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03/05/2016   INVERSO
  ''Dando uno sguardo alla popolazione mondiale, il prossimo brano conviene che lo traduciamo in cinese!''

Ciao ragazzi, dopo il bel successo avuto con il vostro disco d’esordio, “La pioggia che non cade”, c’erano delle aspettative piuttosto alte nei confronti del vostro nuovo lavoro. Considerate quindi “Una vita a metà” come un album che segue direttamente le orme del precedente o avete pensato di prendere le distanze da “La pioggia che non cade” per mostrare anche nuovi lati della vostra arte? Risponde Vincenzo - ''“Una vita a metà” è un lavoro diverso da “La pioggia che non cade”. Abbiamo preferito suoni più acustici e un effetto più live per cercare di arrivare in modo più diretto all’ascoltatore. Non abbiamo vissuto in fase di realizzazione l’ansia del secondo album poiché si è configurato da subito come un discorso musicale differente. Peraltro la vena compositiva non è dissimile da quella del nostro primo lavoro anche se in UVAM, essendo totalmente autoprodotto, regna una libertà espressiva maggiore''. Un fattore importante che non è cambiato comunque è il forte legame che avete con il cinema. Il primo disco divenne un vero e proprio film sulla vostra storia, che è stato proiettato nelle maggiori sale cinematografiche italiane, mentre per questo lavoro avete pensato di realizzare un videoclip per ciascun brano. Volete raccontarci com’è nata l’idea di questo scambio reciproco tra le due arti (musica e cinema)? Risponde Vincenzo - ''Da sempre siamo alla ricerca di forme espressive complementari alla musica; così ci è capitato di spaziare dalla fotografia al cinema al teatro. Lo scopo di queste operazioni è quello di offrire allo spettatore una sinergia artistica così da rafforzare le tematiche dei brani e fornire al tempo stesso una chiave interpretativa differente. L’incontro casuale con Isabella Aniasi ha alimentato il progetto di affiancare a ciascun brano un videoclip nel tentativo (speriamo riuscito), di enfatizzare con le immagini il messaggio delle note e secondariamente di aumentare la fruibilità del cd su youtube!''. Questo rapporto di interscambio tra la vostra musica ed il supporto delle immagini è presente anche in fase di composizione, quando pensate e scrivete una canzone, oppure l’aspetto cinematografico va ad aggiungersi in seguito? Risponde Vincenzo - ''La creazione di un brano è un processo peculiare. Cioè ogni brano ha la sua specifica genesi. Ma indubbiamente uno dei passaggi fondamentali è la messa a fuoco di un’immagine che sintetizza un particolare stato d’animo che si vuole cogliere e raccontare in musica. Dunque spesso l’occhio è il primum movens. I brani più riusciti a mio parere sono quelli in cui l’autore avvisa l’esigenza e l’urgenza di fermare una immagine, una emozione che ha provato, un concetto che ha intuito, una riflessione che ha maturato. Ma altre volte si scrive sulla suggestione derivante da altri sensi: l’udito di un suono, l’olfatto di una fragranza…''. Il primo videoclip e singolo di lancio per questo nuovo album è “Bella de papà”. Qual è stata la genesi del brano (il primo che avete scritto in romanesco) e quale quella della storia dietro al videoclip? Risponde Carlo - ''Il mio personale processo creativo si basa sul fatto di ripescare d'improvviso sensazioni e informazioni che ho precedentemente incamerato e fatto decantare e alle volte perfino scordato. Così quando sulla musica che avevo composto ho cominciato a canticchiare delle strofe in romanesco mi è sembrato che non ci fosse nessuna particolare motivazione per questa decisione. Solo a ripensarci dopo mi sono reso conto che pochi mesi prima nel cuore di una notte insonne trovai su un canale minore un film con un grande Nino Manfredi che interpretava il poeta Trilussa. Mi resi conto che il mitico poeta romano riusciva, con la simpatia del suo dialetto, a dire verità scomode, invettive feroci, e satire pungenti. Le stesse cose dette in italiano probabilmente avrebbero perso la loro forza e allo stesso tempo sarebbero state comunque più sgradite. Col dialetto, insomma, ti si è concesso dire cose che delle volte con l'italiano non si potrebbero. Così il tema della canzone “Bella de Papà”, per quanto serio (le difficoltà economiche delle giovani coppie, la quasi impossibilità di incastrare orari di lavoro con la nascita dei figli, l'esagerata tendenza a dover rendere “social” ogni singolo momento della vita privata della coppia, i momenti di difficoltà in cui le sagge parole dei propri genitori ritornano in mente come dei moniti a cui non si è dato ascolto…) diventa sopportabile se cantato nello scanzonato dialetto romano. Ed anche il video vuole esprimere tutte le difficoltà che una coppia moderna si trova a dover affrontare con l'arrivo di un figlio, ma sempre in modo leggero e in fin dei conti sostenibile. Le difficoltà maggiori se è per questo le abbiamo trovate noi ad andare unisoni nel balletto finale del video… Vedere per credere!!!''. Della title-track, “Una vita a metà”, è presente anche una versione in spagnolo: questa scelta rappresenta una particolarità a sé stante oppure è sinonimo del fatto che siete pronti per proporvi al mercato estero? Risponde Carlo - ''L'idea è nata per gioco, del resto in inglese suonare si dice “Play” proprio come giocare. Così mentre per la quarantesima volta in sala provavamo un particolare passaggio della canzone “Una vita a metà” per sdrammatizzare ho cantato una strofa in un finto idioma che suonasse simile allo spagnolo. La cosa ci è piaciuta così tanto da decidere di tradurre il brano in spagnolo vero questa volta! Che poi dando uno sguardo alla popolazione mondiale il prossimo brano conviene che lo traduciamo in cinese!''. Cosa rappresenta per voi il titolo dell’album “Una vita a metà”? Risponde Vincenzo - ''L’idea di base è che è un concetto polivalente. Ci piace solleticare l’immaginazione degli ascoltatori. Una nostra esibizione è riuscita se in qualche misura lascia l’ascoltatore anche un po’ interdetto! Il titolo infatti è un contenitore in cui ciascuno può mettere il contenuto che più ritiene appropriato. L’immagine simbolica di copertina (un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto) rimanda a questa ambivalenza interpretativa. A noi il concetto rievoca in prima istanza un senso di incompiutezza e allude alla ricerca di un complemento all’unità. Ma poiché nell’album è spesso trattato il tema del ricordo il concetto di una vita a metà rimanda anche ad una dimensione temporale e alla ricerca di un equilibrio tra il passato (le esperienze vissute, i sogni dell’infanzia), il presente (una instabile e fugace posizione) e il futuro (la direzione verso cui andare ovvero il senso delle cose)''. In fase di registrazione avete inserito molti strumenti, per “esaltare le atmosfere folk-swing”. Quali sono stati i vostri punti di riferimento (dunque altri artisti del genere) per ottenere gli arrangiamenti e il tipo di suono che volevate? Risponde Vincenzo - ''In realtà non abbiamo avuto un riferimento preciso. Il concetto era quello di mettere gli strumenti a servizio del brano. Ogni singolo componimento è nato già con la sua precisa identità e specifiche richieste musicali. Naturalmente la presenza in formazione del violoncello ha richiamato l’uso di viola e violino, quella del sax l’impiego di trombone, tromba e clarinetto; alla chitarra si è affiancato mandolino e mandola, alla batteria le percussioni, alla voce i cori e così via secondo un flusso naturale in conformità all’intenzione di ogni singolo brano. I riferimenti nella ricerca sono i cantautori italiani ed in particolare il primo Pino Daniele, Francesco De Gregori, Paolo Conte, Piero Ciampi (a cui è dedicato il brano “inCiampi”)…''. Abbiamo notato che suonate tantissimo ma quasi tutti i vostri live sono nella zona di Roma e dintorni, probabilmente a causa della situazione economica sfavorevole che vivono i locali italiani. Pensate che il problema, secondo la vostra esperienza, risieda maggiormente nella mancanza di promoter validi oppure è causato da un pubblico realmente poco attento nei confronti della musica inedita? Risponde Vincenzo - ''Essenzialmente la motivazione principale è meramente organizzativa. Tutti noi infatti abbiamo le nostre impegnative vite professionali e dunque organizzarci per suonare fuori Roma non è sempre semplice. Ma storicamente questo è stato un problema più teorico che pratico: in occasione dell’uscita dell’album e del film LPCNC siamo riusciti a suonare in varie città da Milano a Napoli! E d’estate spesso organizziamo piccoli tour che abbracciano il sud Italia. Peraltro per una band come la nostra che propone musica originale non è facile trovale locali e situazioni idonee anche per una diffusa mancanza di interesse del pubblico al cantautorato e alla musica d’autore''. Nella vostra carriera live, comunque, qual è stata la serata più bella che ricordate con maggior piacere? Risponde Vincenzo - ''La serata che io, ma anche molti dei nostri fans che ci seguono abitualmente, ricordo come più riuscita, completa ed emozionante è quella tenutasi al teatro di Ariccia. Per l’occasione abbiamo presentato “Oceano in fiamme”, un adattamento teatrale di parte del nostro repertorio. Ancora una volta si tratta di un esperimento: una intersezione di prosa, musica, voce narrante fuori campo e interazione con il pubblico. Un mix molto stimolante e sicuramente da ripetere. Purtroppo se è vero che è difficile trovare locali musicali in cui esibirsi, ciò è ancora più vero nel caso dei teatri…''. Risponde Mauro - ''Non c'è mai una serata più bella. Ogni serata offre la propria emozione. È pur vero che alcune lasciano un solco più profondo. Per me la primissima serata è stata uno start di emozioni che ancora oggi mi accompagnano ad ogni concerto. Per importanza, invece, come non ricordare le emozioni sul palco del Cinema Adriano!? Era l'anteprima del nostro film e per l'occasione suonammo nella stessa sala e sullo stesso palco dove giusto qualche anno prima si esibirono quattro ragazzi, o sarebbe meglio dire “baronetti” di Liverpool… Sì, proprio loro!''. Siete una band piena di idee innovative, per cui cosa avete in serbo per noi per l’immediato futuro? Vincenzo - ''L’album “Una vita a metà” è appena uscito, dunque nell’immediato futuro contiamo di presentarlo e suonarlo in giro ad orecchie interessate. Ma ci sono già diversi nuovi brani pronti con un sapore più elettronico pronti per essere incisi. Dunque non escludiamo l’idea di rimetterci subito a lavoro sul terzo album''.