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15/04/2025
11/04/2025 PEPPINO
''Oggi, spesso, ciò che risulta davvero imprevedibile è proprio la semplicità e la sincerità...''
La tracklist è molto essenziale, solo quattro brani. Come hai scelto questi specifici pezzi per rappresentare al meglio questo tuo nuovo capitolo musicale? ''Ne ho messi quattro perché semplicemente mi andava di farlo. Credo che tutti i canoni imposti dagli algoritmi e, più in generale, dalla discografia possano essere infranti attraverso l’imprevedibilità. E oggi, spesso, ciò che risulta davvero imprevedibile è proprio la semplicità e la sincerità. Se avessi dovuto seguire le logiche di mercato, avrei pubblicato un singolo ogni due mesi per almeno due anni. Ora, non dico che pubblicare quattro brani sia un atto rivoluzionario, ma penso che oggi il musicista debba riappropriarsi della propria libertà espressiva, e per farlo non deve necessariamente seguire a tutti i costi le logiche di mercato.
Sembra quasi di essere tornati all'epoca dei vinili, quando c'erano solo due brani per disco, ma all'epoca lo facevano per necessità, mentre oggi lo facciamo per soldi e per l'hype.
Per quanto riguarda i miei brani, non hanno nulla in comune se non il fatto che li abbia scritti io. Non è un concept album, è semplicemente una dichiarazione gentile per dire: "Ragazzi, Peppino è arrivato! E questo è Fatto così!".
A dicembre uscirà comunque un concept album… lì mi divertirò sicuramente, e spero che anche voi vi divertirete ad ascoltarlo''.
Nel tuo EP c'è spazio per emozioni come nostalgia e rimpianto. Scrivere di questi sentimenti è per te più un’esigenza personale o una forma di connessione con chi ascolta? ''La musica è sia una forma di sfogo personale, sia una connessione con chi la ascolta. Penso che, in fondo, i brani che un musicista scrive non siano mai completamente suoi, ma appartengano anche a chi li ascolta, anzi, direi soprattutto a loro. Questo permette che la mia esperienza diventi anche quella dell'ascoltatore, perché la mia storia è, in fondo, quella di tanti altri. La canzone diventa così un ponte emotivo tra chi la scrive e chi la ascolta''.
Hai parlato di “banalità della vita” come qualcosa che può diventare straordinario. Hai un momento “banale” che si è trasformato in ispirazione per uno dei brani dell’EP? ''Sicuramente il brano ''Io e Cali'' è quello che meglio rispecchia questo concetto. Racconta la storia di due amici che fanno grandi progetti, ma alla fine non riescono a realizzarli per vari motivi. Oggi, il cinema e i social ci spingono a pensare che tutti possiamo essere speciali, che tutti possiamo vivere i nostri "15 minuti di celebrità", come diceva Andy Warhol. Ma il tempo è ineluttabile, come dice il mio brano: “Ormai è andata così!”. Bisogna accettarlo e andare avanti. Non dovremmo cercare di "indorare la pillola" con post che alzano l'autostima o selfie "curativi". Non è questo che combatte la banalità della vita. Questa storia di amicizia simboleggia quanto sia importante oggi cercare cose semplici, perché lo straordinario non può diventare ancora più straordinario''.
Nel panorama indie italiano, dove spesso si cerca di “suonare alternativi”, tu parli di semplicità come valore. Quanto credi che oggi essere semplici possa essere un atto rivoluzionario nella musica? ''Penso che oggi artisti come Fulminacci, Giorgio Poi o Marco Castello abbiano già dimostrato che a volte una chitarra può colpire più di un beat sparato a palla nelle casse. Credo fermamente che le persone, oggi, abbiano più bisogno di mangiare pane e marmellata che una lasagna scomposta. La mia musica è come un piatto di pasta e fagioli cotti alla pignata, ma mangiati nello spazio''.