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20/12/2024
21/06/2017 DR.GAM
''Cerco di prendere il meglio dalle culture con cui entro in contatto...''
Ciao Andrea, il tuo album d’esordio “Another Family” ha avuto, fin dai primi singoli che l’hanno anticipato, il sapore di un progetto completo e ben strutturato: puoi spiegarcelo tu il motivo? ''Da sempre per me la musica è una sana malattia, e fin da piccolo ho avuto due bisogni: la composizione ed il palco. In tutti questi anni di live in Italia e all'estero, ho avuto modo di innamorarmi di vari generi musicali collaborando con tanti ottimi musicisti da cui ho imparato gran parte di quello che so. Poi una sera, durante un concerto, ho incontrato Velio Gualazzi (papà di Raphael) che mi ha spinto a raccogliere le mie composizioni in un album. Nel mentre stavo ultimando il mio studio di produzione, realizzato con enorme fatica e sacrificio, ed una volta terminato mi misi ad arrangiare e registrare 12 brani scelti tra più di cinquanta. Dopo quattro anni ha visto la luce "Another Family". Io ho curato personalmente tutte le fasi della produzione, dalla creazione fino al missaggio oltre che la registrazione delle voci e delle chitarre. Gli arrangiamenti e programmazione sono stati fatti a quattro mani con Miky Scarabattoli che nell'album si è anche occupato in toto delle orchestrazioni, delle parti di tastiere e piano. Poi ho avuto anche il grande piacere di avere: alla batteria Marco Rovinelli (batterista di Samuele Bersani, Max Gazzè, Massimo Ranieri), al basso Danilo Fiorucci (bassista di Michele Zarrillo, RAF) e Lino de Rosa (bassista di Andrea Bocelli e Frankie HI NRG), in parte delle chitarre Alex Magnalasche (chitarrista di Alessandra Amoroso, Marco Masini), alle voci femminili Pamela "PACO" Conditi oltre a tanti altri. Inoltre ho avuto l'onore della partecipazione straordinaria del percussionista americano Steve Ferraris, e della cantante di Broadway Mary Setrakian''.
Nell’album si alternano canzoni italiane, inglesi e accenni al patwa giamaicano: con quale lingua riesci a esprimere meglio il tuo messaggio? ''Proprio per le loro caratteristiche, l'inglese mi lascia più possibilità nelle linee melodiche, con l'italiano riesco ad essere più sottile nei contenuti delle liriche… per quanto riguarda il patwa, che è la lingua "ufficiale" del Raggamuffin, le soluzioni ritmiche sono incredibili… un po' come lo "scat" nel jazz''.
Com’è nata la tua passione per il ritmo reggae e quanto della filosofia rastafariana porti nei tuoi brani e nella tua vita? ''Sinceramente sia nella musica che nella vita ho sempre cercato di prendere il meglio dalle culture con cui sono entrato in contatto, ed anche la dottrina rastafariana, come altre, ha dei lati positivi che condivido ed altri meno. L'iniziazione al reggae la devo ad Anthony Caligagan, un incredibile performer che ha base in Costa Azzurra''.
Rifacendomi al “Ritmo ideale” del tuo album, secondo te al giorno d’oggi il raggiungimento del benessere resta un’utopia o possiamo ancora sperare di conquistarlo? ''Ognuno è artefice del proprio destino… ed anche di un pezzo del destino del mondo. Il mondo è grande e possiamo fare tanto per farlo diventare un posto ospitale in tutti i suoi angoli più nascosti… ci vuole istruzione, cultura del bello (e non del tanto) e pace''.
Sappiamo che a breve sarai impegnato in tour e sappiamo anche di una novità oltreoceano: “Dr. Gam” sbarcherà finalmente negli Stati Uniti? Dacci qualche anticipazione. ''Sì, finalmente ci saranno delle serate in giro per l'Italia, e la bella novità è che ''Another Family'' a breve verrà ristampato negli USA… non posso dire altro a riguardo…ma FELICISSIMO!!! :-)''.