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15/10/2016   DEATH TOWN DINGO
  ''Viviamo alla giornata con uno sguardo al futuro e un progetto in evoluzione...''

Potete dirmi un po come si è formata la vostra band? ''La band nasce da un idea di Mik alla quale si è aggiunto il sottoscritto. Non ci conoscevamo prima di allora ma è nata subito una sintonia e un’amicizia importante. Dopo pochi mesi tramite un annuncio abbiamo conosciuto Mat, la voce del gruppo, e da li in poi l’idea è diventata un progetto reale. In poco più di due anni di vita abbiamo già affrontato due cambi di line-up e ora finalmente abbiamo raggiunto l’equilibrio con Sergio alla batteria''. Quali sono le fonti di ispirazione per la vostra musica? E i testi? ''Devo dire che essere parte di questo gruppo vuol dire non pensare a tavolino dove trarre le nostre ispirazioni o come creare un riff di partenza. Pur avendo storie ed esperienze molto diverse, il nostro modo di pensare e concepire musica è come un unica voce: l’ipocrisia, la degenerazione dell’essere umano, la decadenza culturale e sociale, l’assenza di condivisione sono solo alcuni spunti di riflessione che stanno alla base della nostra musica e che Mat con i suoi testi interpreta alla perfezione, traducendo in parole ciò che creiamo con i watt e i tamburi''. Quali band vi hanno influenzato di più? ''Sono molte e diverse per genere e periodo storico e per ognuno di noi. Citarli fa sempre un po' paura, quindi non lo farò. La lista può diventare infinita e scomoda. Non abbiamo mai nascosto le nostre influenze, prendiamo ispirazione da quello che abbiamo vissuto in passato a livello musicale per riversarlo in questo progetto cercando di trarne qualcosa di molto buono con riferimento al grunge, allo stoner, al noise, all’alternative rock e metal di stampo americano west-coast e gran parte della scena grunge anni ’90. Istintivamente ci viene facile avvicinarci a questi generi molto spesso senza neanche accorgercene''. Riuscite a bilanciare la vostra carriera musicale con la vostra vita? ''Carriera? Aspettiamo a parlare di carriera, siamo solo all’inizio, la strada è lunga, difficile, tortuosa e piena di facce di merda. Non siamo ragazzini sbarbati e sprovveduti, sappiamo benissimo in che contesto viviamo con il nostro gruppo e soprattutto in quale paese ci troviamo: fare musica inedita e alternativa in Italia è molto difficile, per tutti. Per il momento le energie instillate nel progetto sono molte e il tempo a disposizione è sempre meno: le famiglie e il lavoro ovviamente occupano la maggior parte del tempo disponibile senza parlare dei progetti paralleli...''. Ci parlate del vostro album omonimo? Come è nato questo progetto musicale? ''All’inizio Mik aveva già alcuni brani finiti carichi di energia. Al primo ascolto decisi subito di accettare di entrare nel gruppo come chitarrista perchè quelle tracce le sentivo già mie. Da lì iniziammo a concludere e selezionare il materiale a disposizione e dopo pochi mesi avevamo già pezzi sufficienti per un EP. Con Mat e poi con Sergio abbiamo scritto nuove tracce ma ormai era arrivato il momento di incidere e dare in pasto ai lupi il nostro primo disco omonimo senza esitare''. Come è nato il nome Death Town Dingo? ''Per lungo tempo siamo rimasti senza nome, nel senso che ci pensavamo ma senza assillarci troppo. Con l’arrivo dei testi che interpretavano perfettamente la nostra musica e le tematiche di fondo iniziammo a ipotizzare un nome ma senza venirne a capo. Si voleva creare una metafora o un significato preciso in un essere vivente che fosse affamato e incazzato, emarginato e perseguitato in un contesto alquanto decadente e desolato. E arrivò lui da noi. Il canide australe ai margini di una cittadina spettrale abbandonata in un deserto polveroso ci apparse in sogno intimandoci in branco di attraversare la via principale di una cittadina abbandonata e costeggiata da cadaveri...''. Quale è la massima aspirazione per la vostra band? ''Abbiamo i piedi ben piantati a terra e la testa saldamente attaccata al collo. Per il momento viviamo giorno per giorno il nostro gruppo e la nostra amicizia dando sempre il 100% confidando di andare avanti ancora per diversi anni, poi quel che verrà di positivo lo valuteremo con ponderazione e serenità. Sappiamo bene che nessuno ti regala nulla e a volte non basta neppure dare il massimo. I fattori e le variabili in gioco sono tanti, soprattutto difficilmente gestibili. Viviamo alla giornata con uno sguardo al futuro e un progetto in evoluzione. Se devo però indicare un’aspirazione verosimile è per certo quella di esibirci all’estero su un palco degno e di fronte ad un gran pubblico ricettivo e appassionato''. Cosa vi piace di più del grunge del passato? ''Di sicuro la passione, la profondità e l’energia che quel movimento ha portato in vita, alterato, trasformato ed espresso in mille modi. Fu un periodo di creatività musicale assoluta che ha influenzato e tuttora influenza centinaia di band e cantanti e che appassiona l’ascoltatore dal brano più soft e melanconico a quello più incazzato''. Chi sono i vostri modelli? ''Domanda da un milione di dollari! Non si svelano certi segreti, potrebbero essere compromettenti...''. Avete qualche progetto in cantiere al momento? ''Il progetto continua ad andare avanti, con brani nuovi, nuove amicizie musicali (anche se non va più di moda perchè ognuno pensa ai cazzi suoi), nuove collaborazioni e soprattutto con l’organizzazione di date live fuori porta e oltre confine. Prevediamo anche di produrre un nuovo video che stiamo già ideando e speriamo di publicare entro la fine dell’anno. Grazie Musicmap per averci ospitato. A presto''.