamente la risposta non ce l’ho". “Convinto e scontento” è un pezzo che dà tanti spunti di discussione… dici ad esempio che “basta accordarsi sul prezzo e si cambia”. Davvero in quest’epoca tutto si può comprare ed ha un prezzo? "Sì, ma bisogna fare una distinzione fra l’etica personale e ciò che conviene fare per avere un’esistenza tranquilla. Oggi il dio denaro ci distrae dalle piccole soddisfazioni che realmente potremmo cogliere osservando da vicino ciò che abbiamo. Purtroppo accontentarsi diventa sempre più difficile, e spesso si ha la presunzione di pensare che in nome di una carriera si possano sacrificare determinati valori. Io credo che è proprio grazie a certi valori che riusciamo ad avere benzina necessaria per sopravvivere e superare gli ostacoli che la vita quotidiana ci presenta". Tra le cose interessanti dici “…un conto è sentire ed un altro ascoltare…”. Uno dei mali della nostra società è forse proprio il fatto che non si ascolta più la voce di chi ha bisogno… "Non è così per tutti. C’è tanta gente che lavora affinché gli altri, chi sta peggio, possano migliorare la loro vita. Ascoltarsi significa entrare in empatia con chi ci parla, sentire è un’operazione molto più semplice che non sottintende la comprensione". Ci sono dei collaboratori che ti va di ricordare, tra le persone che hanno lavorato a questo tuo album? "Sono contento di poter ringraziare tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione di questo disco, ma in particolare pongo attenzione a tutti coloro che inconsapevolmente mi hanno aiutato, le persone che mi stanno vicino ogni giorno e sono attente alla mia crescita , sia come uomo che come artista". Tra le altre cose, ti sei occupato di Musicoterapia… Dev’essere stata un’esperienza molto particolare… "E’ stata l’esperienza rivelatrice che mi ha fatto capire ancora di più il potere della musica come linguaggio universale tra razze, culture ma soprattutto tra differenze fisico/mentali. Anche in stato di disagio, difficoltà, malattia, l’essere umano esprime comunque non un’anormalità ma una ”diversità”, determinata dal momentaneo assetto dei suoi stati fisico/mentali in continua ricerca di nuovi equilibri. Il lavoro che ho svolto per diverso tempo mirava soprattutto ad aprire un dialogo basato sui suoni, cercando di guidare il soggetto verso l’interazione e la conoscenza del proprio corpo. Ritmi, melodie, stimolano mente e corpo a 360 gradi attraverso le emozioni, le immagini che evocano e il massaggio sonoro che va ad agire sui nostri organi. Un mondo davvero affascinante che tutti noi dovremmo attuare come terapia. In qualche modo ho sempre lavorato nel sociale, ero quello che chiamano operatore socio-sanitario presso la comunità per disabili di Capodarco ma quando ho iniziato gli studi di Musicoterapia ho davvero capito quanto fosse importante dare ad un disabile canali alternativi per comunicare". Cosa ricordi dei tuoi esordi nel campo delle sette note? "Ricordo che il mio maestro di pianoforte si arrabbiava molto quando invece di studiare Bartok mi dilettavo a suonare e cantare “ad orecchio” i brani dei cantanti che sentivo alla radio". Cosa ti piace e cosa meno del panorama musicale odierno? "Amo la musica inglese da sempre, ancora oggi l’oltremanica riesce a sfornare novità degne di nota. In Italia esiste un sottobosco ricco di artisti interessanti ed innovativi, peccato che non abbiamo gli spazi per emergere". Tra le altre cose, hai una buona esperienza “live”. Quanto è utile per un giovane artista il contatto diretto con il pubblico? "Moltissimo, credo sia il vero modo per farsi conoscere e per entrare in sintonia col pubblico. E’ l’esame per capire se quello che stai dicendo è arrivato a destinazione. Ricordo con nostalgia le tantissime serate al Rolling Stone di Milano, dove in verità facevo solo cover… è stata una palestra molto importante, ma l’esperienza alle Scimmie, dove finalmente ho potuto portare la mia musica, non è paragonabile con nessuna delle precedenti. Forse è una delle soddisfazioni più grandi che ho avuto finora". (Andrea Turetta - babylonbus.org)