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01/04/2025
11/03/2025 BROTHERS NO MORE
''Spesso diamo per scontato che le cose siano immutabili e congelate nel tempo, ma non è così...''
Eponimo questo esordio della formazione salernitana dei Brothers NO More. Uscito per la label indipendente Dirty Beach, ormai quasi ad un anno dalla sua pubblicazione e da diverse settimane dal video ufficiale di “Technicolor”, afferriamo la scusa buona per fare due chiacchiere e confrontare idee e sensazioni dopo l’ascolto di queste 5 tracce inedite che sanno davvero di quell’America della paisley underground un po’ rinnovata nella grinta e nella pelle. C’è sempre una nota grigia sottopelle che regge in piedi la percezione che mi porto a casa. Una traccia nostalgica che inevitabilmente mi parla del grade “soft” rock del passato…
Ho come l’impressione che questo esordio sia dedicato ad una presa di coscienza di quanto sia scarna, dura e disincantata la realtà. O sbaglio? ''In un certo senso, sì, ma più in generale è un' "epifania" sulla vita e quanto sia imprevedibile, sopratutto, negli affetti personali. Spesso diamo per scontato -ed è una cosa senza senso - che le cose siano immutabili e congelate nel tempo, ma non è così''.
Esiste rinascita secondo voi tra queste canzoni? Oppure come dentro “Technicolor” la via di fuga è la nostalgia? ''Sinceramente? Non è un tema che abbiamo ancora scandagliato a fondo da un punto di vista artistico; ma fa piacere che tu abbia colto il significato di "Technicolor". Noi non facciamo altro che esprimerci per una serie di "acquarelli musicali" e, come spesso accade, si alternano periodi espressivi diversi''.
Il grunge, il post-punk americano… perché queste radici che sotto traccia hanno costruito tutto questo lavoro? ''Non è una cosa che abbiamo programmato. Semplicemente abbiamo scritto canzoni di getto senza porre limiti alla fase creativa. Oggi, credo si possa dire che fortunatamente c'è un ritorno di certe sonorità e di certi sentimenti e noi, per caso, ci troviamo nel calderone "HIP".
Cosa succederà tra sei mesi?? e chi lo sa...''.
E per restare nel tema posso chiedervi se ci sono sfacciati rimandi ai Red Hot Chili Peppers nella title track? ''In ''Brothers -No- More''? Non credo; più in “Falling Grace”, forse. Ma come dicevo prima, le influenze non sono state programmate e la cosa che fa più ridere è che due di noi hanno trascorsi britannici più che americani, ma va bene così ;) ''.
E a proposito di una qualche via di fuga, ha senso dirvi che dentro "White Daffodils” ci sento tantissimo i R.E.M.? ''Sì, i R.E.M - come gli Smiths - sono stati tra i nostri amori giovanili e quindi è naturale che si sentano. D'altronde, sia le chitarre di Peter Buck sia quelle di Johnny Marr, spero aleggino un po' in tutti i brani (sono dei grandi)''.
E questa copertina molto alla Quentin Tarantino? ''E anche qui ci ha scoperto l'inconscio!! ;) Il cinema -ma le arti visive in genere- e la musica sono strettamente connessi ed è anche per questo che pensiamo ai nostri brani come a dei piccoli acquerelli''.