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19/07/2016   DANIELA NARDI
  ''In Italia ogni cosa viene fatta perché si è spinti a generare qualcosa di bello...''

S’intitola "Canto" il nuovo lavoro di Daniela Nardi con cui la cantante canadese di origine italiana si mette alla prova, dieci canzoni di alcuni dei più grandi compositori jazz e pop italiani che ancora oggi sono in gran parte sconosciuti al pubblico del Nord America. Al disco hanno preso parte alcuni musicisti italiani: Fabrizio Bosso, Antonio Fresa. Ciao Daniela, sei canadese ma hai origini italiane. Il tuo legame così forte con l’Italia persiste da sempre o è una cosa che è nata recentemente? ''Ciao a tutti voi. Dunque, ad essere sincera non è sempre stato così. I miei genitori sono nati in Calabria però si sono trasferiti in Canada negli anni ‘60. Parlavano inglese abbastanza bene quindi non fu necessario che io parlassi in italiano con loro. Quando però mia madre è morta otto anni fa, ho cominciato a sentire una certa instabilità, ho sentito il forte bisogno di cercare la mia identità. Ed è da qui che ho cominciato a pensare alle mie origini e, come vedete, ho abbracciato il viaggio fortemente''. Il tuo disco, “Canto”, raccoglie dieci canzoni sublimi e senza tempo di alcuni dei più grandi compositori jazz e pop italiani. Quanto tempo ci è voluto per fare tue queste canzoni e interpretarle con una nuova veste? ''Ho impiegato parecchio tempo. Scegliere le canzoni giuste tra un’infinità di brani e generi non è stato facile. Ad esempio mi è dispiaciuto tantissimo non aver inserito qualcosa di Gianmaria Testa o di Milly. Per fortuna lavorare sugli arrangiamenti è stato più semplice, Antonio Fresa e io siamo entrati in sintonia da subito e questo ci ha permesso di lavorare più velocemente. In tutto per realizzare questo disco ci sono voluti due anni. Mamma mia! :-)''. Ti va di parlarci dell’inedito presente nel disco? ''Volevo inserire qualcosa di mio, un omaggio alle canzoni che mi hanno ispirata così tanto. Ho cominciato a scrivere le parole qui a Toronto con una mia amica, una poetessa incredibile: Gianna Patriarca. La musica è nata con il mio contrabbassista Mike Downes. In Italia, durante le registrazioni, abbiamo sistemato la melodia e le parole sono state modificate da Pilar (cantautrice di Roma)''. Come mai hai scelto come singolo “Il Telegrafista” di Enzo Jannacci? ''Jannacci e Conte sono i cantautori a cui mi sento più vicina. Jannacci è molto particolare. Mi piacciono tantissimo il suo approccio e la sua creatività e questa canzone è dolce e triste allo stesso tempo. Ci coglie di sorpresa, perché non ci si aspetta che sia così triste''. Hai voluto far conoscere al popolo del Nord America il nostro repertorio italiano. Se invece noi ti chiedessimo di segnalarci qualche artista canadese chi ci consiglieresti? ''Una domanda molto interessante anche se è difficile perché abbiamo tantissimi bravi artisti. Posso dirvi i miei preferiti: Lhasa De Sela (anche se purtroppo è scomparsa), Tragically Hip, i jazzisti Ron Davis, Mike Downes e SoulJazz Orchestra (loro sono fighissimi!)''. Hai dichiarato che ti piacerebbe suonare in Italia. Quando potremo avere la fortuna di assistere a qualche tuo concerto nel Bel paese? ''Spero il prima possibile. Non vedo l’ora!''. Oltre alla musica cosa ti piace dell’Italia? ''L’Italia è un posto assolutamente incredibile. Ci sono dei posti che sembrano un paradiso, però la cosa che più mi piace è la sensibilità che si respira. Ogni cosa viene fatta perché si è spinti a generare qualcosa di bello. Anche se si tratta di un semplice caffè, deve essere fatto bene e con orgoglio''. Progetti futuri? Stai già pensando ad un nuovo disco? ''Sì, ci sto pensando però al momento non c’è nulla di concreto. Per ora, voglio trovare il modo per venire in Italia a suonare. Vi terrò aggiornati. :-)''.